Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 20 ✞︎ [𝑽 𝒊 𝒄 𝒕 𝒐 𝒓]

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𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

Victor non era mai stato a una festa, aveva sentito parlare, ridere e piangere persone che invece ci erano state ma non riuscì comunque a farsi una vera e propria idea fino a che non arrivò il suo momento. Le feste erano orrende.

La gente urlava, piangeva, spingeva e non lasciava spazio per respirare, la musica era assordante e neanche tanto bella e l'alcol diventava buono soltanto dopo il terzo bicchiere.

Si sentì in colpa per quel fastidioso prurito al petto che gli suggeriva di andarsene proprio mentre Julian gli stava parlando, per cui si voltò verso di lui cercando di assumere un'aria più interessata, divertita. A tradirlo, però, fu il fatto che non avesse la minima idea di quale conversazione stessero portando avanti, perché aveva passato gli ultimi cinque minuti a fissare inquietato una ragazza che continuava a osservarlo con la cannuccia di un drink tra le labbra.

«Non mi stai ascoltando.», borbottò Julian colpendogli il capo con il palmo della mano. Victor, preso alla sprovvista si portò una mano tra i capelli e strinse i denti, mentre massaggiava la cute.

«Scusami.», gli disse, mentre Julian sospirava.

«Ti ho chiesto che cosa farai per le vacanze e mi hai risposto sì.», gli rimproverò incrociando le braccia al petto. Victor alzò lo sguardo su di lui, c'era qualcuno che i suoi occhi continuavano a cercare, ma che non riuscivano a trovare da nessuna parte.

«Starò a casa con i miei. - gli rispose finalmente - Tu?», alzò la voce e aggiunse "gridare" alla lista di cose che non gli piacevano delle feste. Almeno, doveva ammetterlo, era contento di essere lì con un amico.

Julian scrollò le spalle, un movimento veloce, per far cadere i granelli di tristezza che gli appesantivano le spalle. Eppure, Victor li vide, rimasero tutti lì a incurvargli la schiena.

«Credo che rimarrò qui. - disse - Tanto mia madre non ci sarà.», aggiunse poi con una nota di pungente disappunto.

Victor pensò a lungo a cosa rispondere, lo faceva sempre, ma come accadeva spesso arrivò troppo tardi e Julian aveva già cambiato argomento. Stava parlando di qualche esercizio imbarazzante che gli avevano fatto fare a lezione e, allora, Victor si diede il permesso di distogliere nuovamente la sua attenzione.

Fece vagare lo sguardo intorno a loro e individuò alcuni di quei ragazzi con i quali aveva passato la serata, erano stati separati dalla brutale voglia di festeggiare di tutti gli altri studenti e adesso vagavano con le braccia davanti al viso - per attutire una possibile caduta - alla ricerca dei propri compagni, come se stessero navigando in un mare di corpi o attraversando un labirinto particolarmente insidioso. Victor si chiese come ci si sentisse ad avere qualcuno da cercare con così tanta frenesia, ma guardando Julian che ancora parlava con gli occhi sulla porta d'ingresso si sentì comunque grato per quella loro strana unione.

Victor si era affezionato al suo modo di scherzare, a quei sorrisi veri che gli riservava quando parlavano soltanto loro due ed era felice che Julian si fosse abituato a lui abbastanza da allentare la maschera quel tanto che bastava per poterci sbirciare dietro. C'erano ancora, però, molte cose che di lui non sapeva.

«Cazzo. - esclamò Julian e, nel voltarsi verso di lui, una parte di drink finì sul pavimento tra di loro - Victor, baciami.», gli ordinò e Victor si pentì di non aver ascoltato il suo monologo perché adesso la sua espressione doveva essere così disorientata da far ridere.

«Come?», gli chiese aggrottando le sopracciglia e inclinando il capo. Julian stava guardando oltre le sue spalle con un'espressione a dir poco preoccupata.

«Fallo e basta.», disse ancora prima di prendergli il viso tra le mani e poggiare le labbra sulle sue.

Victor fece cadere il bicchiere di plastica che aveva tenuto in mano soltanto per scena e spalancò gli occhi mentre Julian muoveva le labbra con studiata lentezza. Gli mise entrambe le mani sulle spalle e lo spinse lentamente indietro.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now