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THE CALL

«Non se ne parla.»

La mamma entrò in cucina come una furia e io la seguii, irritata.

«Cosa?!» esclamai, restando a bocca aperta. «Pensavo che la decisione spettasse a me!»

«E io pensavo che avresti riflettuto bene sull'argomento, quando me ne hai parlato.» Si voltò e iniziò a trafficare con una padella, posandola sul fornello.

«Quindi 'pensaci bene' per te significava che dovevo decidere di non farla?»

Mia madre sospirò. «Ascolta, Danika, pensavo che tu fossi abbastanza intelligente da capire che è pericoloso andare ad una festa. Specialmente se organizzata da quella tua amica. Non mi piace per niente.»

Abbastanza intelligente? Mi stava forse dando della stupida?

Strinsi i denti mentre sentivo l'irritazione trasformarsi in rabbia. Non credevo di essermi mai sentita così... così accesa - come se fossi sul punto di sputare fuoco.

«Ho diciotto anni, mamma! Sono ormai abbastanza matura per gestire una festa, non credi?» Cercai di tenere il tono di voce il più pacato possibile. Sapevo che se avessi iniziato ad urlare, avrei perso in partenza.

Mia madre continuava a darmi le spalle. Mise la padella sul fuoco e si avviò verso il frigo. «Non si tratta di maturità, Danika! Le feste sono pericolose, e i giovani come te sono vulnerabili! Hai idea di cosa potrebbe succedere se ti convincessero a bere degli alcolici?»

Alzai le braccia e le feci ricadere sui fianchi, fissandola incredula. «Sai qual è il vero problema? Tu non ti fidi di me!»

A quel punto la mamma si girò, guardandomi ad occhi spalancati. «Certo che mi fido di te! Sto solo dicendo che saresti facilmente malleabile, in una situazione del genere!»

«Se ti fidassi sul serio, non staresti qui a discutere su chi o cosa possa convincermi a fare chissà che! Dovresti sapere che sono abbastanza matura da saper affrontare certe situazioni!»

«Danika, ascolta...»

«No, ascoltami tu!» La interruppi brusca, stupendo sia lei che me stessa. «Tu non ti fidi di me! Dopo tutto quello che faccio per rendervi fieri di me ogni giorno... dopo tutti i buoni voti, la condotta eccellente, l'accademia di danza... dopo tutto questo non ti fidi ancora di me? Pensi che sia così immatura da ubriacarmi alla prima occasione che si presenta? È evidente che non hai un'alta considerazione di me, mamma.»

All'improvviso mi venne da piangere, e mi diedi mentalmente della stupida.

Era solo che... mi sentivo strana. Avevo l'impressione di aver sacrificato tutto - tutta me stessa, per poter diventare la figlia che loro volevano e mia madre non si prendeva neanche la briga di riconoscerlo.

Sbattei le palpebre per scacciare le lacrime e avvertii un pesante magone formarsi nello stomaco.

«Danika, non dire idiozie. Stai delirando.» Il suo sguardo era duro, le mani posate sui fianchi.

Feci una risatina amara. «Dimostramelo, allora. Dimostrami che ti accorgi di tutti gli sforzi che faccio per non deludervi. Dimostrami che ti fidi di me.»

«Non è mandandoti ad una festa che ti dimostrerò di fidarmi.»

«Sai che ti dico, mamma? D'accordo, facciamo come vuoi tu! Tanto non la voglio più fare questa maledettissima festa!» Il mio tono di voce si alzò mentre pronunciavo l'ultima frase.

Con i pugni stretti, mi precipitai come un fulmine fuori dalla cucina, lasciando mia madre lì, a fissare il vuoto sconvolta.

Salii velocemente le scale e entrai in camera mia, sbattendomi la porta alle spalle.

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