Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 29

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Quando gli capitò per la prima volta di posare, quasi per caso, lo sguardo su di lei, ferma laggiù in un angolo della sala da ballo dove avrebbero frequentato la loro prima lezione pratica, Logan si chiese per quale motivo fosse così triste.

Intorno a loro un moto infinito di sguardi eccitati, di un fremente gesticolare e di labbra incapaci di contenere le parole, tutti in preda alla gaia inquietudine del primo giorno.

Un primo giorno avrebbe dovuto avere un'energia in grado di portare il cuore fin sulla gola, un primo giorno era una porta aperta su mille cammini differenti, un primo giorno della vita da universitari, lontani dalla famiglia, alla ricerca di una propria autonomia. Il petto di Logan sussultava ogni volta che pensava a una qualsiasi prima volta, eppure lei se ne stava laggiù, sola e con sguardo triste e malinconico abbassato sul pavimento.

Quel giorno Charity aveva i ricci scuri legati sul capo in una mezza coda e gli occhi scuri fermi sulle scarpe da ballo rosa carne che aveva infilato ai piedi, le palpebre mezze abbassate, le sopracciglia aggrottate e le mani strette l'una all'altra, come se avesse avuto paura di occupare troppo spazio.

Questo ricordo, un minuscolo frammento recuperato dal mosaico della sua vita, gli veniva in mente ogni volta che lei accennava un sorriso durante le loro sessioni di danza, tra una caduta e una vittoria.

La vide ridere alle sue battute, lasciar uscire sospiri soddisfatti dopo essere riuscita a imparare i passi, aggrottare le sopracciglia nella concentrazione e infastidirsi di fronte ai suoi commenti, eppure sulle iridi nere non incontrò mai alcun bagliore a rendere quelle sue emozioni speciali, vitali e Logan ripensava a quel loro primo giorno, ai suoi occhi fermi sul pavimento.

Non passò, però, molto tempo prima che capisse che non era stato solamente Noel a soffocarla. La conobbe prima di tutto, prima di Shade, prima del blog, prima della morte del ragazzo e prima che chiunque decidesse di addossarle la colpa per l'accaduto, eppure giurò di non averla mai vista felice. Charity, nonostante volesse lasciarsi Shade alle spalle, era davvero un'ombra, una presenza impossibile da ignorare e allo stesso tempo impensabile da delineare, era enigmatica nei pensieri e nelle parole e Logan non riusciva a smettere di cercare una strada che potesse avvicinarlo, almeno per metà, alla verità.

Perché?, pensò il giorno in cui vide il suo primo finto sorriso, forse nemmeno lei si rendeva conto dell'artificialità della sua espressione. Una sorta di missione morale che in alcun modo riuscì a ignorare.

Con fatica, riuscì ad avvicinarsi, a legarsi a lei, a bearsi delle sue risate che, seppur leggere, non le sfioravano il cuore. Era un inizio, certo, e lui avrebbe voluto andare fino in fondo, scavarle dentro e trovare quel tumore che la stava mangiando dall'interno, ma Charity era tremendamente difficile e, per il momento, si accontentò di starle accanto.

«Ehi.», la salutò quell'ultimo giorno di riunione, avvicinandosi con una punta di imbarazzo per tutto ciò che era successo poco prima tra Ezra e Grayson proprio sotto il loro naso.

Intorno a loro i ragazzi erano tornati a organizzare le attività che avrebbero dovuto riprendere al ritorno dalle vacanze, un mormorio soffuso, alcune risate divertite e qualche ultimo sguardo nella sua direzione.

«Ehi, è stato...interessante.», sorrise lei tenendo le braccia incrociate sul petto, sapendo interpretare alla perfezione i suoi pensieri.

Osservò i suoi occhi scuri e vi trovò il riflesso di se stesso, comprensione, unione. Ballare insieme li aveva aiutati a capirsi, avere le mani di Logan sul corpo senza alcuna malizia aveva permesso a Charity di imparare ad avere fiducia, a chiudere gli occhi e lasciarsi prendere dopo una caduta, erano diventate una sorta di sicurezza della quale non riuscì più a farne a meno, un'estensione del suo stesso corpo. Così, gradualmente perse quella diffidenza con la quale l'aveva conosciuta, stupirono gli insegnanti con l'intesa che avevano costruito un passo dopo l'altro, un sottile filo d'argento che legava i loro sguardi e, ne era quasi certo, ormai avrebbero potuto considerarsi amici.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora