"Sono venuto a controllare come stavi"

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Quando arriviamo a casa, mia madre, che sta parlando al telefono, si accorge immediatamente della mia andatura claudicante - anche se il dolore è sopportabile, devo abituarmi alla fasciatura che stringe - interrompe di tutta fretta la telefonata e mi segue nel salone, dove vado a sedermi sul divano.

"Perché non mi hai chiamato? Ti sarei venuta a prendere al campo!" dice preoccupata, dopo che le ho spiegato l'accaduto - leggermente revisionato -mentre si appresta a sistemare i cuscini sul divano per farmi stendere la gamba.

"C'era Chiara, mamma" spiego, intollerante a qualsiasi preoccupazione eccessiva.

"Sì, non si preoccupi, era in buone mani" il tono di Chiara è fin troppo allusivo ed io arrossisco.

"E cosa ti ha detto il medico?"

"Il fisioterapista, Mario" specifico "ha detto che è una distorsione e che ci penserà lui a togliermi la fasciatura" concludo con un sorriso per rassicurarla.

"Non posso lasciarvi soli un attimo che..."

"Non è successo niente, poteva capitare" liquido senza dilungarmi in dettagli che arricchiscano e definiscano la dinamica. Sospira.

"Va bene, ora mangiamo" chiosa arresa, ma anche rassicurata dal vedermi sarcastica e per nulla dolorante, anche perché la mia mente torna puntualmente al momento in cui sono finita nella presa solida, vigorosa di Manuel e al nostro quasi bacio. Per non pensare alla sua erezione... scuoto la testa per non ricadere in trance. Contegno, devo rimanere lucida.

Non riesco a starmene ferma e distesa sul divano per più di dieci minuti, per cui raggiungo mia madre e Chiara in cucina, dove devo impormi con tutte le mie forze per dare una mano e non farmi trattare da inferma.

"Queste alette di pollo sono buonissime!" commenta Chiara deliziata, quando finalmente ci sediamo a tavola.

"Concordo" annunciamo in coro io e mio fratello. Suona il campanello. Ci guardiamo tutti negli occhi, come se chiedessimo implicitamente all'altro se stia aspettando qualcuno.

"Ma... aspettate qualcuno ragazzi?" avanza mia madre. Prima che qualcuno risponda, vado nel salone per sbirciare dalla finestra, che ridà sul giardino e sul cancelletto, da cui avevano suonato il campanello. Può essere? Apro il portone, dopo essermi ordinata i capelli allo specchio.

"Ciao" dice ed io già mi ritrovo avvolta tra le maglie del suo profumo e non capisco più nulla. Non avrei mai immaginato che si sarebbe presentato a casa mia a quell'ora.

"Bren, chi è?" Chiara mi raggiunge ed io, dopo un breve stato di trance, torno in me.

"Manuel!" esclama sorpresa quanto me. Mi rendo conto di aumentare il livello di stupore e imbarazzo tra noi quando Chiara farfuglia qualcosa del tipo fallo entrare, Bren, consiglio che recepisco a stento, per via di quel ronzio che distorce le mie percezioni uditive. Poi mi sblocco.

"Entra..." indossa dei jeans neri e una giacca di pelle da cui sbocca il colletto bianco della camicia, ma i miei sensi sono ancora presi dall'aroma dolce che sprigiona la sua presenza e mi accorgo di iniziare ad esserne dipendente.

"Manuel!" esulta mio fratello. Mia madre si alza e si appresta a scostare una sedia dal tavolo, per farlo sedere con noi. Solo allora noto la torta che porta in mano, all'interno di una confezione damascata, che riconosco dove deve averla presa - nella pasticceria più famosa e cara della città.

"Sono contenta di rivederti" lo accoglie.

"Grazie...Jane" dice mentre si fa aiutare da mia madre a sfilarsi la giacca di pelle.

"Ho portato il dolce" me lo porge con tanto di sorriso che mi fa girare la testa, tanto da non vedere l'ora che arrivi lunedì per tornare alle nostre lezioni di greco. Mia madre lo invita ad accomodarsi.

"Non volevo interrompere la vostra cena" aggiunge, sedendosi tra me e Chiara.

