ROSSOFUOCO - 34

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e tu come sai che si sistema tutto? 

Mida

*Dopo la puntata*

<<Mida, posso due parole?>> mi chiede Giovanni poco dopo aver saputo di essere eliminato. 
<<Non sono bravo a confortare le persone. Lo sai, no?>> gli domando divertito avvicinandomi a lui. 
<<Infatti non voglio parlarti per una cosa mia, ma per una cosa tua. Possiamo? Prima che debba andare via, insomma>> continua indicando la sua stanza. 

Non dico nulla. 
Mi limito solo a seguirlo in quella che da oggi non sarà più la sua stanza e mi siedo con lui sul suo letto. 

<<Ascolta, abbiamo avuto modo di conoscerci in sei mesi. Sei davvero un bravo ragazzo, sei ambizioso, sicuro di quello che fai. Ma nello stesso modo ho imparato a conoscere Gaia, che per me ormai è diventata una sorella. Ha preso il posto di Ilaria, mia sorella, in questi mesi qui dentro. Ho visto tutta la vostra storia, il modo in cui vi siete innamorati, la vostra complicità. Lotta con le tue paure e vinci tu. Non permettere a loro di vincere su qualcosa di così bello>> 
<<Non è facile Gio...>> ammetto sotto voce. 
<<Lo so che non è facile, nessuno ha detto che lo sia. Però davvero, lotta con tutto te stesso contro te stesso. E' l'unico modo che hai per viverti bene questa storia>> 
<<Grazie>> gli rispondo stringendolo forte a me. 
<<Mi raccomando, aggiornami quando si sistema tutto>> mi dice facendomi l'occhiolino.
<<E tu come sai che si sistema tutto?>>
<<Lo so, lo so. Non ti preoccupare. Fidati di Giovannino tuo>>

***

Vedere Giovanni eliminato mi fa capire quanto, evidentemente, tutto questo sia reale.
Quanto evidentemente siamo all'interno del serale e quanto, evidentemente, a me manchi Gaia. 
La paura c'è, è tanta. 
E mi ha fatto ridere essere contro Gaia a cantare "chiamami ancora amore" in puntata. 
Lei era bellissima quando ballava. 
Prima, durante e dopo. 
Lotto contro tutto me stesso pur di starle lontano, ma poche volte ci riesco.
Come adesso. 

<<E' stato strano trovarsi l'uno contro l'altra>> ammetto guardando la ballerina accanto a me.
<<Penso sia stato piuttosto ironico che ti abbiano fatto cantare "chiamami ancora amore" visto il tuo comportamento degli ultimi tempi>> commenta aspra lei provando ad allontanarsi da me. 

Ma non la lascio andare. 
Le afferro subito il polso riportandola al suo posto. 
Non c'è nessuno in saletta. 
Ci siamo solo noi. 

<<Che vuoi?>>
<<Puoi smetterla di trattarmi così?>> le chiedo guardandola negli occhi.
<<E tu ti decidi a darmi una spiegazione?>> continua di rimando strattonando il polso dalla mia mano.
<<Ti ho detto che quando sarò pronto lo farò>> le rispondo a bassa voce. 
<<Bene. Allora lasciami andare>> aggiunge guardandomi negli occhi. 
<<Non ti sto tenendo. Perché non vai da sola?>> 

Non mi risponde. 
Vedo il viso tingersi leggermente di rosa mentre manda giù la saliva. 
Lo fa sempre quando è nervosa, accompagnando una mano al centro dello sterno per regolare la respirazione dovuta all'ansia. 
Poi noto com'è vestita, indossando la maglia che tutti abbiamo firmato. 
Ed il mio occhio cade proprio sulla mia firma. 

<<E sei un codardo, comunque>> ammette ironica. 
<<Sei un codardo perché non hai avuto il coraggio di dirmi che quella notte sei entrato nella mia stanza per firmare 'sta maglietta. E soprattutto sei un codardo perché non hai il coraggio di dirmi quello che provi, ma ti limiti a scriverlo su una maglia firmata da tutti>> continua indicando il tessuto bianco della maglietta. 
<<Non è la stessa cosa?>> le chiedo a bassa voce. 
<<No, perché scrivere è una cosa e dire le cose così come stanno, un'altra. Quindi vedi di decidere quello che vuoi fare, perché non sono disposta ad aspettarti per sempre>> 

E' meglio lasciarla andare. 
Non è più in vena di parlare ed io non saprei cosa proprio dirle oltre le quattro stronzate che le ho detto prima per giustificarmi. 
Mi rendo conto che non posso continuare così e devo assolutamente inventarmi qualcosa per risolvere tutto questo macello che ho creato da solo. 

Ma come?



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