Non così al sicuro

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Raul è visibilmente ubriaco e temo che faccia qualcosa di cui potrebbe pentirsi. D'altro canto, Manuel non può immischiarsi in risse o cose simili o almeno non gli conviene.

"Raul" lo faccio voltare verso di me "vado a prendere qualcosa da bere, ci vediamo dopo" cerco di dimostrarmi calma, invece, dentro, sento rimontare un'agitazione che mi stimola la nausea. Odio ritrovarmi in quelle situazioni, fare da arbitro tra due ragazzi che reclamano l'attenzione.

In questo caso, però, non posso non essere grata a Manuel per avermi salvata dai tentacoli di Raul. Chiara aveva ragione. Non era un'amicizia disinteressata la sua. Prima di dirigermi verso il bagno a rinfrescarmi, cerco di individuare Chiara che sorprendo su un divanetto a parlare con Alessandro.

Le scrivo un messaggio, visto che ha il cellulare in mano, e le chiedo se è tutto ok. Mentre sfido la calca, mi sento afferrare per una mano. Mi volto immediatamente, allarmata, finché, con un catartico respiro di sollievo, mi accorgo che è proprio Manuel. Lui sofferma il suo sguardo sulla mia mano, che continua a stringere nella sua.

Accorcio le distanze e intreccia le sue dita alle mie. Improvvisamente è come se non fosse successo niente, è come se la musica si fosse fermata e tutta quella gente si fosse dissolta nel nulla. Siamo solo noi due. Avverto un calore innaturale concentrarsi nel basso ventre per diramarsi fino al petto, al collo.

Mi sistemo nuovamente i capelli, raccogliendoli da un lato. Mi mordo il labbro inferiore, ho bisogno di bere e frenare quella voglia assurda di baciarlo, che fa pulsare le mie labbra. Ma chi sono diventata? Dico una cosa, ne sono convinta e mi viene in mente di fare tutt'altro? Che idea di me gli avrei dato? Di una psicopatica.

"Vieni sopra" mi sussurra all'orecchio ed io ho la sensazione di svenire. Ho bisogno di stringere la sua mano più forte per sottrarmi alle prese della vertigine di cui sono preda, che mi concede una visione distorta di quello che ho intorno. Inconsciamente lo seguo, anche se non so cosa ci sia sopra. Intanto maledico Stefano per non avermi portato quel drink. Ho sete e bisogno di zuccheri. Mentre saliamo le scale, mi fermo. Manuel si volta verso di me.

"Tutto bene?" lo osservo. La camicia sbottonata lascia intravedere il petto lucido per via del sudore. Il mio corpo protesta contro il raziocinio della mia mente. Cerco di concentrarmi su altro, come il bicchiere che ha in mano.

"Cos'è?" dico ansimante a causa del calore che mi stordisce.

"Non Daiquiri" risponde ammiccando un sorriso sornione che non sono in grado di sostenere adesso.

"Gin-tonic" aggiunge. Annuisco, come approvassi lo stesso, l'importante è bere qualcosa.

"C'è altro qui dentro?" chiedo per essere prudente. Lui sorride e scuote la testa.

"Ok" lo sottraggo dalle sue mani e ho intenzione di finirlo, ma lui interviene.

"Ehi, ehi, piano" dice togliendomelo di mano. Ora già si fa tutto più nitido, come ad esempio il suo volto molto vicino al mio. Il drink che ha in mano è all'altezza del mio seno. Lui provvede a finirlo, mantenendo il contatto dei nostri occhi.

"È meglio che ti sieda un attimo" sussurra al mio orecchio. Mi sento sotto tortura, solo perché mi sono imposta – e questo significa essere dei perfetti, indecenti masochisti – di ostacolare la nascita di qualsiasi relazione "approfondita" con Manuel.

Fino a quando avrei resistito a quell'irrefrenabile attrazione che sento verso di lui? Chi può tenere a bada i miei vestiti che stanno quasi urlando di essere strappati proprio dalle sue mani? Sfinita dal consiglio riunito nella mia mente, lo seguo.

Mi accorgo di essere nel privé del White Wild, dove una luce tenue protegge lo spettacolo spinto che si palesa davanti ai miei occhi. Una sfilza di divanetti, intorno a tavoli su cui trionfano bottiglie di champagne, occupati da bellissime donne che si dimenano tra un ragazzo e l'altro, alzando il livello di erotismo della sala.

Un amore da serie AWhere stories live. Discover now