Cap 34 Something human

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C'era un profumo conosciuto nell'aria, talmente consueto che per un istante credette di essere tornato bambino. I piedi scivolarono morbidi dentro un lenzuolo fresco. Solo una nuova sensazione di pace lo costrinse ad aprire gli occhi, per capire cosa ci fosse di diverso in quel nuovo giorno.

Era in penombra, un solo raggio di sole ad illuminare uno spicchio di pavimento bianco. Una gradazione arancione tingeva l'aria intorno al letto, rendendo l'ambiente paradisiaco.

Inspirò profondamente, crogiolandosi nella consapevolezza della realtà che gli aveva portato il mattino: era di nuovo nell'appartamento di Andrea, l'unico posto in cui aveva agognato di essere nell'ultimo mese.

Rivisse con emozione tutto ciò che era avvenuto la sera prima, meravigliandosi ancora una volta di essere lì, in quel letto. Lo aveva tenuto con sé, nonostante le sue rivelazioni. Non riusciva ancora a capire come fosse potuto accadere. Era consapevole di essere completamente innamorato di quella ragazza, tanto da aver visto modificarsi giorno dopo giorno la sua stessa esistenza, ma lei, come poteva amarlo lei così profondamente?

Sentì crescere di nuovo il terrore in fondo allo stomaco, portato dalla consapevolezza che tutto ciò che stava vivendo avrebbe avuto presto una fine. Andrea lo aveva rivoluto con sé, ma molto probabilmente non aveva capito fino in fondo con chi aveva a che fare. Non gli aveva chiesto più di tanto sul suo vero lavoro, se così si poteva definire, quindi presto avrebbe voluto conoscere i dettagli inquietanti e lo avrebbe allontanato. Era un'anima pura, non poteva rimanere al fianco di un tipo come lui. La vita di quella ragazza era fatta di amicizie e sentimenti sinceri...

Avrebbe dato tutti i suoi milioni per essere l'uomo che meritava, ma l'onestà non si compra, il suo lenzuolo era fin troppo macchiato oramai...

Solo che quel giorno era lì, nella sua camera e avrebbe cercato di rimanerci il più a lungo possibile, comportandosi da bravo ragazzo, cercando di apparire ciò che a lei si addiceva.

Le atrocità della sua vita ruggirono alle sue spalle, ricordandogli che non aveva nessun diritto di vivere una creatura così candida, ma per una volta avrebbe lasciato che il suo egoismo vincesse sui suoi principi. Solo per un po', solo per un altro po' e poi sarebbe sparito, portandosi dietro il ricordo di quella vita fatta di normalità, di risvegli in un letto con le lenzuola di raso, le tende mosse dalla brezza mattutina, il profumo del caffé e i bisbigli in sottovoce...

Improvvisamente, prese coscienza che c'era davvero qualcuno che stava bisbigliando nella cucina di Andrea. Scostò le lenzuola e in un balzo fu in piedi. Si avvicinò alla porta socchiusa della camera, scalzo e silenzioso. Spiò dalla leggera striscia d'aria della porta, controllando il corridoio. Vuoto.

Fece un passo indietro, muovendosi come una lince a caccia. Si voltò e tornò verso il letto. Inserì una mano sotto il materasso, all'altezza del suo cuscino e la tirò fuori intrecciata in una pistola, nera e fredda, come si addiceva alle sue abitudini.

In totale silenzio aprì la porta sul corridoio e si mosse rasente il muro fino al soggiorno; rimanendo nell'ombra, restò in ascolto.

"Sei sicura di stare meglio?" stava sussurrando una voce di donna dal tavolo della cucina.

"Sì. Adesso sì!" fu la risposta decisa.

"Nonostante non ti abbia davvero spiegato nulla?" fu la domanda tagliente che arrivò alle orecchie di Steve.

"Ho saputo ciò che mi serve, tutto il resto me lo dirà quando sarà pronto" fu la risposta scocciata di Andrea.

"Oppure... hai avuto ciò che ti era mancato davvero..." insinuò l'amica, volutamente polemica contro l'atteggiamento troppo remissivo della padrona di casa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 18, 2021 ⏰

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