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STAR WARS UNDERWEAR


Guardai Max, incapace di ingoiare il groppo che si era formato in gola.

Mi sentivo leggera e pesante al tempo stesso, come un sasso lanciato in aria e inevitabilmente destinato a cadere.

Sbattei le palpebre per cercare di scacciare le lacrime che minacciavano di sgorgare dai miei occhi e pregai che Max non le avesse notate.

D'improvviso mi vergognai della mia reazione.

Non era dai miei occhi che le lacrime dovevano scendere.

Non avevo alcun diritto di mostrarmi debole di fronte una tragedia che non mi apparteneva.

Non avevo neanche mai conosciuto la sorella di Max.

Dovevo sembrare del tutto patetica seduta lì, su una panchina nel bel mezzo di Cambridge, a piangere per il lutto di una totale sconosciuta.

Eppure...

Eppure, per quanto ipocrita potesse sembrare, quando lasciai indugiare il mio sguardo sull'espressione di Max, le lacrime divennero sempre più difficili da combattere.

Sembrava stremato, come se non dormisse da anni. Le leggere rughe sulla fronte che di rado comparivano erano più marcate che mai e le labbra, di solito piegate in un sorriso, erano strette in una linea.

Mentre osservavo il dolore risucchiare la vivacità e la spensieratezza che erano tipiche dell'espressione di Max, capii che la sofferenza che provavo non era per sua sorella; era per lui.

Quando avevo più o meno tredici anni uno degli amici di mio fratello Jensen morì a causa di un incidente con la moto. Non lo avevo mai conosciuto, se non qualche occhiata di sfuggita, eppure quando quel giorno tornai a casa da scuola e vidi Jensen piangere contro il davanzale della cucina non riuscii a trattenermi: scoppiai in lacrime e corsi ad abbracciarlo.

Non avevo mai visto mio fratello piangere, era sempre apparso ai miei occhi come una roccia - indistruttibile - per cui vedere le sue barriere crollare così all'improvviso aveva fatto inevitabilmente crollare anche le mie.

Era questo che stava succedendo con Max. Ero talmente abituata ai suoi sorrisi accecanti che vedere il dolore appesantirgli lo sguardo mi aveva destabilizzata.

Percepivo la sua sofferenza riflettersi su di me e mi ritrovai a sperare che volesse donarmene un po'.

Prese un respiro tremante e mi guardò, gli occhi lucidi.

Allungai una mano e feci scivolare le mie dita tra le sue, stringendole per trasmettergli un conforto che le parole non potevano dare.

«Eravamo gemelli» disse, come se stesse tirando le parole via dalle labbra con la forza.

L'aria mi fuoriuscì di scatto dai polmoni.

Persino la neve aveva ormai smesso di scendere, come se anche lei fosse rimasta talmente colpita da quella rivelazione da non avere più la forza di cadere dal cielo.

Gemelli? Dio...

Potevo solo immaginare quanto fosse grande il macigno che doveva portare con sé.

Con la gola stretta e incapace di proferire parola, lo invitai a continuare lanciandogli uno sguardo rassicurante.

Max strinse più forte la mia mano. «Identici. Dico sul serio, se non fosse stato per i suoi lineamenti più delicati e i capelli lunghi probabilmente nessuno sarebbe stato in grado di distinguerci. Una volta le era venuto in mente di travestirsi da me per Halloween. Aveva comprato una parrucca con i capelli corti e neri e aveva rubato alcuni miei vestiti dall'armadio. Le stavano un po' larghi, ma quella mattina i miei genitori non si erano accorti di niente finché non ero sceso dalle scale. Per un istante persino io mi ero convinto di avere di fronte il mio alter ego.» Una risata gli fuoriuscì dalle labbra, ma durò così poco che credetti di averla immaginata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 26, 2023 ⏰

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