cap XXXIV Lo dicono tutti

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Tornai a casa la sera, passai giornata con Emy. Trovai Charles che spadellava della pasta al pesto in pentola.

Lo salutai, poi ci sedemmo a tavola. Gli feci un sorriso, avevo capito che essere così arrabbiata con lui non sarebbe servito a nulla. Finalmente, eravamo tornati al nostro solito rapporto. Mi raccontò dell'abbondante pranzo di pesce che aveva gustato, senza scendere troppo dei dettagli della compagnia.

Ero contenta, anche se sapevo che nel suo cuore c'era un altra ragazza. Mi andava bene così, prima di tutto, Charles era un grande amico.

Mercoledì arrivò velocemente, contro ogni mia aspettativa.

Lunedì mi ero recata in università per parlare con il professore e prendere un caffè insieme, come promesso.

Martedì, passai tutta la giornata a preparare la valigia. Non avevo idea di cosa portarmi, charles mi aveva consigliato di portare abiti per tutte le temperature, durante la giornata faceva caldo, ma la sera l'aria si sarebbe raffreddata.

Misi dei pantaloni e delle felpe nella valigia, ma mi trovai in difficoltà quando realizzai che avevo dei pantaloncini corti e che erano rimasti a casa da Josh.

Lo dissi a Charles, lui si offrì di accompagnarmi a prenderli. Così entrammo un macchina e il pilota mise in moto , svoltando a destra verso casa mia.

Il ferrarista parcheggiò velocemente. Il suono leggermente acuto della chiusura dell'auto venne seguito da quello delle chiavi nella toppa di casa.

Entrai, ma di colpo mi bloccai.

Mi guardai intorno, e troppi ricordi affiorarono.

L'odore dolce di quella casa mi pervase. Guardai prima a destra, in direzione della cucina, che aveva un paio di piatti fori posto, probabilmente lasciati da Josh la mattina dell'arresto.

Non riuscivo a muovere un altro passo verso il corridoio, dove c'era la camera da letto.

Iniziò a mancarmi il respiro, il mio cuore iniziò ad andare su e giù come le montagne russe.

I miei fianchi scoperti dal pantalone e vita bassa e dalla maglietta leggermente corta, vennero cinti dalla mani calde di Charles. Mi prese da dietro e mi strinse a sé, poi mi sussurrò all'orecchio:

"Ci sono io"

L'unica cosa che mi dava sostegno in quel momento, era il contatto tra la mia schiena e il suo petto. Avanzai qualche passo, senza lasciarlo andare.

Arrivai nella camera da letto, messa in ordine, nemmeno un oggetto era fuori posto. Non ne ero molto stupita, Josh odiava il disordine.

Entrai, tenendo sempre Charles vicino a me, e avvicinandomi al mio armadio. Presi un borsone della palestra di Josh vuoto e iniziai a metterci dentro la restante parte dei miei vestiti che erano rimasti in quella casa.

Una volta chiusa la zip della capiente borsa, c'era un'ultima cosa che dovevo fare. Andai in cucina e lavai velocemente le stoviglie che erano rimaste sulla tavola. Le riposi.

Intanto il pilota mia aveva raggiunto con il borsone, pronto per tornare a casa.

Una volta richiusa la porta di casa, non potei fare altro che abbracciarlo in segno di ringraziamento. Poi rientrammo in macchina e tornammo a casa.

Andammo a letto abbastanza presto la mattina seguente avremmo dovuto prendere l'aereo di prima mattina.

La sveglia del telefono di Charles squillò alle 6:00 di mercoledì mattina.

In fretta, indossammo un outfit comodo, Charles già con la polo della Ferrari, e uscimmo di casa con le valigie.

Il pilota giudò fino all'aereoporto di Monaco, che si trova appena fuori città.

Ti amo da qui a Maranello Where stories live. Discover now