Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 17 ✞︎ [𝑬 𝒛 𝒓 𝒂]

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𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

Se quella stessa mattina avessero detto a Ezra che avrebbe lasciato la sua stanza per imbucarsi in un edificio colmo di studenti sudati ed eccitati, avrebbe riso in faccia a chiunque avesse avuto il coraggio di interrompere la sua sigaretta per una tale stronzata.

Quella stronzata, però, si scoprì essere la stronzata meno stronzata nella storia delle stronzate, perché Ezra – Ezra Bender, eternamente devoto al suo letto – uscì di casa e andò a quella stramaledettissima festa di Halloween. Fu colpa di Vic che, quel tardo pomeriggio, gli mise la pulce nell'orecchio e da quel momento non smise più di pensarci.

Ezra si annoiava, a morte, e lì in mezzo a quel groviglio di braccia, gambe e facce che si strusciavano le une sulle altre ci sarebbero state le sue due uniche fonti di divertimento: Victor e il fumo.

Quel giorno sentì uno strano, anomalo silenzio. Aspettò qualche istante, scorrendo passivamente i video su TikTok, ma il silenzio assordante continuò costringendolo a tirarsi sul gomito per fissare la parete che divideva la sua stanza da quella di Victor, tornato a casa molto prima del solito. Ancora silenzio.

Ezra assottigliò lo sguardo e si alzò, curioso. Uscì dalla sua camera e si affacciò a quella del suo coinquilino che si stava infilando un paio di jeans scuri su per le magre gambe. Lo guardò in silenzio per alcuni istanti, mentre Victor – che lo aveva decisamente visto e aveva deciso di ignorarlo – si affacciava allo specchio da terra che teneva in camera.

«Come mai non sento della musica?», chiese finalmente al ragazzo che si stava sistemando la maglietta, poi lanciò un'occhiata alla tastiera abbandonata contro il muro triste e bianco.

«Stasera non suono.», rispose Victor, facendogli aggrottare le sopracciglia confuso. Non aveva mai saltato le prove, fino a quel giorno.

«Come sarebbe a dire che stasera non suoni?», domandò con improvviso interesse, studiando come le setole della spazzola si insinuavano tra le sue ciocche scure.

«Vado alla festa.», spiegò e non ci fu bisogno di chiarire di quale festa stesse parlando, erano settimane che la pubblicizzavano con volantini e zucche finte lasciate in giro per il Campus. Ezra si lasciò sfuggire una risata divertita, prima di rendersi conto che Victor non scherzava mai.

«Molto, molto interessante. E con chi vai?», mormorò, Victor si girò.

«Non è interessante. – disse – Vado con un amico e i suoi amici.», rispose poi tornando a guardare il suo riflesso allo specchio.

«È per lui che ti fai così bello?», sorrise Ezra divertito, poggiandosi allo stipite della porta.

Victor si voltò e fece scorrere lo sguardo lungo l'alta figura del ragazzo, stava pensando. Ezra riusciva quasi a vedere attraverso le sue pupille le diverse aree del cervello attivarsi una dopo l'altra per cercare di recuperare quel pensiero che non riusciva ad afferrare e trasformarlo in parole.

«Sì.», disse e le sopracciglia del coinquilino scattarono verso l'alto.

«Sono quelli del fan club di Noel?», gli chiese ancora, aggrappandosi con le dita allo stipite mentre si sbilanciava in avanti.

Victor si voltò di nuovo verso di lui, gli rivolse quell'espressione che gli dedicava ogni volta che veniva preso in giro: sopracciglia aggrottate, labbra arricciate, sguardo annoiato. Adorabile, pensò.

«Quelli del fan club di Noel sono brave persone. – borbottò – Dovresti conoscerli, visto che sarai anche tu nello spettacolo.», aggiunse poi superandolo per uscire dalla stanza. Ezra ridacchiò e lo lasciò passare.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora