Sono il tuo ragazzo, Brenda

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Quando raggiungiamo la classe, ancora non è rientrato nessuno e la campanella non è suonata, per cui ci concediamo alcuni istanti seduti sul termosifone davanti alla 5^E. 

"Sei stata grande prima, con Natalia, insomma... ti sei difesa per bene, ma prima o poi mi dirai perché ce l'ha con te, vero?"

"E tu mi dirai che cosa significa che sei il mio ragazzo, vero?" lo incalzo. 

"Non sei mai stata fidanzata?" chiede sorpreso. "Aspetta..." riflette con lo sguardo perso in un punto davanti a sé "quando prima hai detto a Natalia che l'hai lasciata fare, significa che lei si è intromessa nelle tue relazioni?"

"Diciamo che si è intromessa spesso nelle mie frequentazioni... ma non era solo colpa sua. Appena qualcuno dimostrava interesse per me, lei finiva per uscire con loro. Non ho mai dato importanza alla cosa, però ora..." lo guardo "ora avrei paura di trovarmi nella stessa situazione" abbasso gli occhi per non incontrare i suoi, sento che mi sto esponendo troppo, ma al tempo stesso non voglio nascondergli nulla, soprattutto le mie fragilità. Non dopo aver assistito a come sia finita tra Stefano e Irene. "Non resterei indifferente se succedesse con te" ammetto con un filo di voce.

"Brenda" avvicina la mano al mio mento, per sollevarlo con l'indice, così da poter orientare i miei occhi nei suoi "non ci potrebbe essere nessuna Natalia o nessun'altra in generale, dopo che ti ho incontrata. A meno che tu non mi dica apertamente che non ci siano possibilità tra noi" dice accostando il suo volto al mio, mentre chiude i palmi delle mie mani nelle sue. A quelle parole e all'idea che non ci possa essere nessun noi, mi oppongo tanto da stringergli la sua mano.

"Voglio che ci sia una possibilità Manuel". E alle mie parole mi sento leggera, come se si fossero slegate tutte le catene che possiedono e trattengono il mio controllo, troppo prevalenti sull'istinto - catene in cui mi sono incastrata da sola, esclusivamente da sola.

Lui si protende per baciarmi, il suo sorriso si estende fino a generare le fossette agli angoli della bocca, ma ad interrompere il nostro bacio, sembrerebbe primo bacio in pubblico, c'è il suono della campanella e i fiumi di ragazzi che lasciano le aule per avviarsi verso il bar. Il prof di matematica esce dalla 5^C, accanto alla nostra sezione, ci saluta e ci invita ad entrare.

"Ora vi interrogo visto che mi sembrate di buon umore" scherza. 

"Brenda, vai a prendere i gessetti" aggiunge. Eseguo la sua richiesta lasciando Manuel alla lavagna, per nulla agitato, con il solito sorriso sornione di chi sa come cavarsela e sfido il flusso dei nostri compagni che rientra. 

Quando raggiungo la scrivania di Paola, la collaboratrice scolastica, in fondo al corridoio, scorgo un nugolo di persone davanti alla sala professori e mi ricordo dell'appuntamento di mia madre.

Mi dirigo verso di loro, per controllare che ci sia. Mentre la folla scema verso l'uscita, la scorgo avvolta nel suo cappotto cammello davanti alla Del Fuoco, che oggi indossa un tailleur fucsia, intenta a sfogliare le pagine del suo quaderno, che custodisce le annotazioni di ogni singola giornata di scuola.

"Bene, la ringrazio. Fa piacere anche a me rivederla. Allora, mi dica della mia Brenda..." la vedo prendere subito in mano la situazione e così decido di origliare, non posso farne a meno, la curiosità mi morde. 

"Dunque" la prof si toglie gli occhiali per parlarle senza filtri ed io mi nascondo per evitare che possa scoprirmi "devo premetterle che l'ho chiamata perché sono un po' preoccupata per sua figlia e, se ho ragione, la responsabilità è anche mia" si prende una pausa.

