cap XXVI Sensi di colpa

348 15 0
                                    

Dormii serena tra le braccia di Charles tutta la notte. Lo sentii alzarsi presto quella mattina, ma non mi svegliai del tutto, subito dopo ricaddi nel sonno.

Venni svegliata, poche ore dopo, dalla porta della casa che si chiudeva.

Un po' intontita, cercai di capire cosa stesse succedendo. Poi, lo vidi aprire lentamente la porta e inifilare la testa dentro di soppiatto, per verificare che io fossi sveglia.

Incrociò il mio sguardo poco attivo, fece un grande sorriso e disse:

"Buongiorno chéri" con tutta l'enfasi che a me mancava in quel momento.

Poi entrò nella camera. Era sudato, i capelli ne erano intrisi, il petto era traslucido, dato lo strato di sudore sulla sua pelle. Teneva la maglietta tra le mani, ci si asciugava il collo, e vedevo, anzi, ammiravo i suoi addominali che si ritraevano e contraevano sotto il respiro ancora affannato del monegasco.

"Sono andato a fare una corsetta" mi disse, poi aggiunse: "Facciamo colazione?"

Spostai il lenzuolo e mi sedetti sul letto, lentamente mi alzai e camminai fino alla cucina, dove Charles aveva già messo un paio di tazze e dei cucchiai.

Tirò fuori dallo scaffali delle fette biscottate e dei biscotti al cioccolato, che gli avevo chiesto di comprare io al posto dei suoi soliti biscotti tristi e integrali, poi un barattolino di marmellata. Aprì il frigorifero e prese il latte.

Mise il tutto a tavola, io mi accomodai e gli feci un grande sorriso di ringraziamento, poi si sedette anche lui.

Versai del latte nella tazza, poi presi una fetta biscottata e ci spalmati sopra la confettura.

"Dove mi vuoi portare oggi?" gli chiesi, pur sapendo che non me lo avrebbe mai detto.

"È un posto speciale, ma non ti posso dire alto"

Come previsto, Charles doveva fare per forza il misterioso.

Continuammo a fare colazione con calma, poi andai a prepararmi.

Indossai dei jeans e una maglietta, mi pettinai i capelli e li raccolsi in una mezza coda, poi lavai i denti.

Uscii dal bagno e trovai Charles con un asciugamano legato in vita. Stava aspettando che liberassi il bagno per farsi la doccia.

Mi passò accanto, poi chiuse la porta. Poco dopo sentii l'acqua che scorreva.

Intanto scrissi ad Emy

Buongiorno bionda

Ti va se stasera andiamo a mangiare una cosa?

Chiusi wathsapp e aprii Instagram. Scorrevo tra i soliti post, quando uno mi saltò all'occhio.

Mi mancò un attimo il respiro.

C'era una foto su Josh in manette, sotto una scritta che recitava:

Arrestato il violentatore di MonteCarlo

*Violentatore?*

Mi ripetevo in testa quella parola, una parola forte, non da poco.

Mi chiesi se non fosse stato esagerato definirlo un quel modo così rude, lo faceva apparire più cattivo del normale.

Stavo pensando veramente a troppe cose, e i sensi di colpa mo divoravano.

Il mio ex ragazzo, ora era conosciuto come il violentatore di MonteCarlo, e, in fondo, era colpa mia.

Aspettate, sapevo di non avere colpa, ma sentivo comunque un grande peso sul petto.

Poi, la serratura del bagno schioccò, Charles uscì dal bagno come era entrato, asciugamano legato in vita, capelli bagnati e una nuvoletta ci vapore caldo che si accodava alla sua scia profumata data dal suo shampoo alle mandorle.

Chiusi il telefono velocemente e lo appoggiai a schermo in giù sul letto. Feci un piccolo sorriso a Charles, ma lui non ci crederete nemmeno un po'.

Venne a sedersi sul materasso, accanto a me.

Mi guardò con occhi leggermente preoccupati, poi disse:

"Cosa è successo chéri?"

Feci un sospiro, sbloccai il cellulare e gli feci vedere il post.

Lui lesse velocemente, poi guardò il mio muso lungo e sconsolato.

Mi circondò con un braccio e mi strinse a lui, mi passava una mano sulla spalla.

"È colpa mia?"

"Cécile, assolutamente no"

"E allora perché ora lo chiamano violentatore?"

"Perché è quello che è stato. Cécile, ti ricordi di quello che ti ha fatto, vero?"

"Sì" bisbigliai tra i sensi di colpa

"Allora perché stai così?"

Feci un attimo di silenzio. Pensai veramente bene a quello che avrei potuto dire, ma poi le parole uscirono da sole.

"Perché io l'ho amato con tutta me stessa"

"Ed è giusto che sia così, ma, chéri, eri la sua fidanzata, ma a me non pare che ti abbia mai trattato come tale"

"MA IO LO AMAVO CHARLES, LO AMAVO!" gridai, iniziando a piangere, appoggiandomi al pilota.

Charles fece un sospiro. Passava delicatamente la mano tra i miei capelli, poi sulla spalla, infine tornava su.

"Cécile, ascoltami bene. Purtroppo in questo mondo orribile chi ama veramente, come te, è destinato a soffrire più degli altri, e lo so che fa schifo, ma è così. Si può amare una persona alla follia, ma in qualche modo, non sarà mai ricambiato a pieno. Bisogna affrontare questo fatto, e purtroppo fa male, lo so bene, però, so che può sembrare una frase scontata, ma con il tempo passa. Ci vorrà tanto? Io sarò qui tutto il tempo, ci vorrà di meno, sarò qui anche in questo caso. Ricorda Cécile, non importa chi se n'è andato, importa chi è rimasto qui quando ne avevi bisogno".

Ascoltai attentamente le parole di Charles, poi tirai su con il naso e lo strofinai con la mano.

Avvolsi le mani al collo del pilota e appoggia le testa alla sua spalla.

"Grazie" gli dissi all'orecchio, poi mi alzai e lo lasciai cambiare con calma, uscendo dalla camera.

Ti amo da qui a Maranello Where stories live. Discover now