Umberto 2.7

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Entrai in sala dieci e salutai la mia maestra.
«Buongiorno»

«Allora il tuo desiderio è stato espresso, cosa dice la lettera?»

Sventolai la busta blu davanti ai suoi occhi e dopodiché iniziai a leggerla.
«Ovviamente accettiamo il compito, io personalmente non rifiuto nulla perché sostenuto che tutto faccia cultura e ti farà soltanto del bene.
Todaro dovrà capire la tua immensa versatilità.
Guardiamo la coreografia»

Appena lo schermo si illuminò, guardai il suo volto neutro e sorrisi, contenta di come stava procedendo le lezioni.
«Un bel tango argentino, sono sicura che lo farai benissimo.
Ovviamente poi dovrai passare dalla costumista nei giorni avvenire, la contatterò io stessa per farti recapitare il miglior vestito.»

«La ringrazio»

«Dato che sono qui, puoi farmi vedere la coreografia che stai preparando con Elena?»

«Heels?»

«Proprio così»
Dal mio borsone presi i tacchi e in fretta li indossai ritornando al centro della sala mentre la maestra aveva provveduto per la musica.

«Quando vuoi»

Feci un piccolo cenno con il capo e la musica invase la sala.
Preparavo la coreografia da tre giorni circa, avevo finito di impararla e mancavano soltanto delle piccole correzioni per finalizzarla.
Tutto questo in compagnia della bellissima Elena, lavorare con lei era molto entusiasmante.

Amavo questo stile, anche se non lo praticavo mai.
Era sensuale, tutti i movimenti erano legati fra loro, fluidi ma decisi così da poter convincere il pubblico.
E io, ero nata per attirare l'attenzione.
Era una delle cose che mi riusciva con poco, senza neanche impegnarmi più di tanto.

Misi male un piede e caddi sulla mia stessa caviglia e precisamente in quel momento mi spaventai moltissimo.

Ballerini bravissimi avevano rinunciato alla propria dedizione, alcuni avevano persino smesso di ballare.
A me non poteva mai succedere, cosa avrei dovuto fare se avessi smesso di ballare?

Non era una domanda da porgersi.

«Scusi, la rifaccio.» Provai ad alzarmi ma un lamento uscì dalla mia bocca.

Allora tolsi i tacchi immediatamente e con fatica mi misi in piedi.

«No.
Non la rifai,Va bene così, hai fatto un bel lavoro. Mi piace moltissimo.»

«Ma.. ho sbagliato»

«Non hai sbagliato, ti sei fatta male.
È una cosa ben diversa brigette, sbagliare è quando dimentichi qualche passo, non fai bene un movimento.
E invece, l'hai fatta benissimo ma sei caduta non perché tu non sia una brava ballerina»

«Allora perché..?»

«E te lo chiedi pure? Il tuo sguardo ha il terrore di qualcosa più grande di te e di certo non è la danza.
Ti avevo già detto che quando balliamo il nostro corpo emette emozioni e ti parli chiaro, anche senza volerlo.
Adesso ascoltami, per oggi basta così. Sei giustificata in tutte le lezioni della giornata e ci rivedremo domani per controllare la caviglia, con un medico.
Ti faccio portare del ghiaccio in sala relax»

Sorrisi e la ringraziai, prendendo le mie cose e camminando normalmente.
Ma appena la porta si chiuse alle mie spalle iniziai a lamentarmi del dolore persistente.
Raggiunsi la sala sette zoppicando mentre le paranoie mi invasero la mente.

Non doveva succedere, che stupida che ero stata.

Mi sdraiai sulla gradinata mentre le mie lacrime iniziarono a bagnare le guance.

«Ei» la voce di Maria mi giunse alle orecchie, sempre nel solito modo.

«Non penso che mi abituerò a questa cosa» ridacchiai.

«Perché sei triste?»

«Non sono triste, sono delusa da me stessa.
È la prima volta che mi succede nella mia vita, accade proprio qui. sinceramente mi reputo un grand sfigata.
Non lo accetto Maria, io non posso sbagliare.
Non ero concentrata, stavo pensando a qualcosa che adesso neanche ricordo.»

«Qualcosa o qualcuno?» Sorrisi alla sua domanda, perché ormai era evidente persino ai muri che mi piaceva Matthew.

«La risposta già la sai»

«Sai brigette, a volte le cose succedono anche senza pensarci a fondo.
Siete sei ragazzini alla fine, vivere la vita è bello»

« a diciassette anni si è Ragazzini, non a ventitré»

«Non devi assolutamente essere affranta da queste situazioni, era questo che volevo farti capire»

«Penso che lo capirò a lungo andare»

«Il ghiaccio sta arrivando.
Io ti devo lasciare, ma ti parlerò dopo,stanne certa. Non mi sfuggi»

Ridacchiai e la salutai, appena la porta si aprì capii che non avevo più via d'uscita.

«Il ghiaccio è per te?» Matteo si avvicinò.
«Mi avevano detto che era per una bella ragazza»

«Avevi pensato alla tua ragazza?» Alzai lo sguardo mentre lui si sedette al mio fianco, mi posizionó la busta del ghiaccio instantaneo sulla caviglia e lo ringraziai.

«Sono felice per il tuo pezzo» confessai, era la verità.

«Lo so, il tuo corpo non mente con me.
Ma il tuo orgoglio ha la meglio.»

«È il minimo»

«Ti fa male?» Domandò

«Si, fa male»

«Non mi riferivo alla caviglia, brigette»

«Neanche io» tirai un mezzo sorriso.

Ci guardammo per svariati minuti.
«Mi piacciono da morire i tuoi occhi»

«L'hai detto anche a Valentina?»

«Sei gelosa?»

«Da morire»

Ridacchiò.
«Sto ritornando in casetta, vieni con me?»

«Si, sto morendo di fame» mi alzai e appena misi a terra il piede mi lamentai.

«Cazzo, non è possibile » biascicai.

«C'è solo un modo allora»
Lo guardai torvo, non avevo ben capito.

«Vieni sulla spalle Brigitte »

Mi allontanai da lui zoppicando, facendo di 'no' con il dito indice.

«Non ti faccio cadere! forza, vieni!»

«Preferisco continuare zoppicando che farmi portare da te!»

Rimasi zitta,cercando raggiungere la porta ma affaticata mi voltai verso il ragazzo che con le braccia conserte e un sorriso sfacciato si avvicinò.

«E va bene, ma fino in camera mia!»

«Tutto il servizio completo »

Si abbassò lievemente per permettermi di salire, legai le gambe al suo bacino e le braccia al suo collo e prese la strada per rincasare.

«Com'è il mondo visto dalla mia prospettiva?»

«Non fare il bambino, non cambia assolutamente nulla»

«Quanto sei antipatica in questi giorni »

«Chissà perché, fatti due domande »

«Se lo facessi, avrei un miliardo di risposte diverse, non so quanto mi farebbe comodo »

«Posso capirti »

«lo so bene»

Non risposi, mi concentrai sul suo profumo.
Era sempre lo stesso, ma ormai non era solo nostro.
Ma di qualcun'altro.

N/A
Buona sera miei cari lettori! Come va il nostro sabato?
Da me diluvia da tutto il giorno, mi sono limitata al mio netlix and chill, più la stesura di alcuni capitoli.
E così, vi ho aggiornato.
Non siate silenziosi, vi piace?

Atelofobia// Amici23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora