MANUEL (POV)

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Giada si è già impadronita del mio appartamento di Ravenna da due giorni e sembra che ci viva da un anno. Ci sono riviste di moda e cartamodelli sparsi ovunque. Per fortuna che domani parto con Brenda... non vedo l'ora di trascorrere le vacanze con lei. Se le merita, me le merito. Se penso a tutto quello che ho attraversato quest'anno, mi chiedo come faccia ad essere ancora lucido e pieno di vita. Sì, pieno di vita. Ho passato dei momenti in cui avrei volentieri fatto a meno di uscire di casa e persino di andare agli allenamenti. D'altronde, "è per mitigare il mio comportamento che mi hanno spedito al Raven" direbbe il mio agente, Marchei. D'accordo, è vero, ho un carattere difficile. Ma crescete con due genitori, pezzi grossi del panorama legislativo milanese, che spingono per farti intraprendere la loro strada. Per loro all'inizio era umiliante che il proprio figlio volesse diventare un calciatore. Mi proibivano, alle medie, di toccare il pallone tutte le volte che i miei voti non erano "degni di me". 

Ma alla privazione del pallone, seguiva la mia temporanea depressione. Mi rifiutavo di fare tutto, di uscire, studiare, mangiare... finché il mio atteggiamento – non ricercato, ma conseguenza naturale visto che mi si proibiva di dedicarmi a ciò per cui sento di essere nato – non li ha spinti a cercare un patto con me. Se avessi portato avanti studio e calcio, allora avrei potuto dedicarmi anche al mio sport. Ma se entro i venti anni non avessi fatto carriera, ossia, non fossi arrivato in vetta – serie A – avrei lasciato tutto e mi sarei messo a seguire le orme di famiglia. Avevano accettato che Giada intraprendesse la strada della moda, ma non che io potessi avere successo nel mondo del calcio. Per questo, avevo sempre dovuto dare e dimostrare più dei miei compagni sia a scuola che agli allenamenti per non giocarmi nessuna pedina sbagliata e soprattutto perché i miei genitori si rendessero conto che ero nato per giocare a calcio. Tuttavia, sono rimasti scettici anche al mio arrivo in serie A. 

Con l'arrivo di Brenda però qualcosa è cambiato. Non solo in loro, ma anche in me. È bastato uno sguardo, uno, il primo, per innamorarmi di lei. In quegli occhi verdi ha due universi ed io mi ci perdo tutte le volte. Ho sempre avuto le idee chiare sulla mia vita, avrei fatto il calciatore e mi sarei sposato. Voglio una famiglia mia. E Brenda non me la sarei mai fatta scappare. Dove la trovo una ragazza così? All'inizio, quando l'ho vista stringersi le braccia al petto, intimorita dal mio sguardo, da me, che inevitabilmente mi ero già innamorato di lei, mi è sembrata fragile. Dopo sei mesi, posso dire che è la ragazza più forte che conosca. E questo mi spingerà ad essere sempre la versione migliore di me, proprio perché voglio dimostrarle che non sta sbagliando, che non ha sbagliato a scegliermi. Se penso che ho rischiato di perderla a causa di Cristian... per fortuna che è finito ai domiciliari. 

Ed è stato per lei che non l'ho massacrato di botte. E' ormai diventata la parte razionale di me. Ogni volta che devo prendere una decisione, penso: "cosa mi direbbe di fare Benda?" oppure "la deluderei se mi comportassi in questo modo?". In passato sono stato violento, soprattutto quando mi sono trovato a difendere i più deboli dai bulli. Nel calcio è facile cedere alle provocazioni ed io sono stato mandato al Raven anche per questo, perché non ho dato grandi prove di concentrazione e contenimento. Ma ora posso dire di avere un lume della ragione: Brenda Levi. E' anche per lei che ho rinunciato ad aiutare Mason o chi come lui si fa coinvolgere dalle tentazioni e dagli eccessi che il nostro lavoro comporta. Abbiamo tanti riflettori puntati, molti ci aiutano, molti ci abbagliano togliendoci la lucidità. Io e Mason ci siamo ritrovati in serie B, al Raven, ci siamo conosciuti a Como da bambini. Lui è uno degli amici che ho difeso dai bulli, quando eravamo piccoli e che ho difeso qui, cercando di distoglierlo dall'assunzione di sostanze. Ma a quanto pare è servito a poco. Al Raven è diventato il cagnolino di Cristian e potrebbe porre fine alla sua carriera se continua su questa strada.

<<Manuel! C'è il postino!>> la voce di Giada arriva dalla sua stanza.

<<Perché non puoi andare tu?>> chiedo scocciato mentre chiudo la valigia.

<<Non posso.>>

<<Tipico>> borbotto. Scendo le scale e apro. Cosa deve consegnarmi alle undici di sabato mattina? Per di più a luglio! Non c'è nessuno, ma hanno lasciato qualcosa nella cassetta della posta. Una lettera. Non c'è il mittente, né il destinatario, non ci sono indirizzi o codici postali. Sembra anonima. Incuriosito, decido di aprirla subito.

Non è finita qui

Ma che...

Un amore da serie AWhere stories live. Discover now