CAP 19 BOUND TOGETHER

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Il tramonto era uno dei momenti preferiti da Andrea.

Fin da piccola, aveva sempre amato fermarsi davanti alla palla infuocata del sole nel momento in cui il suo colore vira verso il rosso: l'aria comincia a farsi traballante, la visuale si offusca in un leggero tremolio come di fronte a un miraggio, il vento all'improvviso si placa. Si ha la sensazione che, per pochi istanti, l'universo si fermi a guardare con reverenza la potenza del sole.

Come gli antichi egizi, per Andrea, l'oscurarsi del sole era motivo di ansia, l'arrivo della notte significava piombare nei suoi incubi e nei suoi più faticosi affanni. Solo la speranza, che per lei era quasi certezza, che il domani sarebbe prima o poi arrivato, l'aiutava a superare il supplizio.

Si spostò dalla balconata del terrazzo, accorgendosi che aveva praticamente affogato la vasca delle dalie. Sorrise di se stessa e spostò il tubo dell'acqua in un'altra vasca. Amava concedersi questi momenti di calma, soprattutto in mezzo ai suoi fiori: le sembrava di stare con persone amiche a cui raccontare le proprie ansie a fine giornata. Tutte le sere, al tramonto, si ritrovava in terrazzo e si concedeva questo quarto d'ora fuori dal mondo.

"Ehi Giulietta, sai che sei la visione più romantica che mi sia mai capitata?"

Guardò in basso verso la strada e trovò Steve ad osservarla, incantato, sorridente, gli occhiali a specchio, i capelli spettinati, la camicia azzurra, i jeans strappati. Se avesse avuto un Harley Davidson alle spalle, la visione sarebbe stata completa.

Gli sorrise appoggiandosi alla ringhiera.

"E tu sai che sembri uscito da un film di Marlon Brando?" lo stuzzicò.

Steve si guardò addosso per capire che cosa aveva potuto stuzzicare così la fantasia di quella deliziosa ragazza, ma non trovando niente di veramente appropriato, rispose semplicemente:

"Nel senso che sono un figo da paura?"

"Nel senso che sei uno stronzo patentato!" lo bruciò tagliente Andrea, ridendosela sotto i baffi, per come aveva stroncato sul nascere il suo ego.

Steve tacque e salì le scale di casa, aprì il portoncino con le sue chiavi e lo richiuse con due mandate. Posò occhiali, cellulare, portafogli e le chiavi sulla consolle, vicino alla porta. Si diresse verso le portefinestre del salone che davano accesso al terrazzo. Vedeva Andrea attraverso le tende bianche con il tubo dell'acqua in mano, lo sguardo perso verso l'orizzonte. Silenziosamente, mentre era di spalle, le si avvicinò e l'abbracciò in vita, circondandola con le sue lunghe braccia. Abbassò la testa alla sua altezza e andò a stamparle un bacio caldissimo sulla guancia, lasciando poi che i loro visi rimanessero attaccati guancia a guancia.

Andrea sospirò di piacere. Le forti braccia di Steve erano diventate per lei un nido in cui appollaiarsi serena.

Lentamente, si girò verso di lui, rimanendo nel cerchio del suo abbraccio. Gli sorrise felice di riaverlo accanto, poi chiuse gli occhi e lasciò che le loro labbra finalmente potessero ritrovarsi.

Fu un bacio lento, delicato e bollente all'inizio. Sentì Steve sospirare insieme a lei nel piacere di essere di nuovo insieme, poi lui spinse la sua lingua ad aprirle le labbra, grugnì quando finalmente poté godere del sapore della sua bocca, abbandonata da così tante ore. Sentì le mani di lui risalire aperte su per la sua schiena, mentre l'abbraccio diveniva più stretto, quasi come se avesse voluto che i loro corpi penetrassero uno nell'altro. Non poté fare a meno di lasciarsi invadere da quel calore dolce, come una nuvola di droga stupefacente, che ora le annebbiava la ragione, così tanto da non sapere più se i suoi piedi erano ancora appoggiati a terra, oppure stava realmente volando, come il suo cervello le voleva far credere.

Andrea (#Wattys2018)Where stories live. Discover now