27. DOCCIA FREDDA

221 32 25
                                    

Lo sceriffo Miller scuoteva la testa: «Negherà, negherà fino alla morte.» Ripeteva come un mantra. «Voi non capite? È un uomo potente. Potete avere tutte le prove del mondo, ma se non viene colto a fare qualcosa di illecito non si può fare nulla contro di lui. Può pagarsi tutti gli avvocati che desidera.»

«Non basta la testimonianza del suo uomo?» Chiese Ben.

«Ma no! No! È la sua parola contro quella di un imprenditore di successo, non serve a nulla.»

«E se gli tendiamo una trappola?» Chiesi.

Subito mi sentii al centro dell'attenzione di tutti i presenti. Li vidi scrutarmi, mi parve come di sentirli pesare le mie parole, immaginarsi scenari possibili, autoconvincersi e poi Miller se ne fece il portavoce ufficiale e disse con tono entusiasta: «E perché no?»

Nella stanza buia lo sceriffo e il suo team stavano ascoltando attentamente la telefonata tra Dawson e Karl Smith. Ci parve quasi scontato autoinvitarci alla festa, quindi in un angolino, emozionati e silenziosi, c'eravamo anche io ed Ethan accompagnati da Ben. Avevano messo il telefono di Dawson sotto stretta sorveglianza da una settimana, però c'era voluto molto tempo per arrivare a questa importante telefonata.

Dawson si sedette con il cellulare in mano, cercando di nascondere la sua ansia mentre parlava con Smith. "Karl, ho bisogno di vederti di persona.» Disse con voce incerta.

Si vedeva che stava faticando a non lasciar trapelare la paura che lo attanagliava. «La situazione è più complicata di quanto pensassimo e la polizia ci sta tenendo d'occhio.» Aggiunse sotto lo sguardo predatorio dello sceriffo.

Dawson si era convinto a collaborare con la polizia solo dopo una lunga trattativa, in cui aveva preteso che lo sceriffo mettesse una parola buona con il giudice per ottenere una riduzione della pena prevista.

«Che cavolo stai dicendo, Arthur?» Rispose Smith con un tono irritato. «Non posso prendere un aereo e venire da te solo per fare due chiacchiere! Possiamo parlare di queste cose anche ora al telefono!»

Dawson fece una pausa, cercando di trovare le parole giuste. «Non è sicuro parlare al telefono.» Rispose cauto. «Potrebbero ascoltarci. Se la polizia scoprisse tutto io e te finiremmo nei guai seri.»

«Ma che palle!» Esclamò Smith. «Non puoi garantire la nostra sicurezza? Come diavolo hanno fatto quei due ragazzini a mettersi sulle nostre tracce?»

Dawson si morse il labbro, riflettendo su come rispondere senza rivelare troppo. «Hanno trovato delle prove, Karl.» Rispose con voce sommessa. «E sembrano molto determinati a farci pagare per quello che abbiamo fatto.»

Smith rimase in silenzio per un attimo, come se stesse permettendo alle parole di Dawson di penetrare bene nella sua mente. Alla fine, rispose con un tono più calmo, ma ancora innervosito. «Va bene, Arthur. Ci vediamo nel pomeriggio nella radura dove ci siamo incontrati l'ultima volta. Ma se rimango fregato a causa della tua incompetenza, la pagherai cara.»

Dawson annuì, anche se sapeva che Smith non poteva vedere il suo gesto. «Capisco, Karl. Farò in modo che tutto vada per il meglio. Ma devi essere discreto e venire da solo.»

«Capisco.» Rispose Smith e riattaccò.

Lo sceriffo guardò il suo team, confermando che la chiamata era stata registrata con successo. «Abbiamo ciò che ci serve.» Disse sicuro. «Ora dobbiamo prepararci per l'appuntamento. Non sappiamo cosa ci aspetta, quindi dobbiamo essere pronti per ogni eventualità.»

Rimasi sorpresa di vedere lo sceriffo così attivo ed energico. Mi ero abituata alla sua immagine assente e svogliata.

Lo dissi a Ben che rise e poi mi spiegò: «Lui è fatto così. Lo sappiamo bene noi che lo abbiamo come sceriffo da quindici anni. A volte, ci fa incazzare questo suo atteggiamento da zombie a cui fa fatica anche mangiare carne umana già nel piatto. Però, sappiamo che a forza di rompergli le scatole, poi lui si muove. E quando si muove non ce n'è più per nessuno.»

Alaska, Amore & Orsi MannariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora