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Dopo l'incontro inaspettato con Natalia mi dirigo al campo, almeno ho modo di riflettere su quanto successo. Lei ha lasciato il campo di atletica qualche settimana dopo il mio infortunio, che è stato uno dei motivi dell'avvicinamento tra me e Manuel. In fondo ci aveva dato una mano. Inizio la mia corsa, ma avverto una strana sensazione, come di essere osservata. Mi volto verso gli spalti, non individuo nessun volto a me noto e tantomeno quello di Manuel. A quest'ora dovrebbe essere a casa, visto che si è allenato questa mattina. Forse è solo una mia impressione, continuo il mio giro finché il coach non mi ferma.

<<Il tuo tempo è migliorato Brenda, per essere tornata da poco>> sorrido.

<<Grazie coach.>>

<<Ben fatto>> mi dà il cinque <<puoi andare a cambiarti>> ma prima di avviarmi mi guardo intorno ancora una volta, visto che è ingombrante il presentimento di avere degli occhi puntati addosso. Quando mi convinco che forse è solo una mia suggestione, mi reco alle docce e mi cambio. Mi infilo le cuffie alle orecchie e mi dirigo verso la parrocchia dove mi aspettano i bambini. Potrei fare una sorpresa a Manuel, appena finisco, visto che non mi trovo poi così distante da casa sua, ma forse è meglio lasciarlo tranquillo questa sera. Sono sulle strisce pedonali, non sta passando nessuno e mi appresto ad attraversare quando due motorini arrivano all'improvviso dal fondo del viale, mi affiancano e iniziano a girarmi intorno. Ma che...

<<Ehi Brenda me lo concedi anche a me un ballo?>> cosa? Hanno il casco, giubbotti di pelle da motociclisti e non riesco a capire di chi si tratti, ma... quel tatuaggio. Cristian.

<<No, aspetta, adesso ti porto a casa e mi concedi qualcos'altro...>> mi sta girando la testa e la prima cosa che mi viene da fare è correre, scappare da loro. Per fortuna sento i clacson suonare, vuol dire che la strada non è più libera, né isolata, non mi volto, ho paura di vederli dietro di me e bloccarmi di nuovo. Corro, forse come non ho mai fatto, e senza rendermene conto imbocco la strada per arrivare a casa di Manuel, forse è lì che inconsapevolmente voglio andare. Non mi preoccupo di assicurarmi che siano ancora dietro di me, al mio fianco corrono altri motorini, ma non mi assicuro se siano di Cristian e dell'altro, quando arrivo davanti casa sua spero solo che ci sia. Mi precipito a suonare il campanello, con insistenza, lui viene immediatamente ad aprirmi, scalzo, con i pantaloni della tuta e la maglietta a manica corta. Mi guarda sconvolto con le sue iridi scure.

<<Bren>> tremo sul suo petto, Manuel mi accompagna dentro, non smettendo di abbracciarmi, e finalmente mi sento al sicuro.

<<Che succede?>> le sue mani si addentrano nei miei capelli, non incontro il suo sguardo. Non so se dirgli la verità o se nascondergliela.

<<Bren, amore>> inizio a singhiozzare, mi stringo a lui. Solo ora sfogo la paura repressa che avevo accumulato ma che non avevo lasciato mi intorpidisse. Manuel mi solleva e mi porta nel salone, mi fa sedere sulle sue gambe. Io mi nascondo nella cavità del suo collo.

<<Mi hanno inseguito...>> ammetto. Se voglio che non mi nasconda nulla, non posso iniziare io a farlo, penso.

<<Chi è stato? Li conosci?>> chiede preoccupato. Afferra il mio volto perché lo guardi negli occhi. Non so cosa dire. Sono più calma, ora che sono con lui, non mi sento sola, non mi sento debole, impotente. Annuisco.

<<Chi erano?>>

<<Ne ho riconosciuto solo uno...>> sto prendendo tempo, leggo una certa impazienza nel suo sguardo ma non mi incalza, deve avermi vista abbastanza provata.

<<Cristian>> sussurro.

