CAP 27 GHOSTS AND SHADOWS

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Simon si appoggiò lentamente ad un gomito sollevandosi con la testa, ancora confuso dalla botta presa nel cadere di schiena sull'asfalto.

Quell'uomo era un pesce, guizzava via da tutte le parti.

Ancora aveva le immagini tutte a puntini che ballavano davanti ai suoi occhi confusi, quando un urlo gli fece accapponare la pelle abbronzata.

Conosceva quella voce terrorizzata...

Si voltò di scatto nella direzione da cui veniva l'urlo e vide la bocca da cui era uscito, pronunciare da più vicino:

"FERMI!"

Perché era lì? Le avevano intimato con poca grazia di non seguirli. Perché cazzo non ubbidiva mai?

Si alzò da terra, con poco equilibrio, cercando di ritrovare la posizione. Sbandò visibilmente e quello che accadde fu a dir poco sconcertante.

L'uomo con cui aveva lottato fino a quel momento, in piedi lì ad un passo, concentrato anche lui sul proprietario di quella voce agitata, che aveva avuto il potere di fermare la lotta di tutti e tre, allungò veloce una mano e lo sostenne da sotto il gomito.

Il biondo, ancora confuso dal colpo preso, disorientato e incredulo, riuscì solo a farsi sostenere dal suo nemico e con voce perplessa chiese:

"Ma che cazzo...?"

Così come un'immensa aquila, dopo aver urlato tutta la sua potenza dall'alto del cielo con la sua voce energica e stridula, dopo essere scesa in picchiata fino a terra lasciandoci paralizzati a guardarla, si posa in punta di piedi sulla roccia, sbatte le poderose ali, le ripiega con grazia e, alla fine, ci guarda piegando la testa di lato, quasi con la consapevolezza di ciò che stiamo pensando; allo stesso modo Andrea, dopo tutta la corsa da casa fino lì, dopo aver urlato tutta la sua paura, rallentò di colpo la sua andatura e i suoi capelli ricaddero morbidi sulle sue spalle; mosse un passo lento verso quell'uomo, guardandolo con tutto il dolore di quei giorni dipinto nei suoi occhi. Infine le uscì dalle labbra una voce dolce, che adesso sembrava chiedere invece che ordinare.

"Steve? Sei tu?"

Simon si allontanò da colui che ancora lo stava sorreggendo, per cercare di fermarla.

La mano affusolata di Andrea gli si poggiò sull'avambraccio e strinse, quasi a volerlo incoraggiare a credere alle sue parole, senza mai staccare lo sguardo da quel casco che le impediva di sapere se si stava sbagliando o no.

Solo che lei non era nel dubbio, sapeva ciò che si nascondeva lì sotto, ne era certa.

Solo che... come poteva saperlo?

Se prima era stato il colpo alla testa a disorientarlo, adesso Simon si voltò verso l'uomo con ancora il casco in testa, con l'espressione di chi si ritrova improvvisamente in un altro pianeta e incontra una persona di sua conoscenza.

Lo osservò dalla testa ai piedi, con curiosità e tanta tanta incredulità.

Erano come statuine di gesso: immobili, pietrificate in espressioni drammatiche.

Simon si costrinse ancora a guardare il suo nemico e poi corse a cercare gli occhi di Jake, che due passi alla sua destra, era sbalordito quanto lui.

"Perché?" fu l'unica domanda che uscì dalle labbra di Andrea. Non servì altro. Non c'era sintesi più tragica di questa. Un'unica parola, un tono disperato, un tremito profondo del suo corpo, spezzarono l'incantesimo in cui sembravano tutti intrappolati e da sotto il casco venne per la prima volta un suono.

Simon fu sicuro che quel suono non fu altro che un singhiozzo.

Le sue mani si sollevarono da sole verso quel viso celato e andarono a togliere l'involucro dalla testa dell'uomo misterioso che, stranamente, non si mosse e non fuggì.

Andrea (#Wattys2018)Where stories live. Discover now