Cap 1 Andrea

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Nella penombra una mano si aggrappò alla cordicella accanto alla finestra e fece alzare le serrandine all'improvviso. Jake aveva sentito quel rumore stridulo provenire dalla sveglia e, con uno scatto felino, era piombato su quel cubo bianco luminoso e l'aveva spenta. Avrebbe voluto far finta di nulla, ma sapeva con precisione qual era il suo compito quel mattino e non era sua intenzione venir meno a un ordine. Così, con riluttanza, si era alzato dal letto ed era andato ad aprire le finestre.

Il sole invase la camera all'improvviso. La sera prima non aveva notato quanto fosse in ordine ed elegante quell'appartamento. Era distratto da ben altro. Sorrise al ricordo. E poi si rabbuiò.

Eseguire gli ordini, adesso! O saranno guai. Guardò la sveglia: le otto meno cinque. Era ancora in perfetto orario.

Con un sentimento che rasentava la deferenza si concesse di guardare il letto. Una mano affusolata sporgeva da sotto le coperte. Le unghie dipinte di un eccentrico, ma mai volgare, blu metallizzato. Del braccio si intravedeva solo il polso sottile divinizzato da un sinuoso tatuaggio: i rami di un rampicante che morivano a un millimetro dall'inizio della mano. Jake sapeva che si arrampicavano fino al gomito e seguirli era come lasciarsi ubriacare da quel movimento languido e ondeggiante...

Eseguire gli ordini, adesso!

Non gli era concesso ricordare la notte appena trascorsa. Non gli era concesso abbandonarsi all'euforia. Non poteva lasciare che un qualsiasi tipo di sentimento nascesse nel suo cuore. Non per lei.

"Andy?"

Nessuna risposta. Nessun movimento.

"Andrea? Sono le otto. Come mi avevi chiesto."

"Mmmh... Ok. Grazie."

Le coperte si mossero e ne uscirono due occhi verdi ancora non tanto aperti. Sul cuscino erano sparpagliati lunghissimi capelli castano chiaro. Le lunghe braccia si allungarono per riconquistare l'energia necessaria e nel frattempo il cervello si accese.

" Jake, che ci fai ancora qui?"

"Mi avevi chiesto di svegliarti alle otto..." Rispose con titubanza.

"Ah, sì. Ben fatto! "

Gli occhi cercarono subito la sveglia a conferma di quello che le era stato appena suggerito. Poi si posarono di nuovo su Jake. Sarebbe stato il ragazzo ideale per chiunque e le piaceva sapere che non riusciva mai a dirle di no. Bello, alto, muscoloso. Capelli neri cortissimi, occhi azzurri. Gli sbavava dietro metà delle sue amiche, ma le bastava uno sguardo per portarselo a casa... con tutte le conseguenze.

Aveva chiarito subito che non avrebbe avuto speranza con lei.

Il ragazzo ne aveva preso atto. Non aveva cambiato neanche espressione quando glielo aveva detto. Le aveva semplicemente risposto:

"Lo so! Con te non poteva essere altrimenti. Rimane il fatto che siamo amici!"

Gli aveva sorriso con affetto e i patti così furono decisi.

Le regole erano chiare e l'amicizia si era allargata senza ombre. Andrea fece un veloce calcolo: erano tre anni che si frequentavano, che se la spassavano a letto e che si divertivano in giro. Era bello poter avere un amico così. Senza ombre appunto. Era così strano che non avessero mai litigato, che lui non le avesse mai chiesto di più. Forse aveva capito da solo. Forse non era stata con lui così brava come sempre. Forse, in fondo, le era entrato dentro più di quello che lei stessa avrebbe mai ammesso. Sì, alla fine le era affezionata davvero e le sarebbe dispiaciuto molto, quando avrebbe trovato la ragazza che lo avrebbe portato via da lei e dalla loro amicizia. Sapeva con certezza matematica che sarebbe successo prima o poi: doveva solo imbattersi nella tipa che gli avrebbe fatto girare la testa. Allora sarebbe stata lei a cacciarlo, perché non avesse rimpianti, perché erano amici e per un amico si fa di tutto. Così come lui aveva fatto per lei. Ne avrebbe gioito. Perché la felicità di Jake era la sua felicità.

Mentre la mente divagava, si alzò dal letto. Era completamente nuda. Jake le sistemò i capelli sulle spalle, cercando di dare un ordine a quella cascata di riccioli. Lei lo lasciò fare: non era ancora sveglia a sufficienza per rispondergli con strafottenza o ironia.

"Perché così presto, comunque?" Le chiese, ricacciando indietro il desiderio di posarle le mani sulle natiche sode o sui seni inebrianti. Quinta naturale. Una botta di vita! le ripeteva sempre ogni volta che le dava il permesso di palparle. E lei rideva della sua estasi scatenata con tanta facilità. Non capiva...

"Devo andare in un posto non tanto vicino da qui. Adesso mi preparo e vado. Tu sai quello che devi fare."

"Ehi!" Protestò lui offeso.

"Scusa, non sono ancora sveglia." Trasalì. "Fai come fosse casa tua. Ho anche degli splendidi croissants in frigo. Ti basta metterli nel microonde per 10 secondi e saranno buonissimi." Non voleva essere maleducata con lui. Lo era sempre, ma non con lui. Fortunatamente, Jake non si offendeva mai.

"Così ci siamo! Cappuccino?"

"Non so se farò in tempo. Tu però, se ti va, preparalo. Io intanto vado in bagno".

La doccia scacciò via l'appannamento. Andrea si guardò allo specchio. Non beveva mai a sufficienza da ubriacarsi, eppure, la mattina dopo, era sempre distrutta lo stesso. Jake la sera prima era cotto, eppure quella mattina aveva quel solito viso angelico che faceva innamorare tutte. Che nervi!

Fortunatamente, il vapore della doccia ridiede un po' di colore alle sue guance. Tanto bastò per farla sentire meglio. Si vestì alla svelta, con pantaloni neri lunghi che le fasciavano le gambe e un top azzurro abbastanza lungo da morire sui suoi fianchi al momento giusto. Semplice ed sufficientemente pudica: adatta al luogo che l'attendeva. Scelse sandaletti con tacco alto, tanto non doveva accompagnarsi con nessuno. Legò i capelli in uno chignon alto da cui ricadevano disordinate diverse ciocche: era troppo caldo per tenere i capelli sulle spalle. Buttò nella borsa le chiavi della macchina e il cellulare.

Riuscì a bere il cappuccino prima di uscire. Jake la salutò con la mano e un cameratesco:

"Alla prossima!"

"Puoi starne certo!" Le rispose lei, facendogli l'occhiolino e corse giù per le scale.




Andrea (#Wattys2018)Where stories live. Discover now