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THE ESCAPE

Quando arrivai a casa, mia madre era seduta sul divano. Si reggeva la fronte con una mano e aveva gli occhi chiusi.

Preoccupata, mi avvicinai a lei. «Cos'è successo?»

Alzò la testa non appena sentì la mia voce. «Tuo padre è andato a Boston.»

Aggrottai la fronte. «Cosa? E perché?»

«Siamo riusciti a rintracciare zia Jos. Jensen è uscito con dei suoi amici ieri sera e non è ancora tornato. Hanno provato a chiamarlo ma il telefono è spento.»

Feci cadere lo zaino per terra e mi avvicinai di corsa a lei.

L'espressione 'ho il cuore in gola' non era adatta a descrivere la mia situazione. Lo sentivo battere ovunque: in gola, nelle mani, nelle gambe, sulle tempie... era un ritmo forsennato.

«Che significa? Jensen è sparito?! Non hanno neanche una minima idea di dove potrebbe essere?»

«Ma sì che la hanno, non preoccuparti. Tuo padre ha già una pista da seguire, per questo è andato a Boston. Lo troveranno presto, vedrai.» La mano le tremava mentre si portava una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Stava mentendo. Era tutto lì, nei suoi occhi.

Non avevo mai visto mia madre così preoccupata, prima d'ora.

«Andrò a Boston» esclamai, con tono che non ammetteva replica.

Mia madre spalancò gli occhi. «Che cosa? Sei impazzita, per caso? Tu non andrai proprio da nessuna parte! Hai danza fra due ore, e ti ho già detto che tuo padre sistemerà la situazione!» Dal tono isterico con cui pronunciò l'ultima frase, mi resi conto che lei voleva crederci.

Capii che stare qui a discutere con lei non mi avrebbe portato a nulla.

Uno strano senso di determinazione iniziò a farsi spazio dentro di me. Una determinazione che non avevo mai provato, nei confronti di mia madre.

Jensen era mia fratello maggiore. La mia guardia del corpo contro i bulli, la spalla su cui piangere dopo ogni delusione d'amore, il mio consigliere.

Nessuno lo conosceva come lo conoscevo io. Aveva chiamato me, ero sicura che significasse qualcosa.

Non avrei permesso a mia madre di impedirmi di aiutare nella ricerca.

«D'accordo» le risposi con calma.

Mi voltai e iniziai a salire le scale con fare disinvolto.

Una volta arrivata in cima, mi misi a correre verso la mia stanza.

Entrai e afferrai il mio borsone di danza, buttandoci dentro tutto ciò che mi serviva per la lezione.

Proprio mentre ero sul punto di afferrare le punte dall'armadio, il mio telefono squillò.

Imprecai e risposi senza controllare chi fosse. «Ho fretta.»

«Che saluto caloroso, Ghiaccio.»

Mi bloccai con le punte in mano. «Max?»

«Proprio io. Dove vai così di fretta?»

Ripresi a muovermi velocemente per la stanza, nonostante la sua voce mi avesse destabilizzata. «Boston.»

«Gita in famiglia?»

«In realtà la mia famiglia non sa che ci sto andando» risposi di getto, dandomi subito dopo della stupida.

Perché diavolo gliel'avevo detto?

Max restò in silenzio per alcuni secondi. «Stai uscendo di nascosto?»

Perfect DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora