Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15 ✞︎ [𝑪 𝒐 𝒐 𝒌 𝒊 𝒆]

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𝑺𝒂𝒃𝒂𝒕𝒐, 31 𝒐𝒕𝒕𝒐𝒃𝒓𝒆.

«Cookie, respira.», ripeté Charity per la quinta volta all'amica dall'altra parte del telefono.

Cookie era completamente in panico e correva da una parte all'altra del suo appartamento sistemando qualsiasi cosa trovasse lungo il suo cammino, che fosse suo o di Denise sarebbe tutto finito dentro l'armadio.

«Come faccio? – sibilò – Sta per venire Kimberly. Kimberly Sanford sta per venire qui.», esclamò portandosi la mano libera ai corti capelli scuri.

Riuscì a sentire l'esasperazione di Charity uscire dal telefono per strangolarla, ma l'idea che la ragazza che da un anno ormai aveva attirato la sua attenzione stava per mettere piede dentro quell'appartamento la stava terrorizzando. Il suo appartamento, dal quale aveva cacciato Denise per qualche ora.

«Cookie. – sussurrò ancora – Andrai alla grande.», le disse prima di metter giù e lasciarla sola con tutte quelle minuscole formiche fatte d'adrenalina che le correvano lungo le braccia.

Andrai alla grande. Sì. Andrò alla grande. Si ripeté, ma poi bussarono alla porta e uno squittio terrorizzato le abbandonò le labbra.

Si avvicinò, incerta, come se dall'altra parte avesse potuto trovarci un mostro a tre teste e poi aprì. Lì, fuori dalla sua porta, non c'era alcun mostro a tre teste, soltanto Kimberly che teneva uno zaino sulle spalle, un casco stretto tra il braccio e la vita, i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi azzurri che la osservavano dall'alto del suo metro e settantaquattro.

«Ciao.», sussurrò Cookie, intimidita, stringendo le dita alla porta.

Kimberly non mosse un muscolo per un lunghissimo, infinito istante, poi sollevò appena gli angoli delle labbra e inclinò il capo.

«Vuoi farmi entrare o hai intenzione di spogliarmi qui davanti a tutti?», le chiese lasciando che le palpebre le scuotessero le lunghe ciglia scure. Cookie per poco non svenne, mentre si spostava per farla passare.

«Non voglio spogliarti.», mise in chiaro chiudendosi la porta alle spalle, mentre Kimberly si guardava intorno studiando quell'ordine anomalo che le circondava.

«Prendi le misure con i cargo addosso?», le chiese senza voltarsi, posando lo zaino e osservando con attenzione un manichino coperto di stoffa.

«Oh, intendevi quello.», mormorò Cookie ormai rossa in viso mentre entrava in camera subito seguita dall'altra ragazza che, alle sue spalle, non smetteva di scrutarla.

Kimberly era convinta di passare inosservata, di essere silenziosa, e per Cookie invece era molto più presente di quanto credesse. Era imponente come lo era stato suo fratello, la sua presenza era palpabile anche se non la si guardava e gli occhi dal taglio sottile non facevano che confermare quella sua tesi secondo la quale Kimberly nascondeva il sangue di una sirena tra le vene. Attraente, maestosa, accattivante, era tutto ciò che metteva Cookie in soggezione quando erano nella stessa stanza.

«Questo è quello che hai pensato per Janette?», le chiese passando le dita sui disegni che decoravano l'album poggiato alla scrivania, accanto alla sua collezione di occhiali da sole.

«Sì. – sorrise Cookie – Devo ancora mostrarglielo, però. Lei è molto più brava di me, saprà darmi consigli.», aggiunse con un largo sorriso. Kimberly si voltò a guardarla e poi annuì, gli zigomi alti brillarono alla luce fioca della lampadina che già da tempo avrebbe dovuto cambiare.

La osservò raccogliere il necessario per quel loro breve incontro e la studiò come se stesse di fronte al risultato di un esperimento durato anni. Vide le sue dita tremare, le sue guance colorarsi e i suoi occhi castani cercare qualcosa che in quella stanza non c'era pur di non guardarla in volto, eppure Kimberly la soprese in più occasioni a esaminarla con lo sguardo quando pensava di essere al sicuro.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora