cap XX Visite inaspettate

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Si sdraiò sul letto, rannicchiato. Mi faceva strano vederlo così triste, sconsolato.

"Charles... c'è qualcosa che posso fare?" gli chiesi avvicinandomi a lui

"No" rispose il pilota secco.

La freddezza nella sua voce mi impressionò.

"Va bene, significa che mi sdraierò qui con te" tolsi le scarpe e mi sdraiai sul letto con Charles. Ci davamo le spalle l'uno all'altro, con la mia schiena toccavo la sua.

Passammo una decina di minuti così, poi Leclerc si rilassò un po' e so girò dal mio lato. Come la sera prima, infilò un braccio sotto la pancia, uno sopra e mi avvicinò a lui. Mi si scaldò il cuore.

"Mi dispiace chéri" disse lui avvicinano le sue labbra al mio orecchio.

"Charles, non è a te che deve dispiacere, hai fatto un ottimo lavoro, devi stare sereno con te stesso"

"Hai ragione" disse sempre lui con tono flebile. Avvicinò innocuamente le labbra al mio collo. Un brivido freddo mi percorse la schiena.

Improvvisamente mi ricordai di quella sera a casa di Josh.

Le sue labbra sul mio collo mentre mi strattonava i polsi per tenermi lì con lui, per evitare che me ne andassi di nuovo.

Mi dimenai dall'abbraccio di Charles e scattai in piedi.

Il monegasco mi guardava con fare innocente, non capiva cosa avesse fatto.

"Scusa Charles io..." dissi guardando in basso, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi passai la mano sul collo, dove Charles lo aveva sfiorato con le labbra.

"No, scusa io chéri, non l'ho fatto apposta..."

"Tranquillo, tranquillo" risposi veloce.

Mi stavo stritolando le dita. Avevo fatto una figuraccia, Charles non lo aveva fatto apposta e io ero una scema.

"Senti, ordiniamo qualcosa?" chiese lui con tono dolce, sedendosi sul letto e prendendomi le mani nella sue, per evitare che io continuassi a strapazzarle.

"Va bene. Pizza?"

"Sì, va benissimo chéri"

Charles prese il telefono e chiamò, ordinò due pizze margherita e riattaccò.

"Ci mettiamo sul divano?"

Risi: "Charles ma è rotto"

"Ah cacchio è vero, vabbè, staremo qua"

Mi tirò dalle mani e mi fece cadere sul letto. Rotolai da uno dei due lati e lui mi si mise vicino.

Era stata una giornata orribile, eppure era lì per me, sorridente.

Accese la televisione. Si uno dei primi canali davano il Titanic. Io non ero d'accordo sul guardarlo, quel film mi fa sempre piangere, ma Charles era insistente, alla fine gli dissi che andava bene.

Eravamo abbracciati sul letto, commentando le varie scene del film, quando il campanello di casa Leclerc suonò.

"Vado io, saranno le pizze" dissi alzandomi dal letto.

Percorsi il salotto e misi la mano sulla maniglia della porta, la mandai giù e aprii.

Mi mancò il fiato.

"Mi è bastato vedere la macchina poco riconoscibile del tuo amico e ho capito di essere nel posto giusto".

"Josh" dissi a bassa voce con quel poco di fiato che mi era rimasto.

Si stagliava davanti a me Josh. Giacca di pelle nera e il suo solito sguardo pieno di rabbia.

"Sei stata intelligente ad andare via con la persona più famosa del principato, veramente astuta, è stato fin troppo facile trovarti, speravo di divertirmi di più"

Ero paralizzata.

"Tu vieni via con me ora. Mettiamo fine a questa follia"

Josh allungò un braccio per afferrarmi, ma io iniziai ad indietreggiare.

Il ragazzo entrò in casa: "Josh ti prego esci" lo imploravo, non volevo che Charles gli facesse male.

"Non senza di te". Mi afferrò il polso, ma riuscì a liberarmi dalla presa.

"Charles! CHARLES!" iniziai ad urlare.

Leclerc subito si precipitò in salotto. Guardava con volto incredulo quello che stava avvenendo nel suo soggiorno.

"Esci da casa mia" disse con tono pieno di odio e rabbia.

"Sennò?" rispose Josh con voce provocatoria.

Vidi gli occhi di Charles riempirsi di collera. Fece qualche passo verso il moro:

"Sennò?" ribadì lui.

Mi tremavano le mani. Pregavo che Charles non gli mettesse le mani addosso, ma le mie preghiere non furono ascoltate.

In un attimo, il pilota gli fu addosso. Gli tirò un gancio sulla guancia destra. Josh era stordito, Charles approfittò per buttarsi addosso lui e metterlo a terra. Il ferrarista gli si mise addosso e iniziò a riempirlo di pugni sul viso. Josh cercava di difendersi con qualche schiaffo, ma nulla in confronto alle percosse di Charles.

Josh, poi, provò a rotolarsi, per invertire le posizioni. Bloccò Charles alle spalle e si girò. Tirò un pugno al pilota, che, per un secondo stordito, ribaltò di nuovo la situazione a suo favore.

Josh era stremato, smise di difendersi, era esausto. Charles continuava imperterrito con i pugni.

"CHARLES BASTA TI PREGO!" lo imploravo.

Mi avvicinai a lui e provai a bloccargli il braccio mentre caricava per il prossimo colpo, ma lui mi respinse via con una brusca gomitata in pancia.

Persi l'equilibrio e caddi a terra.

"Charles per favore lascialo andare, ha imparato la lezione" gli dicevo disperata.

Il pilota si fermò. Si alzò in piedi. Aveva le nocche della mano destra distrutte.

Josh era a terra con il volto straziato dai pugni di Charles.

"Alzati in piedi" disse rigido.

Dopo un secondo di esitazione, Josh si alzò a fatica.

Il ferrarista lo prese per i lembi della giacca di pelle, lo avvicinò a sé e disse:

"Vieni un'altra volta a casa mia o prova a dare di nuovo fastidio a Cécile, e finisco il lavoro, hai capito?"

Josh non disse nulla, annuii soltanto. Poi Charles lo mollò e lui saettò fuori dalla porta.

"Chéri, tutto bene?" mi chiese.

Mi alzai da terra e corsi ad abbracciarlo, lui lo fece a sua volta.

"Mi dispiace Charles, ti sei infilato in questo pasticcio per colpa mia, guarda che ti sei fatto alla mano"

Aveva le nocche della mano destra spaccate e insangiunate, uno zigomo gonfio e violaceo.

Andai in cucina a prendere del ghiaccio. Ne presi due sacchetti e li diedi a Charles, uno per la mano e uno per la guancia.

"Chéri non fa niente, quello è un matto, se lo meritava"

Suonò nuovamente il campanello. Questa volta era il fattorino. Aprii e presi le pizze.

"Mangiamo?" dissi sorridendo a Charles, lui annuì.

Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto.

Appoggiai la testa al suo petto, lui mi passò la mano sana tra i capelli.

"Domani si risolverà questa follia chéri, stai tranquilla".

Poi, il sonno ci travolse.

Ti amo da qui a Maranello Where stories live. Discover now