"Non capisco..."

"Sono stata io ad affiancarle Manuel Medina, il giocatore di serie B, venuto da Milano. Ma, da quel che ho potuto vedere e da quello che mi hanno riferito, ho paura che Brenda possa imboccare una strada sbagliata" strada sbagliata?

"Continuo a non capire professoressa, cosa dovrei sapere? Può essere più precisa?" nel tono di mia madre non c'è fastidio o turbamento, se non dolce implorazione perché possa andare dritta al sodo.

"Qualche giorno fa non è entrata a scuola e pare che sia stata proprio Manuel a convincerla..." e lei come lo sa?

"Quindi, mi ha chiesto un incontro perché mia figlia ha deciso di saltare un solo giorno di scuola?" chiede perplessa mia madre.

"Signora Levi, siamo entrambe a conoscenza delle capacità e delle qualità eccezionali di Brenda. Lei ha sempre studiato sodo per conseguire i suoi obiettivi, una media eccellente che la rende una delle migliori della scuola. Non vorrei che per una distrazione, dovuta all'età e ai mesi duri che attendono tutti i ragazzi che sosterranno la maturità, possa andare incontro a un crollo, a una fragilità... mi capisce?"

" Con tutto il rispetto professoressa, no, non la capisco. Se mi ha chiamata per dirmi che mia figlia possa... distrarsi?" accentua il tono ipotetico "non ci sono abbastanza fatti concreti perché lei faccia preoccupare un genitore. Manuel sta frequentando casa mia e non vedo alcun problema all'orizzonte per Brenda, non adesso. Conosce mia figlia da tre anni, è stata sempre ligia al dovere e, se per una volta, vuole concedersi una distrazione" rimarca con tono deciso "credo che non succeda nulla. È stata adolescente anche lei, professoressa, no?" chiede dolcemente e la Del Fuoco scoppia nella sua risatina da sofisticata aristocratica di altri tempi, portando una mano alla bocca.

"Ma certo, signora Levi. Io volevo solo metterla al corrente visto che mi è stato riferito..."

"Cosa le è stato riferito?" cosa le è stato riferito?

"C'è una ragazza nella sua classe che sente molto la competizione con Brenda. Non mi sarei intromessa altrimenti, ma sapevo di poter contare sulla sua comprensione, una volta che glielo avrei comunicato. Però, se dovesse notare atteggiamenti troppo liberi ecco... da parte di Brenda, le consiglio di avere il polso fermo. La scuola è quasi finita e lei può accedere alle borse di studio di tutte le università più importanti. Che non butti tutto all'aria."

"Grazie professoressa" conclude mia madre e riconosco quel tono. È pura cordialità di circostanza, ma le avrebbe risposto in tutt'altra maniera. Faccio per tornare in classe per non farmi scoprire, ho perso la cognizione del tempo.

"Hai ascoltato tutto, vero?" ho appena voltato le spalle quando sento la sua voce richiamarmi, ma la sua espressione  non è arrabbiata. 

"Non ho resistito..." ammetto alzando le mani.

"Bren" entrambe ci voltiamo. È Manuel.

"Ma che fine hai fatto? Il prof mi ha mandato a chiamarti. Credeva fossi scappata" scoppio a ridere.

"Buongiorno, Jane" la saluta con un sorriso.

"Ciao Manuel, portala in classe. Ci vediamo a casa" la vedo imboccare il corridoio per dirigersi verso l'uscita.

"Perché tua madre è qui?" chiede sorpreso mentre torniamo in classe.

"La Del Fuoco doveva parlarle..."

"E di cosa? Che la tua media è troppo alta?" scherza.

"Manuel" mi fermo portando le braccia ai fianchi "dobbiamo parlare."

Un amore da serie AWhere stories live. Discover now