Domenica con te...

65 3 0
                                    

"Buongiorno dormigliona!" mi sono svegliata alle otto in punto, ho preso dall'armadio di Chiara una felpa e un paio di fuseaux e mi sono diretta in cucina dove, insieme a sua madre, ho preparato il vassoio della colazione da portarle in camera. Ma lei è ancora in una profonda dimensione soporifera.

"Chi" il cuscino che sposta con decisione sopra la sua testa è un chiaro segno di protesta di non volersi alzare, ma non può vincere "Chi dobbiamo iniziare a studiare, domani il caro professor Ronaldi ti interroga e io non ho tutto il giorno" insisto. Cerco di sedurla con il profumo del caffè che avvicino al comodino accanto a lei.

"Io e tua madre ti abbiamo preparato la colazione, non hai fame?" continuo avvertendo un mugolio che mi fa ben sperare. Quando apro con un movimento deciso le tende lascio che la luce del mattino filtri la stanza e porti a termine quello che hanno iniziato gli aromi che stanno inebriando la stanza - caffè, muffin al cioccolato, pane tostato, burro e marmellata - ossia il risveglio di Chiara.

"Ok, ok mi alzo" con un tono non del tutto convinto si appella a tutte le sue forze per compiere i primi movimenti di quella giornata. Accartoccia le lenzuola che la coprono fin sopra i capelli, sbuffa e si copre il volto con le mani, per stropicciarsi gli occhi ancora ingentiliti dal sonno, troppo breve per l'impegnativa domenica che ci spetta.

"Dai che almeno è una bella giornata..."

"E quale sarebbe l'aspetto positivo visto che devo restare a casa tutto il giorno a studiare?" protesta lasciandosi cadere in avanti. Provvedo a rimetterla su e a somministrarle la colazione, posizionandole il vassoio sulle gambe.

"Meglio studiare con il sole che con un cielo plumbeo che ci farebbe solo venir voglia di dormire o starcene sul divano tutto il giorno a spararci film di ogni genere..."

"Hai ragione..." conviene. Avverto ancora le fitte alla caviglia, così cerco di stenderla. Come mi andrebbe una corsa adesso, soprattutto con quel sole che finalmente sta rivendicando il suo posto dopo mesi cupi e freddi. Non mi piace l'inverno, la mia stagione è di gran lunga l'estate, anche se la primavera è il momento febbricitante di attesa per i mesi di pura vacanza.

I mesi che precedono l'estate sono una sorta di sabato del villaggio in cui declino aspettative di tutti i tipi sulle vacanze che mi aspettano dopo la fine della scuola, vacanze che spesso si erano rivelate un po' deludenti. Finivo per trascorrerle sempre allo stesso modo, al mare, a leggere, scrivere, studiare.

Ma sento che quest'anno sarà diverso. È l'anno della maturità, dunque anche l'estate deve essere degnamente celebrata con un rito che segni il passaggio da un capitolo ad un altro. E proprio come facevano i Greci con i loro riti di iniziazione, anche noi dobbiamo organizzare qualcosa di indimenticabile.

"Come va la caviglia?" chiede vaga, mentre cerca di trattenere un sorriso malizioso.

"Perché ho l'impressione che con questa domanda tu voglia alludere ad altro?" lei scoppia a ridere.

"Io e Stefano vi abbiamo visti, quando siete andati insieme al privé... ma non stavi ballando con Raul?" chiede come se si fosse persa un passaggio.

"Sì, in effetti è così. Stavo ballando con Raul quando..." prendo una pausa ricordando il modo in cui mi aveva stretta a sé, con un'arroganza che aveva dato probabilmente sfogo a quell'attrazione che non avevo capito provasse nei miei confronti e non potevo non apprezzare il modo in cui si era posto Manuel, in maniera del tutto diversa rispetto alla mattina in cui si era rivolto a me come fossi un essere riprovevole per spendermi in confidenze con un ragazzo. Ma mi aveva dimostrato di essersi davvero pentito della sua reazione, reazione che non aveva alcun diritto di avere. Mentre Raul, per parte sua, se non fosse arrivato Manuel non avrebbe esitato a costringermi di baciarlo.

"Quando..." mi incalza Chiara.

"Quando Raul ha provato a baciarmi e se non fosse intervenuto Manuel..."

"Lo sapevo!" dice balzando leggermente sul letto e sbattendo, poi, una mano sulle lenzuola.

"Touché" le riconosco.

"Quindi all'improvviso la tua repulsione per le scenate di gelosia è puff" simula una piccola esplosione con le mani "scomparsa" mi provoca.

"Diciamo che mi ha dimostrato di essere davvero pentito della reazione che ha avuto l'altra mattina..." ammetto.

"Ah certo... e come si sarebbe fatto perdonare?!?" prima che possa rendermene conto, Chiara ha spostato dalle sue gambe il vassoio e prende a colpirmi con il cuscino senza che io possa replicare e difendermi.

"Ok, ok" dico alzando le mani in segno di resa "ok, hai vinto..."

"Dillo che ti piace..." mi minaccia con il cuscino ancora in mano. Alzo gli occhi, mi arrendo, è il momento di ammetterlo.

"Mi piace... la sua compagnia" aggiungo. Chiara sbuffa e io scoppio a ridere.

"Mi fa tenerezza... tra tutte le ragazze che darebbero un braccio per uscire con lui, proprio di te si doveva invaghire!!!"

"Ti aspetto sotto, non più di cinque minuti o me ne vado" la ammonisco. Richiudo la porta della sua camera dietro di me e scendo le scale, con un curioso senso di soddisfazione per aver sentito quelle parole pronunciate da Chiara.

***

"Basta, ti prego Bren!" siamo sui libri da questa mattina alle nove, abbiamo pranzato sul trattato di Versailles, avvento del fascismo e del nazionalsocialismo. Sono sfinita anch'io, alle due del pomeriggio.

"Ti sei meritata una lunga pausa" le dico mentre lei ha la testa arresa sul libro di storia. Sento i nostri smartphones squillare. È una video call di Stefano.

"Non rispondi?" le chiedo.

"No, vado un attimo in bagno... e poi siamo insieme, non serve rispondiamo entrambe" commenta. Faccio spallucce e rispondo.

Un amore da serie AOnde histórias criam vida. Descubra agora