cap II Charles

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Lei viene via con me" disse una voce baritonale.

Alzai lo sguardo. Un ragazzo sui 25 aveva notato l'accaduto.

"Oh te lo scordi" rispose Josh. Provò ad alzarsi dallo sgabello del pub, ma il suo aver bevuto lo fece crollare a terra appena mise un piede sul pavimento. Gli amici provarono ad alzarlo e il ragazzo approfittò della situazione per prendermi la mano e portarmi via.

Attraversammo tutto il locale e uscimmo. Il ragazzo mi fece cenno di seguirlo. Arrivammo a una macchina parcheggiata sulla strada del pub, e che macchina!

Una Ferrari 488 nera con due strisce, una bianca e una rossa, a simboleggiare la bandiera del principato. Aveva un dettaglio particolare, un 16 sulla fiancata laterale verso il portabagagli. Che macchina strana.

Troppe domande e poco tempo, il ragazzo mi disse di salire velocemente. Così aprii lo sportello e partimmo.

"Ti porto in un posto dove non ci trovano, tranquilla".

Strano ma vero, le parole di quello sconosciuto mi fecero rasserenare.

Arrivammo sulla punta del principato, a quell'ora della sera non c'era nessuno, poiché dopo il tramonto non c'era più nulla da vedere. Il ragazzo fermò la macchina e ci sistemammo su una panchina.

"Allora" iniziò lui "chi era quello?"

Le parole mi si fermavano in gola, come facevo a chiamare una persona che mi ha trattata in quel modo il mio ragazzo.

"Fammi indovinare" disse lui dopo qualche secondo di silenzio, squadrandomi con occhi protettivi "il tuo ragazzo?"

Annuì silenziosamente, lo devo ammettere, mi veniva da piangere.

Emy ha sempre avuto ragione, ma io non gli ho mai voluto dare retta.

"Senti, io non voglio mettermi in mezzo a nessuna questione personale, ci conosciamo da dieci minuti, ma a sentimento non dovresti farti trattare così".

E non aveva ragione solo Emy, ma anche lo sconosciuto.

"Hai ragione, ma lui mi ama, io lo so che lui lo fa solo per il mio bene"

"Il tuo bene è farti prendere a pizze in un pub mentre tu volevi solo che non gli accadesse nulla di male?"

Cavolo, sono stata veramente stupida.

"È vero, sono così idiota, dovevo aprire gli occhi un anno fa, io non so cosa mi ha fatto dire che mi ama". Scoppiai a piangere.

"Intanto non piangere, non fa niente, lo so, ogni tanto agiamo in maniera stupida, ma non ti devi piangere addosso" disse lui mentre con un pollice mi asciugava una lacrima.

"Ascoltami... come hai detto che ti chiami?"

"Cécile" dissi rapida tra un singhiozzo e l'altro

Prese una penna dal pantalone e iniziò a scrivere sul mio braccio: "Questo è il mio numero" disse "Per qualsiasi cosa chiamami, il principato è piccolo e con la mia Ferrari ci metto un attimo "

"Grazie" mormorai.

Gli diedi l'indirizzo di casa e in cinque minuti eravamo già lì, il ragazzo guidava benissimo.

"Ti devo un favore..." non sapevo come chiamarlo,

*oddio che maleducata non gli avevo chiesto nemmeno il nome*

"Charles" disse lui

"Ok, beh, ti devo un favore Charles"

"Di nulla"

"Buonanotte"

"Buonanotte"

Rimise l'auto in moto e, facendo un gran rombo con il motore, sparì dietro la svolta di casa mia.

Ti amo da qui a Maranello Where stories live. Discover now