cap XIX Pioggia di... Strategie sbagliate

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Il monegasco andò a fare riscaldamento pre gara nel retro del box.

Palleggiava con il pallone, faceva stretching e si rilassava. Intanto, delle nuvole nere e cariche di pioggia si posizionarono sul principato.

"Dannazione" esclamò Charles.

Una leggera quantità d'ansia e tensione mi entrò in circolazione. Mi ricordavo così nitidamente i gran premi sul bagnato che guardavo con mio padre. Tutti scivolavano dappertutto, anche con gravi incidenti. Sapevo che i tempi erano cambiati e che ora la formula uno era un luogo sicuro, ma il solo pensiero che Charles potesse farsi male in un indicente, mi faceva rizzare i peli sulle braccia.

Era orami ora di andare in pista. Leclerc tornò ai box ma... la monoposto non c'era.

"Scusa Charles, ma la macchina dov'è?"

"Oh, è in griglia. La portano lì e la sistemano nella starting box"

"Ah". Era strano il pensiero che la macchina si fosse spostata senza nessuno dentro.

"Tu rimani qua, ci vediamo dopo".

Mi si sciolse il cuore a quelle parole. Avevo una paura matta che gli succedesse qualcosa, ma i suoi occhi smeraldo mi davano un po' di conforto. Corsi ad abbracciarlo, mi appesi al suo collo e Charles mi diede un bacio sulla testa.

Lo mollai e lui corse via sulla pit lane, dirigendosi verso la macchina rossa posizionata sulla prima casella della griglia.

La diretta Sky era appena iniziata. Infilai che cuffie. Passavano le immagini dei piloti che si preparavano. Chi era indaffarato a mettere il casco, chi i guanti, chi era già nell'abitacolo.

Poi. Un tuono, e l'acqua iniziò a cadere sulle strade del principato. I piloti si infilarono tutti nelle monoposto, coperti da un paio di ombrelli retti dai meccanici.

La pioggia era prevista, infatti le auto avevano già tutte le gomme da bagnato, ma nessuno si aspettava così tanta pioggia.

Poco prima del formation lap, tutti i meccanici rientrarono ai rispettivi box.

In poco tempo, il paddock numero 16 fu di nuovo pieno di gente.

Pioveva sempre più forte, mi batteva veloce il cuore, che si era spostato nella gola.

Entrò nel box un'altra ragazza. Mi guardò un secondo, poi mi sorrise e disse:

"Tu sei Cécile?"

La guardavo un secondo a bocca aperta. Non capivo come tutti potessero sapere di me in quel luogo.

"Io sono Isabella, la ragazza di Carlos, chiamami Isa"

"Ciao, molto piacere, sì sono io Cécile"

Le tesi la mano e lei la strinse.

"Il display nel box di Carlos non funziona, posso stare qui?"

"Certo!"

Si accomodò anche lei su uno dei due sgabelli che c'erano e infilò le sue cuffie.

La pioggia era fitta, ma alle 15:00 il semaforo si spense e le monoposto partirono comunque.

Vedevo Isabella particolarmente rilassata. Io, invece, sembravo seduta su un rovo di spine.

"Prima volta?" mi chiese guardando le pieghe del mio viso che si contraevano in maniera diversa ad ogni curva.

"Già"

"Tranquilla, tra poco daranno la bandiera rossa, ne ho viste di gare così, il gran premio ripartirà quando smetterà di piovere".

La classifica dei piloti era rimasta invariata, e, un paio di giri dopo la partenza, la gara venne fermata.

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