Pʀᴏʟᴏɢᴏ 0.2

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Passarono due settimane, due settimane durante le quali Noel non lasciò la sua stanza. L'articolo sul blog di Shade fu eliminato ma la notizia non smise di circolare, le parole saltavano da una persona all'altra quasi fosse una partita di tennis collettiva e la pallina aveva impressa sopra l'immagine di Noel che baciava Julian. Quello che però il ragazzo non sembrava capire, accecato com'era dall'odio verso se stesso, era che nessuno era realmente sconvolto dal fatto che Noel provava attrazione verso un altro ragazzo, quanto piuttosto dal fatto che l'avesse tenuto nascosto a tutti e che avesse tradito a quel modo la sua fidanzata. Era questo ad attirare lo sdegno degli studenti del Campus e se solo Noel l'avesse capito prima, quel giorno dell'ultima settimana scolastica in cui il sole stava alto nel cielo a salutarli, non sarebbe uscito da quella camera con gli occhi rossi e il viso privo di qualsiasi emozione.

Victor lo vide passare silenzioso come un fantasma, ma il fatto che fosse uscito attirò la sua attenzione più dell'espressione allarmante, più dei vestiti che ancora non aveva cambiato o dei capelli che ormai somigliavano a quelli di Grayson.

In quei giorni lui e Kimberly, i suoi due fratelli, erano venuti più volte per tentare di parlargli e come loro anche i suoi migliori amici, Hunter e Mitch, non avevano lasciato che passasse un giorno senza che fossero davanti alla sua porta. E adesso, all'improvviso, Noel era fuori, in cucina a bere un bicchiere d'acqua come se non fosse accaduto nulla.

«Noel! - esclamò Victor prima di rendersi conto di sembrare troppo sorpreso e schiarirsi la gola - Come stai?», gli chiese allora.

Noel non rispose, si voltò e lo guardò. Aveva ancora quella sua spaventosa serietà, ma gli occhi sembravano spenti, appena coperti dalle palpebre e le labbra avevano perso colore.

«Dove vai?», gli chiese poi vedendolo allontanarsi verso l'ingresso.

«Mi serve una cosa.», rispose Noel con la voce gracchiante di chi non parla da giorni, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.

Si guardò intorno, con gli occhi socchiusi e vide la vita continuare a scorrere come se lui non ci fosse. E avrebbe voluto così tanto assecondarla e smettere di esistere. Gli studenti si affrettavano avanti e indietro dalle strutture, con borsoni per chi studiava all'Accademia di danza, tele per chi faceva pittura, costumi di scena per gli attori o pezzi di stoffa per gli stilisti e molto altro.

All'inizio non fecero caso a lui, la vita correva troppo in fretta per soffermarsi su un dettaglio, poi uno alla volta voltarono lo sguardo quasi per caso e...oh, eccola, la nuova attrazione del momento. Lo guardavano in silenzio, mentre percorreva il viale a testa alta, prima che qualcuno lo fermasse.

«Noel?», fu la voce di una ragazza a farlo voltare.

Aveva i capelli neri e ricci, la pelle pallida come se avesse vissuto dentro una caverna per anni e le mani chiuse a pugno. Non l'aveva mai vista e non gli interessava conoscerla, non voleva vederla, sentirla o parlarle. Si voltò e fece per allontanarsi, ma lei parlò ancora.

«Mi dispiace molto. - stava piangendo - Io sono...Sono stata io a caricare la foto, ma non era mia intenzione...non avevo visto che anche tu eri nella foto. L'ho eliminata il prima possibile, ma...», ma nulla si perde su internet, così Charity avrebbe voluto continuare la frase prima che Noel tornasse a guardarla.

«Shade?», sussurrò facendo qualche passo verso di lei. Annuì, con le parole bloccate dalla paura che provava nei confronti di quello sguardo.

«Mi dispiace, davvero.», aggiunse stringendo al petto il computer dal quale aveva premuto quel maledetto invia.

«Ti dispiace? - mormorò Noel facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo per poi ridere appena - Ti dispiace...E dimmi, come ci si sente a distruggere la vita degli altri senza nemmeno avere il coraggio di metterci la faccia?», le chiese allungando il collo verso di lei. Aveva gli occhi lucidi.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now