2.5

123 11 4
                                    

BROTHERS TIME

La mattina successiva mi svegliai con l'umore a terra.

La litigata con mia madre era ancora fresca nella mia memoria e non avevo nessuna voglia di vederla, per cui me ne restai rintanata nella stanza finché non sentii le voci di Jensen e Cody al piano di sotto.

Scesi dal letto e per poco non pestai Kida, la piccola gattina, che aveva il potere di finirmi tra i piedi in continuazione.

Mi chinai per accarezzarla e poi mi precipitai in bagno per prepararmi.

Quando scesi le scale trovai Jensen e Cody seduti sul divano, intenti a parlare dell'ultima partita dei Boston Bruins - la squadra di hockey che Cody preferiva.

Jensen era solito guardare più il football che l'hockey, ma quando c'erano di mezzo i Boston Bruins non si tirava mai indietro.

I lividi sul volto di mio fratello furono un pugno allo stomaco. Erano ben evidenti, anche sotto il cappellino che Jensen aveva messo per nascondere l'ematoma sulla tempia.

Avrebbero impiegato parecchio tempo per sparire, non erano graffi di poco conto.

Ancora una volta mi ritrovai a sperare che qualcuno si facesse avanti e mi spiegasse cos'era realmente successo a Jensen quella notte, perché tutto quel silenzio mi stava facendo impazzire.

Non ero una bambina, avevo il diritto di sapere cosa combinava mio fratello, specialmente se ritornava da locali notturni pieno di lividi.

«Hey.» Si alzarono entrambi al suono della mia voce.

«Pulce, sei pronta?» chiese Cody, dandomi un buffetto sulla guancia.

«Prontissima. Niente Toby oggi?»

Lui distolse lo sguardo. «No, è con i genitori di Elizabeth.»

«E Elizabeth dov'è?» si intromise Jensen, quasi leggendomi nel pensiero.

«Era impegnata» tagliò corto Cody. Poi batté le mani e mi guardò. «Be', andiamo?»

Aggrottai la fronte e incontrai lo sguardo perplesso di Jensen.

C'era qualcosa sotto, era evidente.

Una sola occhiata al viso di Cody era sufficiente per capire quanto stressato fosse in quel periodo.

Profonde occhiaie gli cerchiavano gli occhi grigi, accentuando delle sottili rughe d'espressione che non gli avevo mai visto prima, e la barba, di solito perfettamente curata, era incolta.

Non riuscivo a capire cosa lo turbasse tanto.

«Certo, fammi prendere la borsa.»

Mi infilai cappello e sciarpa e recuperai la borsa, prima di aprire la porta di casa e uscire nell'aria pungente di fine Ottobre.

Visto che era Venerdì avevo tutta la mattinata libera e la cosa mi elettrizzava.

Era da tempo che non passavo una giornata intera con i miei fratelli.

Mentre ci avviavamo verso la macchina che zio Matt aveva prestato a Jensen, Cody mi toccò un braccio.

«Hai litigato con la mamma, non è vero?»

Lo fissai, sorpresa. Come aveva fatto a capirlo?

«Oh andiamo, non fare quella faccia, era palese. Stamattina non ti ha nominato nemmeno una volta.» Fece una risatina per sdrammatizzare ma io rimasi in silenzio.

Non mi andava di parlare della litigata. Non mi andava di parlare di mia madre.

«Cos'è successo?» chiese Jensen, aprendomi lo sportello dei sedili posteriori.

Perfect DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora