Umberto 2.4

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«no, di nuovo!» Urlò sfinito il maestro Montesso.
«Un momento» mi accasciai sul pavimento, era letteralmente la nona volta che provavo la coreografia.

Ma né per il maestro, né per me era buona per svolgerla in puntata.

«Tieni» il professionista Luca si avvicinò passandomi una bottiglietta d'acqua che presi senza ribattere.

Il rumore della porta della sala mi fece alzare, me ne pentii poiché un giramento di testa si presentò.

«Stai bene?»

«Sì, è stata una brutta idea quella di alzarmi di scatto» ringraziai Luca e poi capii che la mia fine era vicina.

«Buongiorno» la voce della maestra arrivo alle mie orecchie con il solito tono autoritario e statico

«Salve» dissi riprendendo fiato.

La Celentano prese una sedia e si accomodò dinanzi agli specchi.
«Allora? Come va?»

«Eh potrebbe andare meglio, ma brigitte non è il massimo oggi»

Aveva ragione il maestro Montesso, non riuscivo a gestire la mia vita e le vicende accadute influivano negativamente con la mia professione.
Le emozioni avevano il pieno controllo della mia mente.
Avrei dovuto chiarire questa cosa con matteo, così che i miei pensieri potessero essere privi di preoccupazioni.
Dovevo riprendermi.
Matthew non poteva avere questo potere su di me, non aveva diritto di domare il mio cuore.

«Cosa sentono le mie orecchie! È vero, Brigitte?»

«Può sempre andare meglio,ma oggi sono un po' assente» ammisi più a me stessa che alla maestra

«Mi fai vedere la coreografia?»

«Certo, adesso è persino completa»

«Perfetto, così posso dare un giudizio complessivo sulla tua esibizione»

Il maestro mise la musica e come ogni pezzo, mi misi nella posizione iniziale.
Cercavo di stare attenta ai giri, ai salti non atterrando sui talloni.

Stesi le ginocchia come mio solito, misi i glutei dentro e le spalle verso il basso.

« attenta al Grand Jeté, si chiama così perché deve essere grande Brigitte!»

La musica terminò e ritornai alla realtà.

«Allora dimmi Brigitte, questo pezzo esattamente cosa raffigura?»

«Mi trasmette un senso di libertà» entrai in apnea e caddi a peso morto sulle mie stesse ginocchia.

«Allora perché porto un macigno sulle spalle, ricordati ciò che trasmetti è la tua anima.
Il tuo cervello è legato al tuo corpo»

«lo so che questa coreografia si basa sulla stesura delle punte, l' En dehors e la schiena.. magari avrò sbagliato qualcosa però-» non mi diede il tempo di finire che subito parlò da sopra.

«Comprendi ciò che ti dico, il problema non è la parte tecnica.
Anche perché la coreografia non è tutta questa difficoltà, i giri in attitudine sono perfetti...
Ma c'è quella parte che manca, è lo stesso discorso della settimana scorsa! Sei sempre e solo concentrata sulla tecnica, sul fare bene le cose!»

Ero sorpresa dalle sue rivelazioni, era un insegnante di danza classica e mai mi sarei aspettata un suo discorso motivazionale.
Non era per niente normale, quando arrivava il peggio?
Nessuna sfuriata? Nessuna diagonale? Nessuna sbarra? Perché in Accademia era così, sbagliavi? Cento piroette e così via.
Era un incentivo per memorizzare i passi, almeno così lo definirono.

La maestra fece un cenno e congedò Montesso e il professionista, che in silenzio andarono via.
Immaginai la loro soddisfazione ad avermi lasciata sola alle mie stesse punizioni.

«Devo rifarla?» Domandai

«No, è evidente che a stento riesci a tirarti in piedi,ma vorrei che tu ci concentrarsi.
Il mondo della danza è duro, questo lo sai bene ma i risultati saranno strepitosi.
Voglio anche che tu rifletta sulle tue stesse emozioni, che sgombri un po' la mente dai cattivi pensieri.»

«Ha ragione, non accadrà più. In puntata darò il mille per cento, vedrà i miei risultati »

«Lo spero tanto, adesso rientra in casa e riposati, non voglio che nessuna giovane rockstar ti rovini il riposo.
Sai a cosa mi riferisco vero?»

Rimasi senza parole e ridacchiai nervosa, in realtà ero molto imbarazzata dalla situazione.

Annuii.
«Certo maestra. Le auguro una buona giornata» presi il borsone e sgattaiolai al di fuori della sala numero dieci.

«Che tempismo perfetto»

Non mi voltai, poiché sapevo di chi si trattasse.

«Vai a casa anche tu?» Domandò mentre mi affiancó chiudendosi la felpa con la zip , dallo stile capii che era di Holy Francisco, i due erano molto amici.

«Mi sono beccato una bronchite»

«Ne sei anche sorpreso?» Risposi accelerando il passo.

«Oggi mi mancava casa, la mia famiglia e quella odiosa di mia sorella, fino a qualche mese fa a stento riuscivo a sopportarla. Adesso mi manca da morire.
Poi mi sono ricordato di te, del tuo profumo che hai solitamente e la mia casa è passata in secondo piano.»

Non risposi subito alla sua confessione ma lasciai al mio cervello di elaborare.

«Non giocare con i miei sentimenti, perfavore. Non farlo» mi fermai a pochi passi da lui.

«Stammi lontano, non essermi amico! Non provi niente per me? Bene, ma non fare l'ipocrita ritornando indietro sui tuoi stessi passi, commettendo il doppio dei tuoi sbagli.» E ripresi a camminare

«Io ho bisogno di tempo per capire!"

«Capire cosa!? Vuoi vedere chi bacia meglio fra me e lei matteo? Per me, tu hai scelto lei.
Sin dall'inizio è stata lei la tua scelta, il modo in cui vi guardavate rivelava tutto, sono stata io la stupida a non averlo capito prima.
Non negherò mai che le tue parole mi facciano bene, che la tua compagnia è stimolante per me, perché sarebbe un torto alla mia dignità »

«Se la mia presenza ti fa stare così bene, allora permettimi di essere tuo amico! non creare un muro con me, parlami di tutto ciò che vuoi, puoi farlo!»

«Io non posso! Non c'è la faccio ad averti intorno mentre smanetti la tua voglia di amare un'altra persona che non sia io!
Scusami matteo, ma io non posso esserti amica» e mentre strinsi i denti, entrai in casetta.

Percepivo il sangue percorrere il mio corpo a causa dei nervi e cercai di reprimere l'ennesimo crollo emotivo.

Allontanai le voci di tutti e mi chiusi nella mia mente, con i tormenti che non fecero altro che ripetermi:

In che guaio ti sei cacciata?

N/A
Buonasera miei cari lettori, come va?

Atelofobia// Amici23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora