0.3

167 16 1
                                    

THE C MINUS

Una C meno.

Sbattei le palpebre una o due volte, cercando di capire se quella lettera, scritta a penna rossa sul foglio, fosse semplicemente un'illusione ottica.

Ma, nonostante i miei sforzi di farla cambiare, quella minuscola lettera restava sempre la stessa.

Una C meno.

Avevo preso C meno al compito di storia dell'arte.

Ero fregata.

Sentendo il panico assalirmi, scorsi con gli occhi il resto del compito, cercando di capire dove avevo sbagliato.

Okay, non avevo studiato granché per quel compito, e mi ero lasciata più volte distrarre dai miei modellini in scala, ma mi sarei aspettata almeno una B o, al massimo, B meno.

Una C meno mi avrebbe rovinato l'esistenza.

Perché... perché se non fossi riuscita a recuperare quel voto, mia madre non me l'avrebbe fatta passare liscia. Oh no, mi avrebbe sgridata e mi avrebbe impedito di vedere le mie amiche, dando a loro la colpa per il mio fallimento.

Perché io ero la figlia perfetta. E la figlia perfetta non prende C meno in storia dell'arte.

Chiusi gli occhi e cercai di scacciare il bruciore che provavo allo stomaco.

Sentii la punta di una penna picchiettarmi sulla spalla. «Hey, tutto apposto?» La mia compagna di corso, Charlie, mi guardò preoccupata.

Il mio disagio era davvero così evidente?

Feci un respiro tremante. «Sì, certo, è solo che...» Alzai il foglio e le mostrai il mio voto, incapace di ripeterlo ad alta voce.

«Uhh, una C meno? Dai, Danika, poteva andarti peggio! Non stressarti troppo.»

«Lo so, ma...» mia madre non l'avrebbe pensata allo stesso modo, «Senti, lascia stare. Non voglio fare la figura della secchiona che si lamenta per una misera C.»

Charlie mi fece un sorrisetto rassicurante. «Non la stai facendo e io so che non lo sei. C'è qualcosa che ti preoccupa, me ne sono accorta, vorrei solo capire cos'è.»

Naturalmente nessuno sapeva che mia madre avrebbe dato fuori di matto al solo vedere una B nella mia media. Era imbarazzante.

Ma Charlie aveva ormai capito che, per me, quel genere di voti rappresentavano l'inferno.

«Non è niente, davvero. Sono io che esaspero le situazioni» le risposi tentando, inutilmente, di fare un sorriso.

L'ansia si era scavata una fossa nel mio stomaco e stava cercando di rimandare su tutto quello che avevo mangiato per colazione.

Charlie mi lanciò uno sguardo diffidente. «Be', se la cosa ti preoccupa tanto, puoi chiedere al signor Brown come recuperare il voto. Con la media che hai, non sarà di certo un problema.»

«Tu dici?» chiesi speranzosa.

«Ma certo, non preoccuparti!» Mi diede una pacca sulla spalla e si voltò verso la lavagna, non appena il signor Brown iniziò la spiegazione.

Per tutta l'ora, mi risultò quasi impossibile concentrarmi sulla lezione, ma ci provai comunque.

Quando la campanella suonò, attesi che tutti i miei compagni fossero usciti dall'aula prima di avvicinarmi alla cattedra.

«Emh... signor Brown? Posso parlarle un minuto?»

Il professore guardò nella mia direzione. «Ma certo, Danika, immagino che tu voglia parlare del tuo voto.»

Perfect DaughterWhere stories live. Discover now