Cap XVI Qualifiche

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Erano ormai le 14:15, svegliai Charles e gli dissi che era ora di andare.

Prese la tuta da gara ed entrò in bagno per cambiarsi.

Poco dopo uscì, pensavo vestito, e invece non aveva la maglietta aderente, l'aveva dimenticata fuori. E se in questi giorni avevo guardato affascinata i suoi addominali, oggi potevo avere la vista sui suoi muscoli della schiena, che poco dopo vennero coperti dalla maglietta rossa.

Poi si girò: "Andiamo?"

Misi cappellino e occhiali e uscimmo dal camerino.

Andammo nel box, i meccanici stavano già aspettando Charles, tra mezz'ora sarebbe dovuto uscire.

Io mi misi nella solita postazione, tolsi gli occhiali solo quando tutti i piloti uscirono dai box, per non rischiare di non essere ripresa.

Dovete sapere che le qualifiche, così mi ha spiegato Charles, sono divise in tre "round": Q1, Q2 e Q3

Ogni volta, gli ultimi cinque tempi vengono esclusi dalla sessione successiva, durante il Q3, quindi con solo dieci piloti, viene decisa la pole position, cioè il girò più veloce che la domenica parte nella prima casella della griglia.

Charles uscì dai box alle 15:00 spaccate.

Il Q1 andò liscio come l'olio. Fece un paio di giri con tempi molto buoni e rientrò ai box. Ovviamente non scese dalla macchina dato che pochi minuti dopo sarebbe dovuto ripartire per il Q2. Di nuovo uscì dai box puntuale. Per un momento fu negli esclusi, poi si lanciò nel giro finale e si posizionò nei primi tre. Rientrò di nuovo ai box, questa volta fece un cambio gomme, mise delle rosse nuove, doveva avere le gomme per la sua miglior prestazione.

Il Q3 era iniziato da un paio di minuti, ma Charles ancora non usciva dai box. Non capivo, avevo paura che avesse avuto un problema con la macchina, ma i meccanici erano fermi. Mancava ormai veramente poco alla fine del Q3. La Red bull aveva la pole in pugno. Il cuore mi batteva forte non stavo capendo perché Charles era ancora ai box. Guardava attentamente gli schermi con la diretta Sky e scrutava i tempi degli avversari, poi fece un cenno di testa ai meccanici, e in un batter d'occhio uscì dai box. Sapevo che aveva un servo qualcosa di spettacolare, anche se se la stava rischiando veramente troppo. Uscì dalla pit lane, face un gioro per scalare le gomme e poi si lanciò nel giro veloce.

Primo settore, fucsia (si dice settore fucsia quando un pilota fa il tempo sul settore più veloce) secondo settore verde (quando non ha fatto il tempo migliore del settore ma è a meno di un secondo). Mancava solo l'ultimo, ad ogni curva avevo il cuore in gola. Sapevo che ce la poteva fare, ma allo stesso tempo pensavo che avesse troppo poco tempo.

L'ultima curva, tagliò il traguardo. Chiusi gli occhi, non volevo vedere lo schermo. Avevo paura dell'esito. Poi il box numero 16 esultò. Aprii gli occhi. Ce l'aveva fatta. Aveva il tempo migliore, il giorno dopo sarebbe partito in pole position.

Venne trasmesso nella diretta il team radio di Charles

"So, we got it?"

"Of course Charles P1!"

"COME ON BABY!"

Andò alla premiazione dell qualifiche, insieme a Carlos, che si era guadagnato la seconda posizione e Perez, che invece aveva solo il terzo tempo.

Ero stupita, in negativo, dal risultato di Verstappen, che si era piazzato solo quarto.

Era stata una qualifica pazzesca per le Ferrari, Charles aveva tirato fuori il suo guizzo geniale e aveva usato le sue doti la pole-king, così lo chiamava la scuderia.

Dopo ogni sessione di qualifiche, i primi tre qualificati, facevano una piccola premiazione e una breve intervista. Tra una foto e un'altra, dopo una ventina di minuti Charles tornò ai box.

Lo abbracciai, era stato così emozionante.

"Sei stato bravissimo Charles"

"Grazie chéri" disse facendomi uno dei suoi migliori sorrisi.

"Dai vaia farti una doccia che sei tutto sudato"

"Ve bene, ci vediamo tra poco"

Andai nel box di Carlos per complimentarmi con lui, poi andai nel box numero 3, quello di Daniel, dove si respirava un'aria totalmente differente.