<<Che cosa?>> si alza di scatto ed io faccio lo stesso. È furioso. Le vene sul collo si gonfiano, ha le mani serrate in pugni e non impiega molto a sferrarne uno contro la parete.

<<Come cazzo si è permesso>> ringhia a denti stretti. Fa per prendere le chiavi dell'auto ma sono rapida a pararmi davanti la porta per impedirgli di uscire.

<<Lasciami andare Bren>> non mi guarda, i suoi occhi sono obnubilati dalla rabbia.

<<È quello che vuole, non puoi permetterglielo.>>

<<Non si tratta più solo di me, ma di te. Non posso permettere che ti accada qualcosa.>>

<<Manuel se vai avrà quello che vuole e la squadra potrà squalificarti. Potevo dirti una bugia, potevo tenertelo nascosto ma non voglio mentirti, devi stare attento>> mi alzo in punta di piedi, intreccio le braccia al suo collo <<se avesse voluto farmi del male lo avrebbe fatto>> fa un passo indietro. Non riesce a stare fermo. Mi avvicino, lo prendo per una mano, lui mi blocca al muro dove continua a sferrare pugni.

<<Non ti ho protetto Bren>> che significa? <<Non ti ho protetto!>>

<<Non mi è successo niente...>>

<<Come ti proteggo adesso?>> la sua voce trema, sono inchiodata al muro dalle sue braccia.

<<Non mi è successo niente, non mi succederà niente>> continuo a dire, per convincere me, per convincere lui. Mi sollevo in punta di piedi di nuovo per baciarlo.

<<Come ha potuto... come ha potuto>> ha la voce spezzata, sembra che sia stato terrorizzato lui. Che cosa vuole Cristian da Manuel? Perché ce l'ha con lui? Torna a posare la fronte sulla mia.

<<Scusa, non so perché l'ha fatto...>>

<<Non ha importanza...>>

<<Se ti succedesse qualcosa a causa mia...>> lo interrompo con un bacio. Manuel ricambia mordendo delicatamente le mie labbra. Mi prende, intreccio le gambe alla sua schiena, le braccia al collo. Faccio scendere le mani al suo petto, stringo la sua maglietta, presa da un irreprimibile desiderio di togliergliela. Succede tutto così rapidamente, in modo quasi necessario e inevitabile. È come se cercassi di sentirmi più forte, intera, completa unendomi e abbandonandomi a lui. 

Siamo in camera sua. I suoi occhi rossi mi guardano, come mi avessero ritrovata dopo tanto tempo. Gli sfilo la maglietta e lo stringo a me. Sento la sua pelle, un nugolo di brividi. Mi inarco sotto di lui.

<<Sei sicura Bren?>> mi mordo il labbro inferiore. Lo voglio, ora come prima, forse più di prima. Lo attiro a me.

<<Ti fidi di me?>> sussurra al mio orecchio. Fa affiorare le sue labbra sul mio collo in un lungo, intenso bacio. Inclino la testa indietro, asservita a lui. Le sue mani si posano sui miei fianchi, afferra i lembi della mia maglietta per sfilarmela delicatamente. Un altro bacio, lento, sulla fronte, poi sulla bocca, sullo spazio tra i seni, mi rendono ancora più febbricitante, finché le sue labbra non si fermano al di sotto dell'ombelico. Mi contorco sotto di lui, che traccia una linea con la lingua dal ventre fino alla mia bocca che fa sua.

<<Ti fidi di me?>> ripete. Annuisco mentre i nostri occhi si incontrano. Senza lasciare il mio sguardo, mi sfila lentamente il fuseaux. Protende la mano verso il comodino accanto al letto, prende un preservativo, se lo porta alla bocca per strappare la cerniera. Si libera dei pantaloni, il ghigno malizioso fa capolino all'angolo della sua bocca e il nervosismo che sentivo crescere davanti alla sua sicurezza svanisce in un istante. Il suo fisico scolpito si distende sul mio, mi sento tanto piccola quanto grande. Brillo sotto la luce ardente dei suoi occhi, una luce che mi ha risvegliata dal torpore in cui ero caduta in tutti questi anni.

Un amore da serie AWhere stories live. Discover now