Il mio ragazzo...

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"Sono stato bravo oggi pomeriggio" si autoesalta, mentre la sua mano si fa strada sul mio bacino, per poi risalire fino al collo e tenere ferma la testa premuta contro di lui. Le sue labbra carnose stanno divorando le mie, in un famelico bacio che manifesta quanto gli sia costato non sfiorarmi neanche un attimo tutto il pomeriggio, dopo aver faticosamente imposto le regole per un sano e proficuo rendimento per entrambi.

"Devi continuare ad esserlo" rimbecco.

"Non potrei fare altrimenti, con te come insegnante..." sussurra sulle mie labbra.

"Chi avrà detto alla Del Fuoco che siamo andati via insieme quel giorno?" chiedo, mentre gioco con i lacci della sua felpa che ricadono sul mio volto. 

"Davvero hai qualche dubbio?" replica divertito. Lo guardo incuriosita. "Natalia, ci ha visti"

"Come fai a saperlo?"

"È entrata proprio nel momento in cui siamo sfrecciati via" spiega mentre le sue dita accarezzano la mia guancia. 

"Non ci credo..." mi sollevo "addirittura è arrivata a... a..." ora che ci penso, la Del Fuoco ha parlato della competizione che una ragazza della classe sente con me. Come ho fatto a non pensarci subito?

"Se può farti stare tranquilla, non credo che lo farà di nuovo visto come l'hai trattata" mi rassicura.

"E Cristian?" azzardo. La sua espressione si è incupita nel momento in cui ho nominato il capitano della sua squadra.

"Non mi piace parlare di lavoro nel mio tempo libero" aggiunge, ma è chiaro che sia una scusa. Mi alzo sulle ginocchia e lo faccio stendere sul letto, sotto di me.

"Chi ti ha detto che questo sia tempo libero?" lo sfido.

"Be', quando sono con la mia ragazza è sempre piacevole tempo libero, tutto il resto è puro e noioso lavoro."

"Quindi adesso mi chiamerai così? La tua ragazza?" mimo le virgolette.

"Perché? Non ti piace essere che ti definisca  la mia ragazza?" rilancia il tono di sfida. Ci penso su e la mia non improvvisa risposta lo costringe a sollevarsi.

"Bren, non dobbiamo definirci per forza. Mi basta sapere che ci apparteniamo e ci corrispondiamo, perché non mi sentirei di corrispondere a nessuno che non sia tu e me ne sono accorto dal momento in cui ti ho guardata negli occhi per la prima volta" dice con serietà e convinzione. Forse è per il modo, quasi duro, in cui lo dice, o forse perché mi sono sempre sentita più grande della mia età, ma ho come l'impressione di trovarmi ad anni di distanza da ora e vedermi nella stessa situazione: io, lui, su un letto, a parlare di noi

"Mi spaventa parlare di relazione, di essere legata a qualcuno che possa snaturare la vita che ho vissuto fino ad ora, ma tu... tu non stai cambiando nulla pur cambiando tutto. Tu non avanzi pretese, tu... ti stai conquistando un posto al mio fianco, nella mia vita senza dettare condizioni, senza affrettare i tempi... nonostante io abbia negato fin dall'inizio quello che ho sentito tra noi" Manuel sembra aver aspettato questa mia confessione per tornare a baciarmi, con un'intensità che non ho mai provato prima, neanche nelle nostre precedenti effusioni. Può essere sempre così diverso il sentimento che si prova nei confronti della stessa persona? Sono inebriata da lui, da ogni suo gesto, in costante, fremente attesa per come mi stupisca, sbloccando una parte di me non conosciuta prima di lui.

"Non farei mai nulla che possa ferirti, Brenda" sussurra guardandomi negli occhi. Le sue iridi scure iniziano ad essere un mare in cui mi riconosco e in cui sento di potermi immergere senza rischiare di perdermi.

"Ora devo andare da Jackson..." lui sorride.

"Ti accompagno io."

È un pomeriggio particolarmente frenetico in parrocchia, non c'è solo Jackson, ma anche Michael e Rudy, per cui devo cercare di coordinare tutti e tre senza far ingelosire nessuno.

"Brenda, Michael copia i miei compiti!" sostiene Rudy.

"Non può copiarli, sono diversi" le spiego.

"Brenda, quando posso giocare ancora con Manuel?" mi tormenta Jackson, ancora esaltato per via di Manuel che ha ceduto alle implorazioni di fare una - breve - partita con lui nel cortile della chiesa, prima di iniziare i compiti.

"La prossima volta" lo assecondo.

"Bren non mi ridà il problema..." si aggiunge Michael e io di matematica per oggi ne ho abbastanza. Quando mia madre viene a prendermi, dal momento che, come promesso a Mario, mi impegno a non sforzare la caviglia, sfinita, mi addormento sul sedile dell'auto. Me ne accorgo quando è il momento di scendere. Ancora non parliamo dell'incontro con la Del Fuoco, perché a pranzo non ci siamo viste, lei ha dovuto recuperare a lavoro le ore di permesso che si è (inutilmente) presa per venire a scuola.

"Bren" dice mentre salgo le scale per raggiungere la mia camera "non ti ho mai frenata in nulla. E non credo di dover iniziare a farlo adesso. Ho totale fiducia in te e, come ti ho suggerito qualche sera fa, devi fare le tue esperienze. Ma... non nascondermi nulla" mi chiede. Annuisco e, pensando che non ci sia nulla da aggiungere, faccio per continuare a salire i gradini, ma ad un tratto mi fermo e la raggiungo.

"Io e Manuel stiamo insieme" ammetto.

"Oh, non credevo che lo avresti annunciato con questa facilità. Progressi" scherza.

"Ti dà fastidio?... Insomma, che frequenti questa casa senza che ci sia anche tu..."

"No, ma stai attenta" mi consiglia e capisco tutto ciò che vorrebbe dirmi con quelle parole.


Un amore da serie ATempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang