Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 13 ✞︎ 𝑯 𝑨 𝑳 𝑳 𝑶 𝑾 𝑬 𝑬 𝑵

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𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

Sabato 31 ottobre. Halloween. La memoria dei morti, il timore dei mostri, lo scalpitare eccitato di studenti pronti a festeggiare.

Logan aveva scelto decisamente il giorno sbagliato per la loro riunione. Kimberly, poggiata a un angolo del teatro, ascoltava in silenzio il fremente mormorio dei ragazzi che iniziavano a far piani per la festa di quella stessa sera.

Il rappresentante aveva fatto grandi passi dalla prima, magra riunione e numerosi altri ragazzi si erano uniti a loro nell'organizzazione del Festival, riempiendo il teatro di visi nuovi e galvanizzati.

Logan se ne stava sul palco a dare direttive a chi stava tentando di disegnare dei nuovi volantini per il lavoro di teatro, con Julian che di tanto in tanto tentava di litigare con lui contraddicendo le sue parole. Tutti gli altri trasportavano progetti di ogni genere su e giù per il grande salone e, in contemporanea, Logan aveva permesso la realizzazione delle decorazioni come preparativi alla festa. Intorno a loro gli scalpiccii e il chiacchiericcio allegro stavano contribuendo nel costruire un'atmosfera che a Kimberly sembrava quasi surreale e le venne da chiedersi - così come una piuma sfiorava la terra prima di essere portata via dal vento, anche quel pensiero toccò e fuggi rapidamente - come avrebbe potuto reagire Noel nel vedere tutto quel loro lavoro.

Posò lo sguardo su Hunter che la stava superando con un grande rotolo di tessuto arancione tra le mani, in compagnia di Mitch dalla cui bocca straripavano una serie di parole assurde che, ne era quasi certa, l'amico non stava ascoltando.

«Ciao, Kimmy.», la salutò Mitch con un largo sorriso.

«Ciao Mitchy.», ricambiò ignorando l'occhiolino che le rivolse, concentrandosi invece sul timido sorriso di Hunter, per poi osservare in silenzio la sua schiena curva e le palpebre abbassate sulle iridi grigie.

Le venne in mente - un fulmine a ciel sereno, un'altra piuma - tutte quelle volte in cui il suo nome aveva lasciato le labbra di suo fratello, tutti quegli sguardi che gli lanciava in silenzio quando credeva nessuno lo guardasse. Kimberly però era attenta, silenziosa, aveva sempre con sé quell'aria che Grayson definiva "felina" e che le permetteva di passare inosservata.

Quello che, però, riaffiorava tra i ricordi di Kimberly ogni volta che vedeva Hunter dopo la morte di Noel - piume su piume su piume - era quel giorno di ottobre quando si chiuse la porta di casa alle spalle e ad accoglierla ci furono le urla arrabbiate di Grayson e suo padre. Non era una novità, litigavano spesso, ma quel giorno c'era qualcosa che non andava e le urla sembravano più forti, più nervose e arrabbiate del solito.

Vide Grayson scattare su per le scale con un verso di frustrazione, terrore, rancore e lo seguì prima che suo padre potesse vedere anche lei.

«Ehi. - lo fermò quando fu quasi arrivato alla sua stanza - Che succede?», gli chiese quando riuscì a farlo voltare. Il viso era rosso di rabbia e confusione e gli occhi azzurri brillavano verso Kimberly.

«Ha picchiato Noel.», le disse con le dita strette a pugno.

«Cosa? - esclamò lei - Perché? Sta bene?», lasciò che le domande uscissero ancora prima che Grayson potesse formulare una risposta. Loro padre non era certo tra i migliori, aveva una mentalità vecchia e chiusa e spesso si erano ritrovati a discutere, ma nessuno di loro era mai stato picchiato.

Grayson scosse la testa.

«Lui continua a dirmi di stare alla larga da Noel e Noel non vuole farmi entrare. - le disse riprendendo a respirare - Non mi parlano.», borbottò prima di chiudersi in stanza e lasciare Kimberly in corridoio.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang