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"E mi sbagliavo?" con la punta della lingua, stuzzico le sue labbra che non impiegano molto ad avvolgere le mie. Manuel lo prende come un via libera per sfogare tutto quello che aveva trattenuto. Ed ecco che le sue mani si muovono sulle mie curve, non riesco a frenarlo. Potrebbe tornare mia madre da un momento all'altro, così come scendere mio fratello anche per prendere un bicchiere d'acqua. Ma ne voglio di più.

Voglio sentire il suo desiderio insinuarsi dentro me, voglio sentire la forza delle sue mani sul mio corpo. Mi siedo a cavalcioni su di lui, mi guarda sorpreso, ribalto in un attimo le nostre posizioni. Slaccio i suoi jeans, lo voglio adesso, giusto il momento per soddisfare il mio desiderio. Sorride mentre continua a baciarmi e mi fa esplodere di piacere. Chino la mia fronte su di lui. Sono stremata, ogni volta che finisco per averlo dentro di me, ogni volta che finisco per fare l'amore con Manuel, mi sembra di essere troppo piccola per contenere la grandezza della voglia che ho di lui, per sopportare la frustrazione che cresce sempre più finché non soddisfa la mia libido.

"Mi stupisci sempre di più Brenda Levi" dice baciandomi sulla fronte. Sto per rispondere quando sento lo sportello di una macchina chiudersi. Mi volto verso la finestra, alle mie spalle, è mia madre. Mi alzo immediatamente, Manuel più in fretta che può si allaccia i pantaloni e ci avviamo verso la porta, fingendo di salutarci.

"Allora a domani" apro il portone e troviamo mia madre intenta a inserire la chiave nella serratura. Mi fingo sorpresa di vederla.

"Ah finalmente sei uscita dalla tua stanza" sorrido, nervosa.

"Buonasera Jane..."

"Ciao Manuel, ti fermi a cena?" ci scambiamo un'occhiata, entrambi in imbarazzo.

"Ehm no... io..."

"Lui stava andando" concludo.

"Sì, sono venuto a vedere come stava Bren. Non mi rispondeva, così..." è impacciato, io sono impacciata. Mi scorrono in mente gli attimi appena trascorsi e averlo vicino non mi aiuta a calmarmi.

"D'accordo vado..."

"Ook" commenta mia madre "in bocca a lupo per domani" aggiunge.

"La ringrazio" accenna un sorriso.

"Lo accompagno all'auto" fuggo dietro Manuel per non destare ulteriori sospetti con il mio atteggiamento. Mi hanno sempre detto che dai miei occhi traspare tutto, per cui non so fino a che punto avrei nascosto il mio disagio. A ripensarci, non mi sembra possibile che io abbia appena fatto sesso con Manuel sul divano.

"Ci vediamo domani" mi alzo in punta di piedi. Siamo davanti alla sua auto, lui fa per aprire lo sportello.

"Alle sette" dice sulle mie labbra.

"Alle sette" ribatto. Il nostro bacio si prolunga. Doveva essere un bacio di saluto, ma ora sta diventando l'inizio di un incendio che sento nuovamente scoppiare dentro di me, un incendio che si sta replicando tutte le volte in cui siamo insieme. Come se fosse inevitabile che finissimo l'uno nel corpo dell'altra, come se non potesse essere altrimenti, come se stessimo recuperando tutto il tempo in cui, dal momento in cui ci siamo incontrati, trovati, nonostante lo abbia negato a me stessa a lungo, non ci siamo saziati l'uno dell'altra.

"Credo che se non me ne vado proprio ora, ti costringerò a chiedermi di restare... di venire a dormire da te" sussurra malizioso al mio orecchio, fingendo di darmi un innocuo bacio sulla guancia.

"E come mi costringeresti?" non faccio a meno di chiedere, rispondendo al suo gioco. Sorride.

"Più o meno così..." mentre si accinge ad aprire con una mano la portiera dell'auto a cui sono appoggiata, infila, con disinvolta maestria, l'altra nei miei slip. Sgrano gli occhi, come può farlo così, davanti a tutti? Porto istintivamente la mano sulla sua per bloccarlo, eppure, quando continua, quasi sfidandomi, a solleticare il mio desiderio che mi fa aggrappare al suo braccio, non riesco a impedirglielo. Inizia tutto con quel brivido, e forse è stato sempre così. La curiosità di scoprire perché mi abbia provocato quella affascinante sensazione che aveva saldato a poco a poco la mia anima alla sua dal primo momento in cui è entrato in aula e dunque nella mia vita, mi tiene ancora soggiogata a lui e solo a lui. L'unico che mi faccia sentire me stessa e che contemporaneamente mi accompagna alla scoperta di chi stia diventando.

"Vattene via" dico sazia e imbronciata. Dopotutto non accetto ancora il fatto che abbia tutto questo controllo su di me. Sorride divertito infilandosi nell'abitacolo. Chiudo lo sportello, compiaciuta di averlo fatto come per mettere il punto su come sia ingiusto che faccia appello all'effetto narcotico che ha su di me. Abbassa il finestrino.

"Me lo dai un bacio?"

"Non credo che te lo meriti" dico chinandomi verso di lui.

"Mi farò perdonare allora..."

"Fila dritto a casa" lo ammonisco sorridendo.

"Agli ordini..."  divertita lo seguo finché non svolta l'angolo. Manuel.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora