Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 7

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«Noel! - il Grayson adolescente irruppe nella stanza del fratello tenendosi allo stipite per non sbilanciarsi e cadere dritto con la faccia sul brillante pavimento, appena pulito e ancora leggermente inumidito - Hai fatto i compiti?», gli chiese storcendo le labbra in un furbo sorriso e guardandolo come si guarda il proprio riflesso allo specchio.

Quel riflesso, però, non ricambiò il sorriso e si limitò ad alzare lentamente lo sguardo dal libro che stava leggendo. Era steso sul letto, con le gambe allungate e incrociate l'una sull'altra e i piedi nudi stuzzicati dalla coperta piegata in fondo al letto, sulla quale sonnecchiava Ludwig, il pigro gatto che sembrava avere un debole solo per Noel.

«Non te li passo.», rispose voltando pagina e ritornando, con la stessa lentezza con la quale aveva sollevato lo sguardo prima, a leggere il suo romanzo.

Era sempre stato il fratello responsabile, quello su cui pendeva il futuro della famiglia, era intelligente, studiava, otteneva i risultati ai quali aspirava e ai quali avrebbe dovuto aspirare anche Grayson. Non c'era in quell'atteggiamento del campione alcuna fonte di delusione per i loro genitori, ma quel suo difetto insormontabile era che spesso si ritrovava a calpestare chiunque gli si mettesse davanti.

Grayson, al contrario, si impegnava a raccogliere tutte quelle peculiarità che avrebbero fatto storcere il naso del padre e, se ogni fine settimana la cena non iniziava con un "Grayson, sei in punizione", non sentiva di meritarsi il dolce a fine pasto. Non era una cattiva persona, approfittava soltanto degli attimi di respiro quando la morsa dell'attenzione degli adulti si spostava su Noel per potersi permettere di essere un adolescente qualunque.

«Kim!», urlò allora Grayson, chiamando la sorella, ben consapevole che per Noel la conversazione avrebbe potuto terminare lì.

«Non li ho fatti.», rispose Kimberly dalla sua stanza che sembrava non lasciare mai.

Era la più riservata tra loro, stava a sentire la sua musica tutto il giorno e, soltanto quando Grayson la infastidiva, se la sentiva di alzarsi dal letto e picchiarlo. Lui le voleva bene, eppure non capiva mai cosa le passasse per la testa, non capiva quale emozione potesse nascondersi dietro quella statica espressione che le appiattiva la linea delle labbra e le rilassava le palpebre, non capiva che cosa il suo silenzio volesse urlargli attraverso gli occhi stanchi.

«Cazzo.», borbottò sospirando rumorosamente.

«Te ne vai ora?», chiese Noel senza degnarlo di uno sguardo, mentre Ludwig si stiracchiava.

«Ma tu mi vuoi bene almeno un po'?», chiese allora Grayson assottigliando lo sguardo mentre si accucciava per terra, sconfitto.

«No. - rispose Noel - Adesso esci? Tra un po' arrivano Mitch e Hunter.», mormorò poi riferendosi a quei due suoi amici che erano quasi cresciuti in casa sua.

Noel aveva passato tutta l'infanzia insieme a loro e con un altro ragazzo, Isaac si chiamava, che poi sembrò gradualmente sparire dalle loro vite e ormai da qualche anno non lo sentiva più nemmeno nominare. Hunter e Mitch, invece, li conosceva bene, conosceva le battute divertenti di Mitch, la sua aria da pagliaccio e quella mente tanto aperta da sembrare quasi vuota e conosceva i sussurri di Hunter, gli sguardi carichi di ammirazione che lanciava a Noel e quei profondi silenzi che non gli facevano aprir bocca per tempi tanto lunghi da dimenticare perfino la sua presenza. Li conosceva, ma non conosceva Noel quando stava con loro, sembrava essere quasi un'altra persona che con lui non esisteva affatto. Spesso gli veniva da chiedersi chi fosse in realtà suo fratello.

Dalle labbra di Grayson fuoriuscì un lamento teatrale, prima che si alzasse in piedi con altrettanta enfasi.

«Kim?», chiese allora con un'ultima speranza a illuminargli la voce.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now