17. SOSPETTI

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Arrivati a casa ci infilammo, a turno sotto la doccia, e con lo scroscio dell'acqua calda, finalmente recuperammo la vista. «Cosa può essere stato? Un orso mannaro con poteri soprannaturali?» Chiesi una volta raggiunto Ethan in salotto.

Lui rise divertito. «Ma certo! Con i raggi gamma sprigionati dagli artigli e le saette rotanti emesse dalle fauci.»

«Come va con il piede?» Chiesi indicando la vistosa fasciatura che si era fatto.

«Tutto ok. Non zoppico neanche così tanto.» Minimizzò.

Aveva ancora i capelli umidi e gocciolanti del post doccia, i suoi occhi azzurri erano più luminosi del solito e il fisico atletico era ancora più evidente sotto una leggera t-shirt bianca. Distolsi lo sguardo, imbarazzata.

«Mi stai ascoltando?» Mi chiese fissandomi.

«Dicevi?» Risposi appena arrossita.

«Che secondo me gli orsi mannari c'entrano poco.» Disse con tono pensieroso.

«E come fai a dirlo, sentiamo? Esistono forse torce che hanno il potere di rendere ciechi?» Chiesi indispettita.

«Ehm, no, Milady, è evidente che non esistono.» Rispose Ethan accennando a una risata. «Penso piuttosto che ci sia qualcuno di molto umano dietro tutto questo. Qualcuno che si diverte a terrorizzare la comunità per costringerla a cedere i terreni.»

«Non ti seguo più. Ma di cosa stai parlando?»

«Mentre aspettavo che tu finissi la tua secolare doccia, mi sono messo a rovistare nei cassetti di mio padre in cerca di una maglietta. Le mie sono tutte nei panni sporchi.» Aggiunse imbarazzato. «E ho trovato una serie di lettere. Alcune tranquille, altre scritte in tono aggressivo e minaccioso.»

«Tuo padre è sotto ricatto! E non ne sapevi nulla?» Chiesi preoccupata.

«No, può darsi che abbia sottovalutato la cosa. Qua spesso la gente è aggressiva.»

«Posso leggerle?»

«Dicono solo che un tizio vuole prendersi la nostra terra, ma anche quelle di altri della nostra comunità. Non ci sono i nomi, ma dice di altri testardi come voi che non vogliono vendere...»

«Chi può essere? Non ci sono mittenti?»

«Non lo so ancora, milady, ma spero di scoprirlo presto.» Rispose Ethan, assumendo un'espressione determinata. «Nessun mittente. Sono tutte consegnate a mano.»

«Quante sono?»

«Eccole.» Rispose porgendomi un plico di cinque o sei buste.

«Devi chiamare tuo padre. Dobbiamo capire se l'ha detto allo sceriffo.»

«Sì, ma lo farò domattina. E devo anche chiedergli quali sono le famiglie che non vogliono cedere i terreni. Insomma, mi dovrà spiegare tante cose.»

«Ma perché questa storia assurda degli orsi mannari?» Chiesi perplessa.

«Adesso sembra assurda anche a te, eh?» Mi stuzzicò.

Gli lanciai uno sguardo di fuoco.

«Mi hai appena incenerito.»

«Ah, ecco cos'era questa improvvisa puzza di pollo bruciato.»

Rise. Ed era bello quando rideva.

«Penso che la decisione di tirare in ballo la leggenda degli orsi mannari dipenda dal fatto che sapranno bene quanto la gente dell'Alaska sia superstiziosa e legata a simili storie.»

Alaska, Amore & Orsi MannariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora