CAP 11 RICORDI

70 14 8
                                    


Sentì il campanello suonare e il suo cuore sobbalzò.

Credeva che quella giornata non sarebbe mai finita. Invece alla fine era passata. Avrebbe voluto uccidere l'orologio verso le cinque del pomeriggio. Poi però era arrivata l'ora di uscire dal laboratorio e tornare a casa. Aveva preparato tutto il necessario per la cena, poi si era dedicata con molta calma alla doccia e ai capelli. Adesso, davanti allo specchio era soddisfatta della bella treccia composta che si era fatta. Alcuni ricci fuoriuscivano ribelli e ricadevano intorno alle guance, ma non stavano male, anzi: le davano un'aria meno aggressiva e più morbida.

Aveva messo una gonna lunga di seta azzurra molto vaporosa e un top bianco, decisamente molto scollato. Il suo riflesso le ricordava molto Sofia Loren. Sua madre adorava quell'attrice italiana. Le ripeteva sempre che il suo seno, le sue gambe lunghe e la vita stretta sarebbero state la bella copia della grande attrice, se non si fosse ostinata ad indossare sempre quei scabrosi shorts. E Nilanthi annuiva sempre durante quei rimproveri.

Il campanello suonò di nuovo e lei corse ad aprire.

Sul pianerottolo delle scale Steve l'aspettava con un mazzo di fiori in mano. Il suo sguardo la sorprese. Era un po' imbarazzato, un po' spaventato, ma le sue iridi d'oro brillarono come il sole quando si posarono su di lei. Partì dal basso, notò le ballerine ai suoi piedi, le caviglie scoperte, la gonna lunga; brillarono ancora di più quando si posarono sui suoi seni ben in vista, infine si sciolsero entusiasti quando incontrarono i suoi occhi.

Sorrise, si sarebbe detto con una certa timidezza. Le offrì i fiori.

Andrea però cercava ben altro. Spostò i fiori e gli si tuffò addosso, stringendolo alle spalle. Le sue labbra si posarono con prepotenza su quelle di lui e lo costrinse ad aprire la bocca. La sua lingua cercava la sua famelica. Si nutrì del suo sapore con ingordigia. Sì, era proprio succulenta la sua bocca. La rendeva euforica. Se fosse stata il felino che avrebbe voluto essere da bambina, adesso avrebbe azzannato il collo di Steve e gustato la sua carne calda, il suo odore così invitante...

Stai pensando come un vampiro, lo sai?

Cazzo!...

Si staccò da lui di scatto, più scioccata che mai. Si ricompose, abbassò lo sguardo e scivolò con le mani sulla seta della gonna.

Sei proprio pazza!

Per una volta hai avuto ragione: Dio, potrei mangiarlo per quanto mi fa venire l'acquolina in gola!

Ti sei bevuta il cervello! Stavolta sei proprio fuori controllo!

Ehy! Non è colpa mia se mi piace tanto!

Si era capito... Adesso vuoi dirgli qualcosa di sensato per favore?

Poi lo guardò di nuovo:

"Ehmm, ciao!" il suo tono sembrava quello di una bambina che aveva appena visto le giostre.

"Ciao!"rispose lui con una certa enfasi.

"Mi sei mancato!" continuò lei. Non riusciva a togliere gli occhi da lui e si appoggiò al suo sguardo come una lucertola al sole.

"Io sono sopravvissuto a stento senza di te!" sorrise ancora titubante.

"Allora, entriamo e ricominciamo a respirare!" rise Andrea. Steve aveva sempre le parole giuste per lei. Era euforica.

Chiuse il portone e lo spinse verso il divano.

Steve mise il mazzo di fiori sul tavolo, poi si voltò verso di lei.

Le mise le mani sui fianchi e l'attirò ancora a sé. Poggiò le sue labbra su quelle di lei con delicatezza adesso, come una farfalla su un petalo di fiore. Poi aumentò la pressione. Respirò a fondo e Andrea aprì le labbra per lasciarlo entrare. Lui assaporò la sua lingua con dolcezza. La strinse più forte e...barcollò.

Andrea (#Wattys2018)Where stories live. Discover now