16. SPROFONDARE NELL'OSCURITA'

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Un urlo terrificante squarciò la notte e il nome di Ethan risuonò tra gli alberi, mentre mi precipitavo da lui per soccorrerlo. Una luce abbagliante sbucata tra la vegetazione sembrava avvolgerlo. Ethan si era protetto il viso con le mani, cercando con un gesto disperato di schermarsi dalla sua intensità. Appena lo raggiunsi, la luce ci inghiottì entrambi. Distolsi lo sguardo per non rimanere accecata.

Intorno a noi, sentivo movimenti pesanti e fruscii inquietanti, come se qualcuno di grosso e robusto si stesse muovendo nell'oscurità. Il terrore mi paralizzò, impedendomi di focalizzare o di gridare. La paura sembrava aver trasformato il bosco in un labirinto minaccioso.

Dei colpi di arma da fuoco risuonarono nell'aria e capii che Ethan stava tentando di difenderci. Ma gli spari sembravano essere stati esplosi in modo casuale, come se avesse perso la vista a causa di quella luce accecante.

Percepii il calore di un'ombra che si avvicinava. Fui spinta con violenza e finii a terra accanto a Ethan. Gli occhi mi bruciavano ancora per l'effetto della luce e la mia vista era offuscata. Sentivo dei movimenti, come se qualcuno stesse scappando via. Poi più nulla. Il silenzio calò di nuovo su di noi.

Ci ritrovammo soli, io e Ethan, incapaci di vedere e circondati da un'atmosfera di paura e mistero. Il cuore mi batteva all'impazzata nel petto e l'adrenalina mi riempiva il corpo mentre cercavo di orientarmi.

«Ethan, dove sei?» Chiamai a bassa voce, tesa e ansiosa.

Arrivò una risposta sussurrata con un filo di voce da qualche parte vicino a me. «Sono qui, Emma, ma non riesco a vedere nulla. È buio totale.»

La sua voce era carica di paura e confusione, mi strappò un nodo alla gola. Ci aggrappammo l'uno all'altra, cercando conforto e sostegno in quella situazione incomprensibile.

«Cosa sta succedendo?» Chiesi a voce alta, sperando che qualcuno potesse rispondermi. Non ero ancora sicura che fossimo rimasti da soli.

Nessuna risposta arrivò, solo il silenzio della notte oscura. Era come se il bosco avesse inghiottito ogni suono, rendendoci intrappolati in una realtà alterata.

«Cerchiamo di tornare a casa" Suggerì Ethan, cercando di ritrovare la calma. «Forse riusciremo a vedere qualcosa quando saremo là»

«E come? Non possiamo neanche andare all'ospedale!»

«No, in effetti per andarci serve l'elisoccorso. Forse, però da casa possiamo chiamarli. Lì, i cellulari prendono. Comunque, già potersi sciacquare la faccia non sarebbe poco.»

Ci rialzammo con cautela, aggrappandoci alle braccia l'uno dell'altro per evitare di inciampare. Avevo paura di fare un passo sbagliato e di cadere rovinosamente, ma la presenza di Ethan accanto mi dava un senso di sicurezza.

Ci muovevamo con lentezza, tastando il terreno dopo ogni passo e ascoltando ogni minimo suono intorno a noi. Il freddo penetrava nelle nostre ossa, ma l'adrenalina ci teneva in piedi.

Inciampammo diverse volte. Ad un tratto, un sinistro scricchiolio echeggiò nell'aria, mi voltai a tempo per sentire Ethan mollarmi bruscamente il braccio e precipitare in avanti. «Ahhh!» Un urlo vibrò nell'aria.

«Cosa succede?» Gridai a mia volta allarmata.

Scivolai anch'io e cercai a tastoni di avvicinarmi a lui. Il fatto che non riuscivamo a vedere nulla mi faceva impazzire.

«Ethan!» Gridai ancora. "Rispondi!»

«Porco... che cazzo di male!» Lo sentii lamentarsi ancora.

La voce era vicina. Riuscii a raggiungerlo, sfiorandogli una gamba. Subito sentii tra le mani un liquido appiccicoso e caldo. Sangue! Constatai con orrore.

«Oh Dio, sangue! Ethan, sei ferito! Che cosa faccio ora? Chi chiamo? Come faccio?» Gridai in preda al panico.

«Intanto cerca di non urlarmi nelle orecchie. Altrimenti, rischio di perdere sangue anche da lì.» Rispose spazientito lui. «Cerca una cerniera...»

«Che tipo di cerniera?» Chiesi con le mani tremanti che raspavano in terriccio. «Perché devo cercare una cerniera dei pantaloni. Ma che diamine stai dicendo?»

«Ma quali pantaloni, Emma! La cerniera della trappola! Ahhh... cazzo! Sono finito con il piede dentro una trappola. Sono sicuro che è una delle nostre.» Aggiunse in un sussurro dolorante. «Tasta con le mani. Risali su fino alla cerniera. Lo stai facendo?»

«Ci sto provando.»

«Quella è la mia gamba. Ti consiglio di non salire di più.»

«Non fare lo scemo.»

«Ho un piede tranciato. Non ho voglia di fare lo scemo.» Ribatté respirando con affanno. «La cerniera, Emma.»
«Ci sono!» Dissi toccando il ferro freddo della morsa per orsi.

«Ecco, brava. C'è una leva. Tirala. Apre la trappola e mi libera il piede. Tira!»

Obbedii e per fortuna il congegno si aprì come Ethan aveva previsto.

«Ora...» Disse alzandosi e appoggiandosi a me. «Cerchiamo di evitare i meteoriti ed altre rogne simili e torniamo a casa.»

«Il tuo piede...»

«Ho il kit di pronto soccorso. A casa. Andiamo.»

Proseguimmo in silenzio, ero preoccupatissima e angosciata.

«Milady, forse trascorrere la serata giocando a morra cinese non sarebbe stato male. Tutto sommato.» Disse ridendo Ethan, con un tono da gentiluomo dell'epoca vittoriana.

Sembrava non sentire più dolore. Oppure, più facilmente, era bravo a sopportarlo.

«Noioso, ma sicuro. Milord.» Convenni, rispondendo con altrettanta grazia.

«Fossimo rimasti a casa avrei potuto ammirare il suo sorriso. Sarebbe stato di sicuro più piacevole di questa oscurità.» Commentò Ethan, con un accenno di corteggiamento nel suo linguaggio elegante.

Rimasi sorpresa e lusingata, cercando di mantenere un atteggiamento da dama.

«Milord starà mica flirtando con me approfittando della drammatica situazione.» Scherzai con tono sconcertato, divertendomi nel recitare la parte.

«Giammai, Milady. E mi scuso per averglielo fatto pensare.» Rispose Ethan, facendo una galante riverenza.

Dopo un po' anche scherzare cominciò a non essere più sufficiente per tenere distanti tensione e angoscia. Avevamo deciso di continuare a indagare nonostante gli avvertimenti dei nostri genitori, e ora ci trovavamo invischiati in qualcosa di più grande di noi. Non potevamo fare marcia indietro.

Alaska, Amore & Orsi MannariTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang