cap X Max

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Stavo scorrendo la pagina home del mio Instagram, quando dalla porta scorrevole della redazione di Sky entrò un ragazzo, un altro pilota.

Biondo, occhi azzurri, vestito con i colori che mi ricordavano quelli della Red bull, indossava un cappellino arancione con il numero 1 sopra.

Dalle foto delle gare dei kart che Charles mi aveva fatto vedere, ero quasi sicuramente convinta che fosse Max Verstappen.

Il pilota mi notò: "Stai aspettando qualcuno?" chiese.

"Sì, Charles è dentro"

"E tu sei...?"

"Cécile, un'amica di Charles"

"Ah ok, piacere, Max" disse poi tendendomi la mano, gliela strinsi con un sorriso, che venne ricambiato.

Tornai a guardare il telefono, mi sentivo osservata però, Verstappen non smetteva di fissarmi

"Senti, posso farti una domanda?"

Distolsi di nuovo lo sguardo dallo schermo, "Certo" dissi.

"Perché indossi gli occhiali da sole se siamo al chiuso?"

"Oh beh..." ero nel panico, "Congiuntivite" me la giocai con una risposta secca.

"Capisco" disse poi il pilota. Poi tornai a guardare Instagram e Max fece lo stesso.

Pochi minuti dopo Charles uscì dalla porta di prima.

"Max! Scusa se ti ho fatto aspettare, mi hanno fatto un miliardo di domande!"

"Tranquillo, è faticoso essere l'eroe di casa vero?"

"hahhahahah, sì ma sotto alcuni aspetti è anche molto piacevole"

"Va bene, ci vediamo domani per le prove libere"

"Sicuramente"

"Ciao Charles, Ciao Cécile"

"Ciao Max" dissimo insieme io e il ferrarista, poi uscimmo dalla porta scorrevole.

"Quindi è lui il famoso Verstappen" dissi a Charles, sospirò: "Eh sì" rispose lui, quasi con tono dispiaciuto.

"Come mai questo tono malinconico?"

"La Red bull ha già vinto il campionato l'anno scorso, hanno un team più completo"

"Charles ma il team non dipende da te, tu fai quello che puoi fare, guida e dai il meglio di te, il team fa quello che deve fare"

"Sì ma una squadra per vincere un campionato deve essere completa sotto ogni aspetto, e nelle ultime stagioni la Ferrari ha perso il suo essere Ferrari, la rossa, quella che da 75 anni regala emozioni, passione, il pilastro della Formula 1"

"Charles, ma questo non lo puoi controllare tu, da quel che ho visto in pochi dei gran premi degli ultimi anni che ho guardato e dai trofei a casa tua, sei un ottimo pilota, e se, come dici te, la Ferrari è il pilastro della Formula 1, evidentemente ti hanno scelto perché sei in gamba"

Il pilota in rosso rimase un po' in silenzio, probabilmente pensando alle parole che gli avevo detto.

Intanto, Charles mi stava portando, a uno dei bar del circuito.

Ci sedemmo a un tavolino che dava proprio su una delle curve del gran premio. Charles ordinò un caffè, io un succo al mirtillo.

Chiacchierare con Charles era una delle cose migliori del mondo. Mi spiegava tantissimi aneddoti sulla f1 che nemmeno se avessi letto una enciclopedia solo su questo argomento, avrei scoperto. Incontrammo anche un paio di fan, Charles faceva degli enormi sorrisi quando qualcuno gli chiedeva un autografo o una foto, fui felice di scattare io stessa le fotografie con gli appassionati della rossa.

Usciti dal bar, Leclerc controllò l'orario, "Sulla perfetta tabella di marcia" esordì, ci dirigemmo verso un prato dove era allestita la base di una radio, due sgabelli due microfoni, una giornalista e un cameraman, era la piccola redazione della radio del principato.

La giornalista salutò il pilota appena lo vide in lontananza e lo invitò a sedersi sullo sgabello accanto al suo.

Gli fecero le solite domande, l'intervista durò poco.

Dopo radio Monte Carlo, si era fatta l'una, andammo a una piccolo locale vicino al circuito per mangiare una cosa veloce, lì incontrammo i piloti Mercedes, Lewis Hamilton e George Russel. Tra i tre piloti c'era molta intesa, parlavano del più e del meno, fuori e dentro la pista.

Charles stesso mi aveva parlato molto bene di Lewis, era una persona disponibile e gentile, non si faceva condizionare dalle rivalità in gara, nel suo primo anno in Ferrari lo aiutò molto, gli diede molti consigli, del resto era un sette volte campione del mondo.

Dopo la pausa pranzo, la giornata proseguì più o meno con lo stesso ritmo della mattinata

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Dopo la pausa pranzo, la giornata proseguì più o meno con lo stesso ritmo della mattinata. Alle 19, Charles aveva concluso gli impegni e mi feci accompagnare a casa di Emy.

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