cap XXIV Tutto finito

395 13 2
                                    

La mattina seguente, ci svegliamo con molta calma.

Trovai Charles già in piedi, anzi, per terra mentre si sosteneva sulle braccia e faceva i piegamenti.

A ogni flessione, i muscoli dei dorsali erano ben visibili,  (ovviamente era senza maglietta). Le vene sulle mani si irradiavano su tutto l'avambraccio.

Dopo una serie da venti, si tirò su. Notò la mia faccia imbabolata.

"Ne ho fatte duecento in serie da venti"

La mia espressione divenne ancora più indescrivibile di prima.

"Tu sei matto"

"Nah, sono solo estremamente muscoloso" mi rispose, facendomi vedere il suo bicipite allenato.

Mi alzai solo dopo un quarto d'ora, feci una colazione leggera, calcolando che un paio d'ore dopo avremmo dovuto pranzare.

"Come ti senti chéri?" mi chiese Charles, riferendosi a ciò accaduto la sera prima.

"Bene, solo un po' debole"

"È normale, qui ci vuole un pranzo nutriente"

Ma di nuovo, si propose il problema della sera prima. Charles non aveva fatto la spesa, e ovviamente, non c'era nulla da cucinare.

"Chéri, vieni con me a fare la spesa?"

"Va bene, dammi dieci minuti, mi preparo"

Aprii l'armadio e ne tirai fuori un jeans e una maglietta nera.

Andai in bagno e mi cambiai velocemente, spazzolai i capelli e lavai i denti. Infine presi una borsetta, ci misi dentro il telefono e la infilai a tracolla.

Usciti di casa, entrammo in macchina e partimmo.

L'unica cosa di cui Charles poteva lamentarsi di casa sua, era la lontananza dal centro, quindi anche la notevole distanza dai negozi.

Per arrivare al supermercato, ci mettemmo più o meno dieci minuti.

Scesi dall'auto ed entrammo dalle porte trasparenti automatiche.

Charles tirò fuori dalla tasca un piccolo foglio, era una lista.

Sbirciai per leggere quello che era scritto al suo interno, ma, sinceramente, non capii un granché.

"Charles ma che hai scritto?"

"Non si legge? È la lista della spesa"

Scrutai di nuovo il foglio e osservai attentamente la prima riga. C'erano degli scarabocchi che assomigliavano a delle lettere, che avrebbero dovuto comporre la parola "Latte", se le mie ipotesi erano corrette.

"Cha' ma l'hai scritta mentre eri in gara?"

"No, perché?"

"Ma non si capisce niente!"

"Oh, sì lo so, la calligrafia non è una cosa in cui sono portato"

"Eh, l'ho notato"

Detto ciò, prendemmo un carrello, e ci avventurammo tra le varie file di scaffali.

Mi stupii molto del rispetto dei tifosi verso Charles.

Alcuni ci indicavano e vedevo con la coda dell'occhio che ogni tanto ci scattavano qualche fotografia, ma nessuno lo fermò o gli chiese un autografo.

Ogni tanto lo salutavano, e lui con un grande sorriso scuoteva la mano, ma nulla di esagerato.

Dopo un'oretta di camminata tra le corsie, il carrello era pieno e ci dirigemmo in cassa.

Ti amo da qui a Maranello Where stories live. Discover now