Gelosia inaspettata

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"Aspetta lì, arriviamo..." non se l'è bevuta. Mi siedo sulla panchina in legno che abbiamo in giardino, potrei ripassare storia, ma non ho nessuna voglia. Non con quel sole che mi solletica il volto e a cui non riesco a resistere, anche se, quell'anomalo e improvviso calore, inaspettato e precoce, mi fa venire in mente un'altra questione: il cambiamento climatico.

Ma cosa posso fare più di limitare l'uso della macchina, non fumare, non spendere soldi in vestiti che indosserei solo una volta? Io sto cercando di fare del mio meglio per la mia quota di salvaguardia dell'ambiente. E spero che, il buon senso, porti chiunque a fare del suo. A proposito di vestiti, devo ancora provare l'abito che Nahoko mi ha fatto portare a casa e che Chiara, la sera prima, ha sistemato in camera mia.

Chissà se potrò andare alla serata di sabato con la distorsione... certo è che, se non ci vado, la do ancora vinta a Natalia. Ora sto persino pensando come lei... Scuoto la testa, prendo il libro di storia e ripasso.

Quando arriviamo a scuola, mio fratello raggiunge i suoi amici e io mi dirigo verso la scala dell'ingresso principale.

"Brenda!" mi volto. È Raul.

"Ehi!" mi abbraccia calorosamente e ricambio con affetto.

"Vai in classe?" annuisco. Lui si propone di accompagnarmi, anche se la sua aula si trova nell'ala opposta.

"Allora, contenta che abbiamo approvato la tua idea?" chiede entusiasta.

"La mia idea?" ribatto divertita.

"Sì, ti ricordi? A inizio anno, quando stavamo parlando della festa di primavera dei quinti e tu mi hai suggerito l'Ottocento, perché stavi leggendo i romanzi Regency" scoppio a ridere davanti alla sua aria confusa.

"Sì, sì, mi ricordo" lo rassicuro.

"Quindi ci verrai?" siamo davanti alla 5 ^ E, la mia classe e cerco di individuare se Manuel è dentro, ma non vedo né lui, né Stefano, né Chiara. E quando torno a guardare Raul mi rendo conto che è in attesa di una risposta.

"Oh... ehm... se ci arrivo intera" dico con tono ironico, ma lui non capisce e aggrotta la fronte. Mi sollevo il lembo del pantalone e gli mostro la fasciatura. In quel momento scorgo Manuel, Stefano e Chiara arrivare. Rivolgo un sorriso caloroso a tutti e tre.

"Ah, non lo sapevo. Quando è successo?" di nuovo non riesco a rispondere a Raul, perché la mia attenzione si proietta totalmente su Manuel, che non ricambia il saluto con lo stesso entusiasmo. Scruta Raul dalla testa ai piedi e si ferma a parlare con un ragazzo - che non mi sembra di conoscere - che lo saluta calorosamente.

"Bren" mi sollecita Raul.

"Ieri, dovrei recuperare tra un paio di settimane. Comunque, sì, credo di esserci..." rispondo distratta.

"Se ti fa stare più tranquilla, posso propormi come tuo personale bodyguard fino ad allora... così posso assicurarmi che ci verrai con me" scoppio a ridere, ma lo sguardo di Manuel mi costringe a tornare seria, come se assorbissi il suo stato d'animo.

"D'accordo, ci penso" ribatto reggendo il gioco.

"È solo che volevo essere il primo a chiedertelo" ammette con un tono di voce che si è abbassato, come se stesse rivelando un'altra verità implicita.

"Se verrò ti farò sapere Raul, ora devo andare. Ho un'interrogazione."

Ci salutiamo e, prima che entri, Manuel mi blocca l'ingresso. Lo guardo con aria interrogativa. La gentilezza di ieri è praticamente scomparsa e sembra quasi più scuro in volto.

"Non dovresti sprecarti in confidenze inutili" esordisce. Non capisco.

"Come?" chiedo con un tono quasi impercettibile.

"Hai capito benissimo" sembra che ci sia disprezzo nel suo tono di voce.

"Non so che ti prenda, ma io, giusto per puntualizzare, sono libera di sprecarmi in confidenze con chiunque voglia, ammesso che questa sia un'espressione adeguata quando si parla di un amico. Raul è un mio amico" specifico "ma anche se non lo fosse sarei comunque libera di comportarmi come voglio e di dare confidenze a chiunque voglia!" ribatto a denti stretti. Se scorgo segni di cedimento da parte della sua espressione dura sul suo volto, fino ad un attimo prima contratto in smorfie di disapprovazione, io sento montare dentro un fuoco che devo liberare in qualche modo.

Faccio cadere la cartella sul mio banco, attirando l'attenzione di Stefano che mi guarda preoccupato e, assicurandomi che non ci sia il professore nei paraggi, mi dirigo alla scala antincendio. Devo prendere aria. "Bren!" Chiara mi sta seguendo, ma non voglio fermarmi. Spalanco con forza la porta che mi fa accedere all'aperto e respiro come se fossi rimasta in apnea per ore.

"Bren, io so perché ti ha trattata in quel modo."

"Non ha il diritto, chi è? Chi è per dirmi a chi debba dare confidenza o meno? Non lo conosco neanche da un mese!" urlo, sono furiosa. Cerco di calmarmi, inspirando ed espirando.

"Hai ragione, non voglio difenderlo, lui non ha alcun diritto, è solo che Manuel ieri sera mi ha proposto di volerti fare una sorpresa questa mattina. Io lui e Stefano ti saremmo venuti a prendere a casa per andare insieme a scuola. Ma Stefano ha fatto tardi, siamo rimasti imbottigliati nel traffico e siamo stati costretti a venire direttamente qui. E quando ti ha visto con Raul... be' lui non sa che siete amici..." voleva farmi una sorpresa?

Anche se questo mi ha ammorbidita e la rabbia è svanita completamente, non significa che gli avrei perdonato quella scenata. Se si era comportato così ora che ci stavamo conoscendo, cosa avrebbe fatto se fossi stata la sua ragazza? Voleva mettermi le manette? Farmi sentire in gabbia e vivere una relazione tossica? O, peggio, avrebbe alzato le mani?

"Bren..." guardo Chiara "lo sai anche tu che per Raul non sei solo un'amica... e Manuel non è stupido. Se n'è accorto da come ti guarda..." faccio per rientrare, ma mi volto verso di lei per chiudere la questione.

"Questo non significa che debba vantare qualche diritto su di me, come quello di farmi la morale su come comportarmi e con chi" rispondo categorica.

Alla prima ora il prof mi interroga sulla Prima e la Seconda Guerra Mondiale, poi procede chiamando altri membri della classe. L'ora sembra interminabile, anche per me che ho già svolto l'interrogazione, perché per osmosi assorbo tutta l'ansia di Chiara che, dietro di me, non smette di pregare perché non la interroghi. Quando suona l'ora si alza ed esulta con un !, ma troppo presto perché il professore non se ne accorga.

"Lenti la interrogo lunedì" la avvisa.

"Avrei preferito oggi, ma va bene" dice con un falso sorriso angelico. Scoppio a ridere.

"Come fai ad essere così... sfacciata?" la riprendo sarcastica. Lei mi abbraccia.

"Non ricordavo una data esatta... una" poi improvvisamente le scompare quel sorriso malizioso dalla faccia.

"Mi sono appena resa conto che passerò la domenica a studiare!" si lamenta portandosi le mani in volto.

"Tranquilla, ti aiuto io" la rassicuro e lei mi stringe in una morsa che non mi fa respirare. Vediamo arrivare Gaetano che ci avvisa che avremo un'ora buco perché non c'è la professoressa di scienze. Dopo un'ovazione della classe, io Chiara e Stefano ci lanciamo uno dei nostri soliti sguardi eloquenti, d'intesa e ci rechiamo fuori dalla classe. Non faccio in tempo ad uscire che Stefano mi preleva con le sue braccia.

"Ma che fai?" chiedo divertita mentre assecondo la sua pazzia.

"Attenzione gente, attenzione, c'è una fanciulla indifesa che non può camminare, attenzione" mi sfotte.

"Finiscila..." dalla spalla di Stefano riesco a scorgere Manuel che ci osserva divertito, con le mani in tasca, e poi si volta dalla parte opposta. Avverto una fitta al petto, ma non posso ignorare il muro emotivo che ho istintivamente alzato davanti a quella prematura e inadeguata scena di gelosia. Se c'era una cosa che non avrei tollerato in un rapporto, era proprio quello.

La possessività, la gelosia, la pretesa di vantare diritti su di me, di elargire i limiti in cui potermi muovere e dunque l'imposizione di ostacoli alla mia libertà da parte di qualcuno. Anche se era qualcuno che amavo. Sapevo che tutto questo non aveva a che fare con l'amore. Lo avevo vissuto e non portava a niente. Se Manuel era quel tipo di ragazzo, buono a sapersi.

Un amore da serie AWhere stories live. Discover now