"Ma quale interruzione, avevamo finito, anzi, mi spiace non poterti offrire delle alette di pollo" ammette mia madre lanciandoci un'occhiata furtiva, quasi di rimprovero.

"Grazie, ma non avrei potuto accettare" spiega.

"Dieta ferrea da calciatore?" lo stuzzico.

"Petto di pollo e insalata" aggiunge ironicamente sconsolato. Scoppio a ridere.

"Sono venuto a controllare come stavi. Mario mi ha detto che dovrai portare la fasciatura per due settimane" quindi dopo l'allenamento è tornato da Mario per chiedergli di me? Sento il respiro farsi più corto e il cuore accelerare, anzi, quasi impazzire.

"Sì, anzi, grazie ancora..." percepisco lo sguardo di mia madre incuriosita "Manuel era al campo quando SONO caduta" dico con tono di voce crescente, implicitamente gli sto chiedendo di reggere il gioco.

"Sì e ho portato il dolce per dare un lieto fine a questa giornata" commenta con tanto di occhiolino.

"Che pensiero gentile!" aggiungono mia madre e Chiara, sbattendo le palpebre.

"Manuel vuoi venire a vedere il mio nuovo gioco per la play? Ci sono i tuoi compagni di squadra di serie A" dice mio fratello entusiasta. Manuel scoppia a ridere.

"Assolutamente sì" non lo delude.

"Allora voi andate, noi qui mettiamo a posto, prima di aprire la torta" propongo.

Quando ci ritroviamo tra donne, sono consapevole di cosa mi aspetti, ma faccio finta di niente finché Chiara non apre le danze.

"Brenda è cotto di te!"

"Non è da tutti fare un gesto simile, la sua deve essere una famiglia di sani principi" la segue a ruota mia madre.

"A questo punto direi che sta a te fargli capire che l'interesse è reciproco" questo commento fa convergere lo sguardo mio e di mia madre su Chiara.

"Intendevo che deve essere più gentile" spiega, con l'aria di chi ha fatto invece intendere tutt'altro. E io avevo compreso cos'era quell'altro che voleva intendere.

"D'accordo, ora pensiamo al dolce" propongo aprendo la scatola. È una torta a doppio strato al cioccolato.

"Ma è..." Chiara è stupita quanto me. Annuisco. È la mia preferita. O è la fortuna del principiante o ha chiamato Stefano per farsi consigliare. Ma non ha importanza. Manuel è stato premuroso nei miei confronti dal primo momento in cui mi ha conosciuta, a differenza di me che mi sono mostrata distaccata e sgarbata sin da subito.

Vado a chiamarli nella stanza di mio fratello, dove li trovo seduti sul bordo del letto, con i volti davanti al televisore, impegnati - e anche piuttosto competitivi, ferocemente competitivi - in una partita alla play station. In quel momento avverto una stretta allo stomaco e faccio fatica a frenare le lacrime che mi salgono. Vedere mio fratello accanto a una figura più grande, come un mentore, mi rende ancora più chiara la mancanza - che ha dovuto sentire più di me - di un padre al suo fianco, con cui condividere le passioni in comune.

Io, per quanto mi sforzavo di assecondarlo, mi sentivo comunque distante e me ne ero sempre fatta una colpa. Ora che stavamo crescendo ci stavamo avvicinando, ma mai quanto avrei voluto davvero.

"Bren" si accorgono di me prima che richiami la loro attenzione.

"Vi stiamo aspettando per il dolce" riesco a dire e, prima di raggiungere gli altri in salone, mi prendo del tempo per me, rifugiandomi in bagno.

Quando torno dagli altri, scopro che mia madre ha distribuito anche un bicchierino di liquirizia a ognuno.

"Non avevi detto niente alcolici in casa, Bren?" Manuel mi rivolge una frecciatina.

"Infatti, ma il liquore, soprattutto d'inverno, è un caloroso e piacevole amico" risponde mia madre strizzandogli l'occhio.

Trascorriamo la serata a ridere e scherzare riscaldati dalla compagnia reciproca e da quella delizia al cioccolato, in cui i miei sensi si tuffano dentro con una golosità che devo frenare per non procurarmi un mal di pancia in piena notte. Quando arriva l'ora di darci la buonanotte, Manuel si offre di accompagnare Chiara a casa.

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