cap XXIII Incubi

334 16 2
                                    

La serata fu una delle classiche. Finito di cenare mettemmo i piatti a lavare e andammo a letto.

Mi scrissi un po' con Emy, poi crollai nel sonno.

Dormivo serenamente, fino a quando non mi sentii stringere il bacino. Mi svegliai, era Charles, che aveva iniziato ad abbracciarmi più stretto che potesse.

"Charles, puoi stringere di meno, mi fai male" dissi, non ebbi risposta.

"Charles, per favore, non riesco a respirare così" nemmeno stavolta ricevetti una risposta.

Provai a spostare le mani del pilota, ma lui strinse ancora, poi si svegliò.

"Scusami Charles, non volevo svegliarti ma..."

Una delle due mani del monegasco mi piombò in faccia. Mi tappò la bocca e si mise sopra di me.

Cercai di spostare il pilota in tutti i modi, ma lui con la mano libera afferrò uno dei miei polsi.

Mi guardò negli occhi con ghigno maligno.

I suoi occhi... erano così... diversi.

Senza quel solito conforto che ti davano, erano freddi, quasi glaciali e pieni di violenza.

Assomigliavano a quelli di Josh.

Pieni di cattiveria, una cosa che da Charles non mi sarei mai aspettata.

Il cuore mi stava in gola, non riuscivo a respirare, mi dimenavo con le gambe, ma, ovviamente, Charles pesava troppo in più di me per spostarlo.

La mano, poi si staccò dal polso, e raggiunse le cosce, iniziò a toccarle, passando su tutti i lividi e tastandoli, recandomi un dolore atroce, era come se conoscesse a memoria il mio corpo.

Cercavo di urlare e liberarmi, ma la mia voce era come strozzata, i polmoni chiusi, non respiravo quasi più, la vista si feceva annebbia, le gambe pesanti.

Poi, il peso di Charles di dissolse, scattai seduta sul letto.

Avevo il fiatone e un gran mal di testa. Mi fischiavano le orecchie.

La maglietta che indossavo era sudata, ma non ero accaldata, anzi, avevo i brividi.

Guardai al mio lato, il pilota dormiva sereno.

Mi tirai indietro i capelli scompigliati, feci un bel respiro e calmai il fiato.

Era stato un incubo.

Charles si girò nel letto, mi cercò con il braccio, ma non trovandomi, si svegliò.

"Chéri, va tutto bene?" chiese un po' intontito

"Sì, è stato solo un brutto sogno"

Si mise seduto anche lui.

"Vai a bere un bicchiere d'acqua, ti aiuterà"

Annuii. Spostai la coperta e misi i piedi a terra.

Mi alzai lentamente, ma subito sentì una contrazione alla bocca dello stomaco e vomitai.

Charles si avvicinò rapidamente a me e mi resse i capelli. Ebbi un'altra contrazione e, di nuovo, del vomito cadde per terra.

Aspettai qualche secondo, poi mi tirai su.

"Oddio Charles mi dispiace così tanto, io... non lo so..."

Ero mortificata. In un modo o nell'altro, il ferrarista doveva sempre rimediare ai miei pasticci.

"Tranquilla chéri, succede, tu vai in bagno e datti una sciacquata, qui ci penso io".

Presi velocemente dall'armadio della biancheria pulita, una maglietta e un telo e andai in bagno.

Aprii il getto della doccia, fermai i capelli in una coda e mi sciacquai rapidamente sotto l'acqua tiepida.

Uscita, mi asciugai con l'asciugamano e mi rivestii.

Tornai in camera.

Charles era alle prese con il mocio, mi proposi di dare una mano, ma lui, ovviamente, me lo impedì.

Così, andai i cucina e bevvi un bicchiere d'acqua molto lentamente, in modo che non mi venisse di nuovo da rimettere.

Dopo poco, mi raggiunse Charles.

"Si deve solo asciugare per terra, poi possiamo tornare a dormire"

"Va bene, grazie Charles, sono mortificata"

Lui mi prese dolcemente le mani e le strinse nelle sue.

"Cécile, non fa niente, deve essere stato un sogno orribile per farti reagire il quel modo"

"Già, c'eri tu, ma assomigliavi più a Josh, non so bene come spiegarlo..."

Mi mancò un attimo il fiato, erano immagini e pensieri confusi nella mia testa.

Charles, in un batter d'occhio, mi abbracciò il più stretto possibile.

Sprofondai nel suo petto. Feci due grandi respiri, e i polmoni ripresero a funzionare a un ritmo normale.

"Chéri, mi dispiace tanto che tu debba sopportare tutto ciò, ma ricordati che è tutto finito, Josh non è più un problema, lo hai denunciato, e ora avrà quello che si merita"

Mi strinse ancora più forte, e mi tenne abbracciata. Voleva farmi sentire protetta.

Dopo un po' di minuti mi lasciò.

I suoi occhi brillavano come due diamanti, erano rassicuranti.

"Torniamo a dormire?"

Annuii, lui mi tese la mano e mi alzai dallo sgabello, poi tornammo in camera.

Ritornata a letto, cercai subito l'abbraccio di Charles, che ovviamente venne ricambiato.

Mi circondò con le sue braccia, mi attirò a sé, e poi mi lasciai trasportare dalla serenità che ora giaceva nei miei pensieri, per cadere in un sonno tranquillo.

Ti amo da qui a Maranello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora