Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 19 ✞︎ [𝑯 𝒖 𝒏 𝒕 𝒆 𝒓]

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𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

Quella sera, mentre la luce della luna faceva da testimone agli amori nascenti, allo stesso tempo stava vegliando su Tyson che attraversò il Campus con il peso di Hunter a rallentarlo. Gli strinse il braccio intorno alla vita e aumentò la presa al suo polso per cercare di tenerlo in piedi.

Hunter aveva smesso di aprire gli occhi e le gambe faticavano a stare dietro al ragazzo che dovette più volte fermarsi e prenderlo ti peso.

«Hunter. – lo chiamò, con il fiato corto – Hunter, cazzo.», borbottò poi fermandosi davanti alla porta del suo appartamento. Hunter aveva smesso di rispondergli a metà strada e, non sapendo quale fosse il suo numero di abitazione, dovette cambiare strada.

Aveva già notato un bagliore di paura, di dolore, negli occhi grigi del ragazzo che giorno dopo giorno si accentuò sempre di più fino a quella sera. Tyson non lo lasciò un istante da quando uscirono dall'appartamento di Denise, lo tenne stretto sotto il suo sguardo finché Mitch non venne a parlargli.

Risero, arrivò Isaac, Mitch prese un altro bicchiere, Hunter bevve. Isaac lo guardò con le sopracciglia aggrottate e poi spostò lo sguardo su Tyson.

«Vado a cercare dell'acqua, tienilo buono.», gli disse chinandosi su di lui per farsi sentire oltre la musica. Evidentemente, nemmeno ad Isaac era piaciuta quell'espressione audace che Hunter aveva in volto.

Era completamente un'altra persona, il sorriso malizioso che distruggeva quei suoi lineamenti morbidi e angelici gli si addiceva così poco da renderlo surreale. Come se quell'angelo fosse in realtà stato Lucifero tutto il tempo.

Lo seguì, quando lo vide muoversi, ma si fermò quando si voltò verso di lui. Aveva gli occhi brillanti, lucidi e le guance infiammate mentre rideva per ogni cosa. Lo prese per mano e lo avvicinò per poter incrociare il suo sguardo.

«Hunter cosa stai facendo?», domandò Tyson guardandosi intorno in cerca di Isaac.

«Vado a ballare, vieni con me.», rispose l'altro stringendo la presa. Tyson guardò le loro mani intrecciate e gli bruciò lo stomaco tanto gli sembrava sbagliato.

«Sei ubriaco.», borbottò quando finalmente si fermò in mezzo tra un gruppo di ragazzi che facevano il karaoke e due che si stavano baciando con passione.

«No.», rise Hunter portandogli le mani dietro il collo. Era goffo e lento nei movimenti e Tyson dovette reggerlo per i fianchi per non farlo scivolare sotto i piedi di qualcuno.

«Usciamo.», provò a suggerirgli, ma Hunter non si mosse e scosse il capo.

«Che c'è? – sussurrò avvicinandosi – Non è quello che vuoi?», gli disse sfiorandogli il naso, mentre avvicinava il viso al suo. Tyson aggrottò le sopracciglia, innervosito, e lo spinse via.

«Non...Così. – replicò – Ma che ti prende?», borbottò e Hunter strinse le labbra l'una all'altra prima di dargli le spalle.

Sparì, per alcuni infiniti minuti e Tyson non riuscì più a trovarlo. Gli tornò in mente il viso grave di Isaac, l'espressione lasciva sul viso di Hunter, il suo profumo, le sue labbra così vicine a quelle di Tyson e quei bicchieri che continuavano a comparire sempre più pieni tra le sue mani.

Lo trovò poi, solo, poggiato alla parete di uno stanzino. Alcuni ragazzi stavano fumano, Hunter aveva una sigaretta accesa in mano, ma questa continuava a bruciare senza che le sue labbra ne aspirassero il fumo. Aveva la testa poggiata a una spalla, gli occhi chiusi e il respiro lento, stava piangendo e continuava a pronunciare una sola parola tra un singhiozzo e l'altro. Noel.

Lo prese, spense la sigaretta e la abbandonò in un posa cenere, per poi portarlo fuori. Si svegliò a contatto con l'aria fredda, ma ancora sembrava non essere in grado di distinguere la realtà da qualunque incubo gli stesse facendo vivere la sua testa.

«Ti porto a casa, va bene? – provò a dirgli – Dimmi dov'è.», gli intimò ma Hunter ebbe solo la forza di scuotere la testa.

«Non ci voglio tornare. – biascicò – Sarei dovuto restare lì e invece me ne sono andato.», aggiunse appena prima di chiudere gli occhi e scivolare nel sonno pastoso e terrificante di un ubriaco.

Questo portò Tyson a cercare furiosamente le chiavi che aveva da qualche parte in tasca e aprire con il peso di Hunter che lo spingeva sempre più verso la porta. Entrò e spinse la porta con un piede mentre trascinava il ragazzo verso il bagno.

Lo fece sedere per terra e gli prese il viso tra le mani dopo essersi sfilato la giacca per il caldo che la paura gli stava facendo provare in quel momento. Lo guardò mentre il suo respiro si limitava a un sottilissimo filo, il cuore traballò nel vederlo in quelle condizioni, con il viso adesso pallido riverso sulle sue mani.

«Ehi, Hunter. – lo chiamò con qualche colpetto sulle guance – Apri gli occhi.», sussurrò e vide le sue palpebre sfarfallare prima di avvicinarlo al gabinetto bianco dietro di lui.

«Cazzo, perdonami.», mormorò aggrottando le sopracciglia, mentre gli infilava due dita dentro la bocca, che scivolarono verso la lingua e gli stuzzicarono la gola.

Vide le spalle di Hunter contrarsi, i suoi occhi aprirsi e poi lo fece sporgere mentre vomitava tutta quella tossicità che aveva ingerito. Gli tenne una mano dietro il collo e con l'altra gli sostenne la fronte, sussurrandogli parole di rassicurazione nel vedere le lacrime colargli lungo le guance.

Quando Hunter si lasciò andare contro di lui, Tyson lo tenne stretto per qualche secondo, assicurandosi che non perdesse nuovamente conoscenza.

«Non ho...Mai smesso di provare qualcosa per lui.», sussurrò Hunter con la testa poggiata sulla sua spalla, il fiato che gli sfiorava la mascella. Il cuore di Tyson rallentò un battito, ma lo ignorò per tirarlo su in piedi.

Gli lavò il viso, sperando che l'acqua fresca gli facesse bene, poi lo portò in camera sua e lo fece sedere sul letto.

«Senti, dormi qui. – gli disse togliendogli le scarpe – Io sto sul divano.», Hunter parve non sentire, con le palpebre pesanti di tolse i pantaloni lasciando che la grande maglia verde fosse l'unico pezzo di stoffa a coprirlo e poi si buttò sul cuscino.

Tyson sospirò e si alzò, lasciò le scarpe ai piedi del letto e andò in cucina per riempire un bicchiere d'acqua e recuperare qualche pastiglia che gli sarebbe stata utile l'indomani. Tornò in camera e sistemò tutto sul comodino di fianco alla sua testa, poi si voltò verso di lui.

Hunter già dormiva, il respiro era più presente di prima, teneva le labbra appena socchiuse e gli occhi sotto le palpebre si muovevano in preda a chissà quale sogno stesse facendo. Era tornato a sembrare quell'angelo che Tyson aveva conosciuto, con la guancia gonfiata dal cuscino e i capelli ormai troppo lunghi che quasi gli coprivano le palpebre. Allungò la mano e li scostò, poi si allontanò da lui non riuscendo più a ignorare il motivo per il quale Hunter stava cercando di stargli lontano, il motivo per il quale Tyson continuava a rimanere indietro ai suoi occhi e il motivo di ogni sua esitazione. Improvvisamente tutto sembrò riacquistare un senso. Non ho mai smesso di provare qualcosa per lui.

 Non ho mai smesso di provare qualcosa per lui

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Ehi!
Che dire...hunty's got a lot of problems.
~🐝

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now