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ANOTHER ROOF

Trattenni il fiato quando il suo sguardo indugiò sulle mie labbra.

Lasciai che quella sensazione di calore, che provavo sempre quando Max era con me, mi avvolgesse come una coperta, schermandomi dal freddo della città.

Fui sul punto di chiudere gli occhi, sopraffatta da quelle emozioni, quando Max parlò di nuovo.

«Non mi hai ancora risposto.»

«Uh?»

Di che parlava?

Sorrise. «Non mi hai detto se puoi restare.»

«Oh!» Mi riscossi dalla trance. «Sì, non ho impegni.» Li ho appena cancellati.

«Perfetto, voglio portarti in un posto.» Si allontanò e io sospirai, delusa.

Stringendo più forte la mia mano, mi guidò lungo le strade affollate di una Cambridge ghiacciata.

La temperatura doveva essere scesa di molto, mentre eravamo nel museo, perché riuscivo a sentire il freddo fin dentro le ossa.

Lanciai un'occhiata a Max e mi chiesi come facesse a restare così tranquillo con solo una camicia leggera e una giacca addosso.

«Perché non metti mai un cappotto?» Gli chiesi, accigliata.

Lui mi lanciò un'occhiata divertita. «Perché non ne ho bisogno.»

«Ma dove sei cresciuto, in Alaska?»

«No, a Boston» rispose ridendo.

Scossi la testa, divertita e lasciai cadere il discorso.

Lungo il tragitto ci fermammo a prendere una cioccolata calda in un bar.

O meglio, io presi una cioccolata calda mentre Max ordinò un caffè, perché, mi rivelò, la cioccolata non gli piaceva.

«Nessun tipo di cioccolata?» chiesi, sconvolta, mentre uscivamo dal bar con i nostri bicchieri fumanti.

Prese un sorso del suo caffè. «Nessuna.»

«Neanche quella bianca?»

«No.»

«E la Nutella?»

«Sono allergico alle nocciole.»

Mi portai una mano al petto, fingendo un'espressione inorridita. «Oddio, Max, non so se possiamo continuare ad uscire insieme, dopo questa rivelazione.»

Lui scoppiò a ridere di gusto. «Non spezzarmi il cuore così presto, Ghiaccio.»

A parte la piccola scenetta, la verità era che conoscere qualcosa in più sui gusti di Max mi aveva fatto più che piacere - così tanto che iniziai a tempestarlo di domande.

Gli chiesi la sua marca di cereali preferita, il colore che più gli piaceva, il suo cibo preferito, la sua bibita preferita... e tutte le domande che mi passavano per la testa.

Max rispondeva in modo paziente e diretto, rivolgendomi, di rimando, le stesse domande.

Scoprimmo di avere gusti completamente diversi in fatto di musica, ma abbastanza simili nell'ambito del cinema (ad entrambi piacevano i film di fantascienza in cui i robot si rivoltavano contro la razza umana per dominare il mondo).

Quello scambio di informazione fu, probabilmente, il mio momento preferito della giornata.

«Siamo quasi arrivati» annunciò Max, dopo quasi mezz'ora di camminata.

Perfect DaughterWhere stories live. Discover now