7. UN INQUIETANTE MISTERO

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 I raggi dorati del sole del tramonto sfumavano tra le fitte chiome degli alberi, gettando un'atmosfera magica sulla foresta. Mentre ci avvicinavamo a casa, notammo un gruppetto di persone radunate poco distante. Intravidi Ben, mia madre con i suoi meravigliosi capelli che danzavano al vento e, accanto a loro, altri due uomini del villaggio, entrambi dall'aspetto ruvido e gli sguardi che vagavano un po' ovunque, sospettosi.

Mi sentii inquieta, ma Ethan mi sussurrò: «Tranquilla.» E mi fece strada raggiungendo il gruppetto. Non disse loro niente e così mi adeguai senza neanche salutare. Ascoltammo in silenzio la conversazione e loro erano così presi che non notarono la nostra presenza. Parlavano in modo concitato di avvistamenti, attacchi nella foresta circostante. Appena sentii queste ultime parole dette da uno dei due uomini, mi voltai allarmata verso Ethan che mi fece cenno con la mano di stare tranquilla e di ascoltare. Parlarono di vetri rotti, alberi con le cortecce spezzate e segni di unghiate profonde. Il mio cuore batteva all'impazzata.

Uno dei due uomini, si grattò energico la barba folta e ipotizzò che potesse trattarsi di una serie di attacchi di lupi. Difficile potessero essere degli orsi perché con quel freddo di sicuro erano ancora tutti in letargo. L'altro rideva scettico sostenendo che le impronte trovate erano di animali molto più grandi di un lupo. Persino più grandi di un orso, aggiunse.

Vidi che Ben annuiva incrociando le braccia muscolose sul petto: «Ho visto io stesso i danni e ti assicuro che queste impronte non possono appartenere a nessun orso o lupo che abbia mai visto in queste zone.» Disse poi con voce profonda e sicura.

Mia madre si morse il labbro inferiore, guardandosi intorno con espressione preoccupata. «Cosa potrebbe essere, allora? Non ci sono animali così grandi da queste parti, o sbaglio?» Chiese, cercando di nascondere l'ansia che, però, percepii insinuarsi nella sua voce dopo aver pronunciato la domanda.

Uno dei due uomini ridacchiò divertito e, scuotendo la testa, chiese sarcastico: «Dinosauri forse?»

Il suo commento provocò una breve risata di Ben che poi si ricompose e rispose serio: «No, certo che non si tratta di un dinosauro. Ma qualcosa di strano sta accadendo, poco ma sicuro. Dobbiamo stare all'erta e fare attenzione.»

Non feci domande anche se in testa me ne frullavano tante. I volti preoccupati e i gesti nervosi dei presenti erano già di per sé delle risposte per me. Allarmanti riscontri che contrastavano con quelle rassicurazioni che ogni tanto si rimpallavano sottoforma di frecciatine ironiche.

La tensione nell'aria si poteva quasi tagliare con un coltello, mentre l'ombra del mistero si insinuava sempre più profondamente nella mia vita e in quella nuova realtà.

Alaska, Amore & Orsi MannariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora