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UNFAIR

Io e Max restammo sul portico a parlare del più e del meno per almeno mezz'ora, prima di deciderci a tornare dentro.

Dopotutto, non potevamo starcene lì fuori tutta la serata. Avevo degli ospiti da intrattenere.

Una volta entrati, passai in rassegna i volti di tutti gli invitati, in cerca di Olive.

Se non le avessi presentato Max mi avrebbe uccisa.

La trovai vicino al buffet, impegnata in una conversazione con Charlie. Johnny le stava dietro come un cagnolino.

Feci segno a Max di seguirmi e ci avvicinammo ai tavoli.

Picchiettai un dito sulla spalla di Olive e lei si girò.

«Danika! Com'è andata con quell'idiota? Se n'è... oh.» Si bloccò di colpo quando vide Max. Mi lanciò un sorriso smagliante. «Ahh lui deve essere-»

«Max!» mi affrettai ad interromperla. «Lui è Max. Max, lei è la mia amica Olive.»

Max le fece uno dei suoi luminosi sorrisi. «È un piacere. Hai una casa fantastica.»

Il suo buon umore era tornato e io non mi ero mai sentita così sollevata.

Avrei fatto di tutto per evitare che l'espressione distrutta e demoralizzata, che aveva assunto poco prima, si ripresentasse sul suo viso.

Sapevo che c'era qualcosa che mi nascondeva, che faticava a tirar fuori, ma gli avrei lasciato tutto il tempo di cui aveva bisogno per parlarmene. Fargli rivivere ricordi tristi era l'ultima cosa che desideravo.

Olive gli sorrise, radiosa. «Il piacere è tutto mio! Danika mi ha parlato tanto di te.»

«A me no!» Charlie cercò di avvicinarsi, facendosi largo tra Olive e Johnny. Per poco il poverino non cadde per terra quando Charlie lo colpì accidentalmente col suo costume.

Quando arrivò di fronte a me e a Max, sorrise. «Piacere sono Charlie. L'amica a cui Danika non ha mai parlato di te.» Mi fulminò con lo sguardo alla parola 'mai'.

Evitai la sua occhiata e mi sentii arrossire.

La situazione con Max si era evoluta così velocemente che persino io facevo fatica a tenere il passo.

Fin dal primo momento in cui l'avevo visto quella scia di familiarità e calore che si trascinava dietro mi aveva disorientata, quasi stordita.

Non ero abituata alle sensazioni inaspettate. Mi piaceva fare le cose con calma e tranquillità, e lo stesso valeva per le relazioni.

Ma con Max mi era risultato impossibile.

Il tumulto di emozioni che provavo in sua presenza era sempre improvviso, e non c'era modo di programmarlo. Arrivava e basta.

Questa era una delle regioni per cui non avevo detto a Charlie di Max. Avevo bisogno di inquadrare bene la situazione, prima di parlarne con qualcuno che non fosse Olive.

Max si girò verso di me, divertito dalla mia espressione imbarazzata. «Non mi offendo solo perché la tua amica vestita da zucca mi ha messo di buon umore.»

«Io mi offendo e come! La zucca non mi distrarrà dall'offendermi.»

Feci un'espressione desolata. «Non c'è stata occasione di parlarne, Charlie. E comunque adesso l'hai conosciuto, no?»

Lei sbuffò. «Certo, dopo chissà quanto tempo.»

«Non essere così dura con lei, Zucca, -posso chiamarti Zucca, vero? - Danika è stata troppo occupata a pensare a me per concentrarsi su qualcos'altro.»

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