cap VI Il medico

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"Te lo porto subito"

Mi mancava il fiato, non mi sentivo più nel mio corpo. Indossai velocemente la maglia di Charles e mi stesi sul letto.
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*Intanto Charles nell'altra stanza al telefono*

"Pronto, sì sono io... scusa l'orario. Senti è successo un casino... Puoi venire ora?... Sì è una emergenza...Ok grazie mille"

Prese il giaccio e andò di nuovo nella camera di Cécile
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La porta si aprì di nuovo, era Charles con altre buste di ghiaccio in mano.

"Tieni chéri, mettile dove ti fa male"

Appoggiai una busta sul braccio, una più piccola in viso e le due più grandi sulla pancia.

"Senti Cécile, ho chiamato un mio amico medico, sta venendo adesso. Sono molto preoccupato per quei lividi sulla pancia, va bene farti visitare?"

Non ero poi così d'accordo, ma Charles ci teneva e si stava preoccupando tanto, quindi annuii silenziosamente.

Pochi minuti dopo, suonò il campanello e charles volò alla porta.

Entrò un uomo in casa, sentivo lui e Charles parlare:

"Grazie per essere qui"

"Nulla Charles, che è successo?"

"È una ragazza, l'ha menata il fidanzato"

Ci fu un momento di silenzio, dei sospiri

"Lei dov'è?

"Vieni"

Charles entrò in camera, seguito da un uomo di mezza età.

"Cécile, lui è Jean, lui ti può aiutare"

L'uomo indossava un cappotto leggero e con se portava una valigetta.

"Cécile, ti posso visitare?"

Lo squadrai affondo, poi annuii.

L'uomo si avvicinò cautamente al letto togliendosi il cappotto e appoggiandolo su una sedia della camera. Poi si sedette sul letto, accanto a me. Indossò un paio di guanti di lattice bianchi e tirò su la maglietta piano piano.

Charles si girò e e fece per uscire, ma io gli ordinai: "No, rimani". E così fece. Si mise in piedi nello stesso punto di prima, sempre con un leggero sorriso per rassicurarmi.

Il medico sfiorò solo leggermente la mia pelle lesionata per esaminarla, ma mi agitai. Mi rimisi a sedere esordendo un "No" netto.

"Chéri, non ti preoccupare, Jean non ti vuole fare del male" disse Charles mentre si avvicinava al letto, suo sguardo, mi rimisi giù e Jean continuò la visita.

Ogni piccolissima pressione dei suoi polpastrelli sulla mia pancia mi causava dolore, che trasmettevo a Charles con la mia mano nella sua, stringendola ogni volta che il dolore si faceva vivo.

La visita durò poco. Appena Jean finì, tirai giù la maglietta e mi rimisi seduta sempre con la mano in quella di Charles, poi il medico mi fece un paio di domande:

"Hai nausea?"

"No"

"Dolori alla testa?"

"Nemmeno"

"Era la prima volta che ti picchiava?"

Rimasi in silenzio un secondo.

"Qualche schiaffo, ma mai nulla di così violento"

"Vuoi denunciarlo?"

Rimasi di nuovo in silenzio, questa volta non pensierosa, ma senza parole.

Denuncia? Non ci avevo minimamente pensato. Josh alla fine era il mio ragazzo, io lo amavo.

Intervenne Charles: "Ne riparliamo appena starà meglio".

Lo guardai negli occhi come per dirgli grazie.

"Bene, nonostante tutto le lesioni non mi sembrano gravi, queste le devi mettere sullo zigomo" disse tendendomi una scatola di cerotti, "il braccio non è messo male, l'unica parte di cui sono leggermente preoccupato è la pancia, mettici il ghiaccio e questa crema" mi diede un tubetto di crema.

"Grazie mille" disse Charles, io sorrisi al medico.

Il monegasco accompagnò Jean alla porta.

Quando tornò in camera mi diede la buonanotte, dicendomi che per qualsiasi cosa, lo trovavo in salotto sul divano.

Appena uscì dalla stanza, caddi in un sonno profondo.

Ti amo da qui a Maranello Onde histórias criam vida. Descubra agora