26. ANCORA ALTROVE

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Il giorno dopo, avevo aspettato con ansia l'ora delle visite per vederlo e poter parlare con lui. Almeno, per osservare il suo comportamento dopo ciò che era accaduto tra noi. Invece, rimasi molto delusa quando arrivò mia madre al suo posto.

La vidi entrare nella mia stanza con un sorriso affettuoso sul viso. La studiai un po' e vidi una donna che era molto cambiata da quando eravamo arrivate in Alaska. Era più forte e risoluta, ma la serenità che cercava di mostrarmi mi parve scalfita da una vena pulsante che batteva al centro della fronte, segno inequivocabile delle sue preoccupazioni.

Continuai a seguirla con sguardo attento, mentre si avvicinava al letto. Potevo leggere negli suoi occhi tutto l'amore e l'ansia di una madre.

Nonostante cercasse di apparire calma e rassicurante, non poteva celarsi al mio sguardo.

«Mamma.» Dissi con sorriso dolce. «Non devi preoccuparti, sto bene.»

Mi prese la mano con affetto: «Lo so, tesoro.» Rispose, notai lo sforzo che faceva per mantenere la voce ferma. «Ma non posso fare a meno di preoccuparmi per te. Quello che è successo è stato terribile.»

Annuii. «Lo so, mamma. Ma ora sono al sicuro e sto già meglio. Il medico mi ha detto che al massimo dopodomani potrò uscire. Non devi preoccuparti così tanto.»

Mia madre sospirò e poi con voce tremante mi disse: «Ti amo tanto, Emma. Se solo potessi proteggerti da tutto il male del mondo...»

Le strinsi la mano, cercando di trasmetterle tutto il mio affetto e la mia gratitudine. «Lo so, mamma. E io amo te. Ma non puoi proteggermi da tutto. Sono cresciuta e devo imparare a prendere le mie decisioni e ad affrontare le sfide.»

Mia madre annuì. «Ti ho portato qualcosa.» Disse poi, cercando di cambiare argomento.

Tirò fuori una piccola scatola dall'ampia borsa che portava con sé e me la porse. Curiosa, aprii la scatola e vi trovai un braccialetto d'argento delicato e raffinato.

«È bellissimo.» Esclamai sorridendole. «Grazie, mamma.»

Lei mi sorrise a sua volta. «È il simbolo del nostro legame.» Esclamò. «Ogni volta che lo guarderai, ricorderai che ti amo e che sarò sempre al tuo fianco. Qualunque cosa accada.»

Le sue parole mi commossero. Mi avvicinai a lei e l'abbracciai con affetto, percependo il suo calore e il suo conforto.

«Ti amo, mamma.» Sussurrai. «E sarò sempre grata di averti come madre.»

Mi strinse a sé, con gli occhi umidi di lacrime. «Sarò sempre al tuo fianco.»

Rimanemmo abbracciate per un po', trovando conforto e forza l'una nell'altra.

Riluttante mi sciolsi dalla sua stretta. E fissandola negli occhi le chiesi: «Raccontami le novità. Tutte!»

Sospirò lasciandosi sfuggire un sorriso esasperato: «Allora, vediamo... tuo padre ha telefonato diverse volte per sapere come stavi. Ovviamente, mi ha fatto la ramanzina perché pensa che sia colpa mia se sei finita in ospedale. Nonostante questo, non verrà a farti visita né tantomeno a portarti via da questa madre degenere perché non può proprio allontanarsi dalla sua giovanissima compagna che è anche incinta.»

«Fantastico.» Esclamai. «E tu come ti senti?»

«Bene. Non me ne importa un fico secco di lui.»

Sorrisi. «E di Ben?»

«Oh! Ancora con questa storia? No, tra noi non c'è niente. Nel modo più assoluto, no. È un ottimo amico e io cerco di esserlo per lui. Ma amicizia a parte, non c'è altro. Credimi.»

Alaska, Amore & Orsi MannariWhere stories live. Discover now