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THE PLOT TWIST

Mi voltai lentamente e mi ritrovai di fronte il viso di Max - o, perlomeno, una sua versione fredda e impassibile.

Il suo sguardo impenetrabile era fisso su Noah e la sua postura era talmente rigida da sembrare innaturale.

Ero così abituata all'espressione calorosa e gioviale di Max che feci fatica a riconoscerlo. Quel cipiglio sulla fronte, le labbra strette in una linea sottile, lo sguardo spento... non erano da Max.

«Non-non pensavo di trovarti qui, a Cambridge.» Nonostante il suo pomo d'Adamo continuasse ad andare su e giù freneticamente, Noah sembrava aver ritrovato un certo contegno.

«Mi sembra di aver capito che Danika non ti vuole qui.» La voce di Max era calma, misurata - letale.

La rabbia aveva lasciato il posto alla confusione totale e non potei fare altro che passare lo sguardo dall'uno all'altro, spaesata.

Cosa diavolo stava succedendo?

Max e Noah si conoscevano?

«No, no, certo, stavo... stavo andando via.» Il suo sguardo si posò su di me e io gli lanciai un'occhiata interrogativa. Lui deglutì e scosse la testa.

«Buon compleanno, Danika» mi disse, prima di voltarsi e sparire tra la folla.

Mi girai verso Max. Il suo sguardo era ancora rivolto nel punto in cui Noah era sparito.

«Cosa è appena successo?»

Max si voltò verso di me e il suo sguardo si ammorbidì. «Mi dispiace di essere arrivato così tardi. Ho avuto un imprevisto e...» si passò una mano sul viso, frustrato. Sembrava esausto. «Lo capisco se sei arrabbiata, non sto cercando di giustificarmi, mi disp-»

«Come conosci Noah Black?» Puntai il dito nel punto in cui prima si trovava Noah e lo fissai, alzando le sopracciglia.

Al momento era quello l'argomento che mi premeva di più conoscere. Mi sarei permessa di irritarmi per il ritardo di Max più tardi.

Lui distolse lo sguardo, la postura ancora rigida. «Potrei farti la stessa domanda.»

«È il mio ex ragazzo.»

Max si voltò di scatto verso di me, attonito. «Quel patetico esempio di uomo era il tuo ragazzo? Dimmi che scherzi.»

Incrociai le braccia al petto, sentendo l'irritazione invadermi. «No, non scherzo. Ora gradirei che mi dicessi come fa a conoscerti.»

«Tu... davvero..» Sbatté le palpebre più volte, sembrava non trovasse le parole.

Non riuscivo a capire perché fosse così sorpreso.

«Max» richiamai la sua attenzione sull'argomento iniziale.

Lui sospirò. «È una lunga storia.»

«Ho tempo.»

Max osservò con sguardo assente gli invitati ballare, ridere e chiacchierare intorno a noi.

Quando i suoi occhi tornarono nei miei, lo sguardo era distante. «Possiamo parlare fuori?»

Mi guardai intorno. Nessuno stava facendo caso a noi.

«D'accordo.»

Lo condussi nel giardino sul retro, sotto il porticato, e mi sedetti su una delle sdraio di Olive.

Max si sedette di fianco a me, esitante.

Ebbi un déjà vu. Mi sembrò di essere tornata sulla panchina del parco, a West Cambridge.

Perfect DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora