CAP 6 A KNIGHT

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Andrea si sistemò di fronte alla pianola elettrica, scrisse una correzione nello spartito che aveva di fronte, poi impostò la melodia da suonare.

Simon era già pronto con la sua chitarra, Jake stava finendo di sistemare il basso, Steve era seduto su una sedia davanti a loro, in attesa di studiare quello che la mente di Andrea aveva partorito: anche la musica nasce dall'anima e per lui era un modo per scoprire profondità inespresse della sua paziente... Come era inappropriato quel termine con lei! Eppure doveva pensarla come tale, anche se nelle ultime ventiquattro ore qualcosa era cambiato nel suo modo di osservare Andrea, era meno professionale del solito. Doveva rimanere concentrato sull'obiettivo. Quindi si preparò all'ascolto.

Le note della chitarra si diffusero lente nella stanza; erano come un rintocco di campane: lugubri, profonde, come un'eco si ripetevano quasi identiche più e più volte. Erano come gocce di acido sul polistirolo: penetravano fino all'animo. Steve non era abituato a sentirsi così coinvolto, ma era ipnotizzato da quella melodia di disperazione; no, non era disperazione, era di più! Chiuse gli occhi, cercò di figurare la melodia e si ritrovò all'improvviso in mezzo al silenzio del deserto che riecheggiava per chilometri. Nella mente di Steve le note di Andrea disegnarono un mondo desolato, infinito e nel mezzo quel richiamo, sempre più disperato, in lontananza.  Una voce che grida nel deserto, pensò  Steve, ricordando come da bambino gli era rimasta impressa a catechismo la definizione che Giovanni Battista diede di sé. Adesso era come se quella definizione fosse stata messa in musica. E capì che quel richiamo veniva da Andrea, una richiesta di aiuto, ogni volta più debole, proveniente dal suo inferno personale. Aprì gli occhi per guardarla: era concentrata sulla melodia, le sue mani si muovevano leggere sullo strumento, gli occhi bassi sulle corde. L'illusione era perfetta! Nessuno avrebbe mai pensato a tanta disperazione solo guardandola, ma il suo richiamo era così nitido per lui, così disperato, che si era aspettato di vederla piangere mentre suonava. Come riusciva ad avere sentimenti così forti dentro e un viso così impassibile fuori?

In quell'istante in cui Steve era perso in lei, Andrea alzò gli occhi. La musica si era arrestata. Quando i loro occhi si trovarono, Steve trovò tutta la disperazione di Andrea: non si era sbagliato dunque.

Lei però si voltò verso Simon e spiegò:

"Adesso la seconda parte: parti tu con la chitarra, le note devono essere forti, ma non disperate, non devono graffiare, ma devono rotolare come macigni. Tu Jake, alla terza battuta di Simon, parti con la tua parte: devi essere un cuore che batte sempre più forte, quindi concentrati su di me e sulla tua parte e lascia Simon a se stesso, okay? Il ritmo poi lo reggo io con la batteria."

Detto questo si alzò, si sedette alla batteria, cantò le ultime due battute che aveva appena suonato e diede il via a Simon. La chitarra diede accordi potenti, lenti all'inizio, poi subentrò Jake con il suo basso, un ritmo lento anche il suo; infine ecco Andrea scandire un ritmo smorzato, quasi zoppicante. Erano perfetti insieme. La lentezza andò man mano diminuendo, come se Andrea forzasse gli altri ad accellerare, come se li spingesse, come se li spronasse a correre. Qualcuno arrivava da lontano, per sostenere l'anima di Andrea. Iniziò la lotta fra la chitarra che continuava imperterrita a scandire note violente, pesanti come pugni, la batteria che sembrava schivarli con salti e capriole, più energica, più dinamica; la pianola che le alitava sopra la sua forza vitale; infine il basso che scandiva il ritmo di un cuore sempre più sofferente. Andrea stava descrivendo davvero una guerra: una era sicuramente la sua anima, la batteria, che cercava di sfuggire ai colpi dati dal dolore, la chitarra, che guadagnava forza e vigore ad ogni battuta. Nel mezzo il cuore ormai stanco, debole, pronto già alla resa. In sottofondo rimaneva la melodia della pianola che si nutriva della lotta degli altri strumenti, a ricordare che c'era ancora una speranza.

Andrea (#Wattys2018)Where stories live. Discover now