Roccia...

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Mi riprendo quasi immediatamente, scacciando via quel pensiero e rendendomi consapevole dei binari paralleli su cui stanno correndo mente e cuore. Sono ancora io. Sono ancora concentrata sui miei obiettivi. Nessuna distrazione è contemplata, cerco di ripetermi.

Mi piace stare in compagnia di Manuel, potrebbe diventare un amico come lo è Stefano, ma niente di più. Non ora e, forse, neanche dopo. Lui ha già le proposte per giocare in altre squadre in Europa e io non trascorrerei la mia vita all'ombra di un ragazzo. Io vorrei realizzare i miei obiettivi. Prendo per mano Chiara e saliamo a due a due i gradini per accedere all'atrio.

"Ho bisogno di un altro caffè!"

"Ti accompagno" la assecondo e proseguiamo dritte per poi svoltare a destra e arrivare al bar, dove Maria è già indaffarata a servire gli ordini.

"Buongiorno" esordisco mandandole un bacio con la mano che lei ricambia.

"Allora Bren...non devi raccontarmi nulla?" Chiara, a braccia conserte, prende ad esaminarmi con quell'espressione maliziosa che sfoggia quando vuole mettermi alle strette.

"Cosa vuoi sapere?" dico stando al gioco.

"Cosa avete fatto ieri?" chiede facendomi il solletico.

"Smettila, smettila" mi piego in due cercando di fermarla "abbiamo studiato. Cosa dovevamo fare?"

"Solo studiato? Niente piccola fuga romantica nella tua stanza per esplorare..."

"Chiara!" la interrompo. Lei scoppia a ridere.

"Ok, la smetto, solo perché mi fai pena..." a quel punto prendo io a farle il solletico, finché non entra il professore di storia e filosofia che ci rivolge uno sguardo interrogativo.

"Noi andiamo" pronunciamo all'unisono, dimenticando il nostro caffè e ricomponendoci mentre lasciamo il bar alle nostre spalle.

"Be', niente caffè? Ci ero abituato..." dice Stefano seduto al suo banco, accanto al mio, con espressione imbronciata e delusa per non aver ricevuto la sua dose energetica mattutina.

"L'abbiamo dimenticato, diciamo che è colpa di Chiara, come al solito" la prendo in giro.

"In realtà il professore è entrato mentre tu stavi facendo il solletico a me" puntualizza.

"E si è eccitato?" io e Chiara lo guardiamo sbalordite e raccapricciate all'idea. Ci scambiamo un'occhiata complice e lo circondiamo, iniziando a fargli il solletico tra le costole, proprio dove lo soffre lui.

"D'accordo, d'accordo finitela" dopo averlo visto abbastanza in difficoltà, mi stiracchio, con la sensazione di avere del sonno arretrato che pesa sulle mie palpebre che a quell'ora si chiuderebbero volentieri.

"Buongiorno a tutti" cinguetta Natalia sventolando dei fogli in mano, mentre sfodera le sue pose da diva, mettendo in mostra il suo giornaliero completo firmato, total white, neanche fosse invitata ad un matrimonio.

"No, non ce la faccio" ammetto chinando la testa sulla spalla di Stefano che mi cinge le spalle aggiungendo un: "Roccia" e scoppio a ridere. Dice roccia ironicamente, assumendo un aspetto serio, quando vuole essermi di conforto. Vedo entrare Manuel in quel momento, dopo aver salutato dei ragazzi con cui ha scambiato un saluto in codice dandosi il cinque e poi facendo incontrare i rispettivi pugni. I suoi occhi si soffermano su di me, poi su Stefano e di nuovo su di me. Mi accorgo di essere ancora abbandonata alla spalla di Stefano e che il suo braccio circoscrive le mie spalle, mentre distrattamente, con l'altra mano, risponde a dei messaggi di Irene. Non so bene per quale motivo ma mi scosto immediatamente da lui, come se mi senta in colpa. E poi in colpa per cosa? Non mi spreco in altre domande visto che in quei giorni non sono in me.

"Ho la vostra attenzione?" continua Natalia, continuando ad agitare quello che ha in mano e che nessuno ha la benché minima curiosità di scoprire di cosa si tratti.

"Bene" aggiunge continuando la sua commedia. Mi guardo intorno e ancora nessuno le sta prestando ascolto, Manuel è andato a sedersi in fondo, al suo posto. Da quando seguo ogni suo movimento? Devo rimediare o sarei finita anch'io nella schiera delle sue spudorate ammiratrici. "Ho qui la brochure per la festa del ventuno marzo. Come sapete tutti, quel giorno entrerà la primavera e come da tradizione al liceo daremo una festa riservata solo alle classi quinte. Ovviamente, non ringraziatemi che ve lo dica in anticipo" fa una pausa e nessuno si spreca in sguardi adoranti o strabordanti di gratitudine. In realtà so che Chiara, molto probabilmente, starà già fantasticando su cosa indossare e, come previsto, non devo aspettare molto per sentire il suo commento al mio orecchio. La sento sporgersi leggermente dal suo banco verso di me.

"Non lo darò mai a vedere, ma questa volta ci ha fatto un favore. Ho poco più di un mese per trovare l'abito adatto e voglio che Alessandro resti a bocca aperta quando mi vedrà" bisbiglia e sorrido, divertita dalla sua fantasia.

"Sarà una festa a tema" continua con la sua voce acuta, tipica di chi sa ora di avere in pugno la nostra attenzione "l'ho proposto personalmente: sarà una festa in pieno stile Ottocento inglese" conclude rifilandomi un'occhiata come di chi ha vinto la sfida. Sono stupita ma mi sforzo di non darlo a vedere, facendo nuovamente appello a tutto il mio autocontrollo che sto mettendo a dura prova in questi giorni. Non posso crederci, perfino nella proposta di una festa a tema deve ricorrere alle mie idee.

Ricordo esattamente il momento in cui ad inizio anno, mi aveva accompagnata in classe Raul, uno dei tre rappresentanti di istituto, insieme a Natalia e Sofia (del IV C), e avevamo parlato delle feste che avrebbero reso memorabili il nostro ultimo anno, solo che mancava l'idea per quella di primavera ed io, che ero entrata in fissa con Jane Austen e i film tratti dai suoi libri, avevo proposto scherzosamente una festa a tema Ottocento, con tanto di abiti, carrozze su cui scattare foto ricordo, improvvisando una vera e propria photo call, ma il suono della campanella ci aveva allontanati e non eravamo mai tornati sull'argomento.

"L'epoca vittoriana. Mio padre ci ha messo a disposizione la magione di famiglia, sarà tutto perfetto!" cinguetta.

"Cosa sarà perfetto signorina Mei?" dietro di lei la professoressa Lindsey si palesa fulminandola con lo sguardo.

"Ehm... la festa di primavera per le classi quinte..." articola balbettante.

"Ah mi fa piacere che abbia trovato qualcosa che la entusiasma, perché Virginia Woolf non le ha fatto simpatia neanche un po'" il suo tono è misto tra il severo e l'ironico. Ma Natalia non è divertita, anzi è come se le fosse caduta improvvisamente una pioggia ghiacciata addosso e dovesse rinunciare alla - più che consistente - paghetta settimanale che spende esclusivamente in borse, scarpe e capi firmati.

"Ma come? Avevo studiato tanto" piagnucola.

"Fila a posto, forse dovevi studiare di più, visto che anziché rispondere alle domande di Una stanza tutta per sé hai trattato un'opera completamente diversa. Forse stai pensando a troppe cose contemporaneamente e non tutte sono quelle giuste su cui soffermarsi ora, a un passo dalla maturità" la rimprovera la Lindsey.

" Professoressa, ha già corretto i compiti?"deduce Chiara.

" Sì, siete il mio unico quinto quest'anno, per cui vi darò la priorità nella correzione dei compiti" specifica. Dopo l'appello e le firme elettroniche ci chiama ad uno ad uno per riconsegnarci i compiti.

Stefano è soddisfatto, Chiara esulta perché la sua media è salva, io ricevo i complimenti della professoressa per la mia originalità nell'interpretazione del saggio, in particolare per averlo definito come un pomeriggio trascorso a parlare con una vecchia amica, mentre consumavamo un tè, sedute sul prato, a passeggio lungo il fiume dove ascoltavo rapita il flusso dei suoi pensieri. Questo sotto uno sguardo truce di Natalia che non sopporta di essere stata scavalcata. Ma non si rende conto che si scavalca da sola nel momento esatto in cui si mette in competizione con chiunque? Quando ognuno di noi ha finalmente visto il compito, la Lindsey non si dimentica di Manuel e non appena si rivolge a lui, Natalia apre bocca sbracciandosi tanto da far cadere l'astuccio, diario e libri dal tavolo.

Un amore da serie AWhere stories live. Discover now