La tensione di sentiva nell'aria.

Lando si era qualificato quinto, lui tredicesimo.

"Daniel... tutto ok?". Si girò, aveva un po' l'occhio lucido.

"Cécile la vuoi sentire una storia?"

Mi prese la mano e mi accompagnò a un piccolo muretto mattonato che dava sul circuito.

Ci sedemmo.

"Sai Cécile, io in formula uno non sono mai stato la prima scelta di nessuno. Forse la mia faccia era l'unica tra i piloti che conoscevi già, uno degli otto gran premi che ho vinto è stato proprio qui a Monte Carlo. E che gara! Finì gli ultimi quindici giri con un pezzo della macchina rotto. Ah la Red bull, la mia casa. Sai quando dicono che il primo amore non si dimentica mai? Ecco, per me è così con la Red bull. Max è un mio caro amico, siamo stati compagni di squadra per tanti anni, eppure, non ho mai capito cosa ha lui in più di me. Non ho mai detto ne pensato che la Red bull mi abbia cacciato, anche perché per loro trovare un secondo pilota che sopporti la dittatura di Max non è stato facile, ma i rumors hanno detto così, comunque, qualsiasi cosa dicano i giornali non importa, so solo che dalla Red bull me ne sono andato io, pur sapendo che stavo abbandonando la squadra che ho amato, che amo, e che amerò per sempre. Devi sapere, Cécile, che ovviamente l'obbiettivo di tutti i piloti sulla griglia e di vincere il titolo del mondo, c'è chi ce la fa, chi è a un passo dal farlo, e chi invece si accontenta di lottare più indietro. Quando me ne sono andato dalla Red bull, con il cuore amaro e pesante, avevo già capito che nelle stagioni successive si sarebbero concentrati unicamente su Max, creando una macchina solo per lui, il secondo pilota avrebbe dovuto trattenere le lamentele sulla macchina, perché quella non era più la monoposto Red bull, ma la monoposto Max Verstappen. Guarda Perez, quella non è una carriera in formula uno, quello è un "io sto qua perché mi ci hanno messo". Anche se spero che per Checo non sia così, io non volevo finire in quel modo. Infine, presi la decisione di andare via dalla Red bull. C'era un posto il Renault, che, sentendo che un pilota Red bull, quindi non uno da poco, se ne andava ed era disponibile per una qualsiasi altra scuderia, mi chiamò quasi subito. Ovviamente accettai, non sapendo che quella maledetta scuderia francese sarebbe fallita due stagioni dopo. I gran premi andavano uno peggio dell'altro e non riuscivo a ritrovare la mia forma. Dall'anno scorso sono qui in McLaren. Sono contento, alla fine di tutto, il team è carino e io e Lando andiamo molto d'accordo, è un ragazzo d'oro, l'anno scorso abbiamo fatto una doppietta nel gran premio di Monza. È stato un giorno magico, pensavo di aver ritrovato un po' del vecchio Ricciardo, quello con la tuta blu e il logo di una bibita e energizzante in petto. Eppure, ci sono giornate come queste, dove ti senti una vera nullità davanti al tuo compagno di squadra, che ti qualifica quinto e tu solo tredicesimo. La stessa identica macchina, e poi dimmi se non sono io il problema.
Oh Cécile, questo sport cambia ogni anno di più e non c'è più posto per i vecchio stampo come me, ora ci sono piloti giovani, nuove tecnologie, e io sono agli sgoccioli. Non l'ho ancora detto a nessuno, la stagione è appena iniziata, ma penso che il mio tempo il formula uno sia finito, alla fine di questa stagione mi ritirerò".

Era stato molto bello quello che Daniel mi aveva raccontato. Ero stata ad ascoltarlo con le lacrime che mi riempivano gli occhi, mi ero un po' commossa.

"Daniel, io non so bene cosa dirti, non conosco bene questo sport e non so le dinamiche che ci sono dietro un cambio squadra o l'abbandonare lo sport, so solo che devi fare ciò che senti tu, ciò che pensi sia più giusto, anche se è la soluzione che più ti fa stare male".

Mi abbracciò forte, sentivo la tensione che aveva accumulato nella giornata che si stava disperdendo. Rimanemmo abbracciati per un po', fino a quando un messaggio di Charles non mi fece vibrare la tasca del jeans, dicendomi che aveva finito di fare la doccia e di raggiungerlo all'uscita dei paddock. Così io e Daniel tornammo ai box.

Ti amo da qui a Maranello Where stories live. Discover now